- scritto da Elisa Stellacci
- categoria Curiosità ecosostenibili
[im]possible living: l’archivio online degli edifici abbandonati
Scheletri di edifici, palazzetti abbandonati o interi borghi caduti in disgrazia cercasi! È l’appello di [im]possible living rivolto ai cittadini italiani e del mondo per rilevare e riattivare immobili in disuso. Nato nel 2011 da Daniela Galvani e Andrea Sesta, è un sito crowd–sourced con l’ambizione di censire in un archivio online gli edifici in disuso grazie alle segnalazioni di utenti, che possono aggiungere scatti e suggerirne usi. Correggere gli errori del passato, dare un contributo dal basso e fare economia di tempo (usando magari progetti di studenti di Architettura) e di territorio (con immobili esistenti) sono le ragioni che rendono il riuso del patrimonio edilizio esistente non solo auspicabile, ma utile e doveroso.
Material Connexion: la biblioteca di materiali online più grande del mondo
Il fascino del rudere e delle città fantasma, che muove l’urban explorer ed interessa storici e sociologi, è diventato un problema di eco–sostenibilità. Prima di costruire altro, è necessario gestire il patrimonio esistente ed il suolo occupato, ed è qui che si intuisce l’utilità dell’archivio online proposto da [im]possible living.
SPAZI A BASSA DEFINIZIONE ED EDIFICI ABBANDONATI
Organizzati in collettivi artistici, associazioni socio/culturali e gruppi locali, critical mass che chiedono di poter utilizzare costruzioni preesistenti e aree degradate si stanno diffondendo in maniera virale in tutta Italia.
L’attenzione è rivolta agli spazi vuoti a bassa definizione perché diventino giardini/orti e per eventi open air, mentregli edifici o borghi abbandonati sono gli ideali candidati per usi abitativi o ricreativi.
Gli edifici in degrado –oltre 2 milioni– costituiscono in Italia, come in tutto il mondo, un peso morto per le amministrazioni pubbliche. Potrebbero, di contro, diventare la soluzione di richieste della collettività o carenze locali. Come suggerisce [im]possible living, esistono vari livelli di riattivazione: l’uso temporaneo, (per es. per allestimenti o performance) l’uso di medio/breve termine (laboratori, eventi) e l’uso di lungo periodo (riconversione del manufatto).
I primi due non comporterebbero necessariamente una ristrutturazione completa o ingenti investimenti, ma darebbero vita a piccole azioni migliorative, focalizzando l’attenzione su bellezze architettoniche o opere incompiute oramai in degrado. Così il sottopassaggio pedonale di Porta Vescovo (Ve) potrebbe diventare un mini–park per skaters, gli ambienti dell’ex sanatorio di Montecatone (Bo) delle ciclofficine, le colonie e alberghetti fascisti dislocati nella Romagna ostelli e asili per senzatetto.
CHE COS’È IL CROWD–SOURCING
La parola composta crowd (folla) e outsourcing (approvvigionamento esterno) indica una collaborazione su un progetto tra più utenti, in genere volontari e non organizzati, grazie ai moderni dispostivi e web. Marketplace per freelance, contest con votazioni Facebook, corsi universitari e linguistici gratuiti sono alcuni esempi di successo in tutto il mondo, dove la potenza mediatica è al servizio della collettività.
Mappatura ed interpretazione dei dati
La mappatura dei fabbricati in disuso, come qualsiasi altra –delle stelle, delle superfici di amianto o dei fondali marini– è possibile grazie all’ampia e capillare diffusione di tecnologie informatiche e possibilità di associare dati emozionali, geografici e digitali (foto, video, commenti…) con i moderni dispositivi mobili. L’accesso, la condivisione e l’interpretazione degli stessi può avvenire in tempo reale e da qualsiasi luogo.
Qual è la concreta utilità nel caso dei suoli e fabbricati abbandonati? Le analisi selezionate, incrociate ed interpretate dalla community possono supportare e definire decisioni politiche, sociali ed urbanistiche. Gli stessi utenti, inoltre, sono promotori ed organizzatori di eventi e progetti.
Come funziona?
Quindi più che è un risolutore, [im]possible living può essere definito un facilitatore di processi di rivalorizzazione di spazi abbandonati e un raccoglitore di esigenze delle comunità. Tramite la piattaforma wiki e l’applicazione per iPhone, sta pian piano creando un data space di edifici che meritano una seconda chance. Così l’intelligenza collettiva e la saggezza popolare possono stimolare e guidare soggetti pubblici e privati per strategie future. Un giovane regista può trovare la location per un cortometraggio, artisti e designer un contenitore per esporre i propri progetti, gli agrocultori un luogo da inverdire e in cui rifugiarsi.
Dopo l’iscrizione gratuita al sito, si accede con il proprio cellulare alla App e si scatta una fotografia sull’area d’interesse. È utile aggiungere alcune informazioni quali titolo, una breve descrizione, la categoria dell’edificio, le dimensioni e lo stato conservativo. In seguito la community si interroga e definisce interventi minimalisti o più massicci.
ESEMPI DI RIATTIVAZIONE: [FLASH]MOB 2011 E FUORISALONE 2013 A MILANO
Alcuni esempi concreti: il [Flash]mob presso Corso Garibaldi 89/a (in zona centralissima, Brera) e il concorso [Re]vive nell’ex Fornace dei Navigli durante il Fuorisalone 2013 a Milano. Un’immensa lavagna su cui riportare idee per l’edificio retrostante, la cosiddetta Casa degli artisti, che versa in completo abbandono; un flashmob dove i partecipanti sono armati di macchine fotografiche per fare all’unisono uno scatto all’edificio. L’evento è stato organizzato durante la settimana del Design del 2011 con la collaborazione del Critical City upload ed ha, così, intercettato rumori e desideri dei presenti illuminando –non solo con i flash– il pregevole edificio.
Più recente, è la riattivazione dell’ex Fornace sui Navigli: [im]possible living ha riaperto ed allestito gli spazi per ospitare conferenze e le opere dei giovani auto–produttori, designer e creativi, vincitori del concorso [Re]vive.
- crediti fotografie © Fabio Mantovani