Riuso dei viadotti: due proposte progettuali

Tutte le attività dell’uomo consumano. Tutte le costruzioni, gli edifici e le infrastrutture occupano porzioni di suolo, che, irreversibilmente, una volta modificate, non potranno tornare alla loro funzione originale.Due progetti, discutibili e forse troppo futuristici, propongono il riuso dei viadotti autostradali per accogliere abitazioni e uffici, salvando spazio e collegando in verticale la strada al fondo valle.

Il consumo di suolo è una problematica che affligge tutto il globo, e radica, nel vecchio continente, le sue più antiche fondamenta. Le città oramai congestionate, spingono l’urbanizzazione e l’antropizzazione di aree sempre più marginali talvolta inadatte per uno sviluppo edilizio massivo. Questo processo oltre ad aumentare sempre più la distanza tra l’uomo e la natura, opera il consumo dei terreni che dovrebbero essere utilizzati in agricoltura per produrre il nostro sostentamento.

Quante persone reputano gli spazi e le aree verdi, caratteristiche imprescindibili da inserire all’interno di un centro urbano per caratterizzarne uno sviluppo sostenibile, e quanti sono disposti a rinunciarvi per fare spazio a un’infrastruttura che migliori la vita di tutti i giorni, gli spostamenti e le velocità di percorrenza? Sogno di non pochi a mio avviso dovrebbe essere quello di vivere in uno spazio ben servito, ma anche con molto verde, per una vita più salubre e in armonia con la natura.

Se ci atteniamo a queste prerogative, progettualmente, la risposta arriva da Ja Studio, che durante un concorso per l’utilizzo di energie rinnovabili, propone il riuso di un gigantesco viadotto e dei suoi piloni, inserendo tra questi alcuni piccoli edifici.

Secondo Ja Studio, i ponti e i viadotti, sono opere in calcestruzzo che allontanano le vicine città alle valli della zona. Da qui la loro proposta, quella di inserire case, uffici e locali commerciali su una rampa-piattaforma che collega il sedime stradale, al fondo valle, con l’obiettivo di recuperare lo spazio inutilizzato ma parzialmente costruito in un’opera di tale portata, e piazzare una paciosa e tranquilla vita in netto contrasto con la frenesia della sede autostradale.

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 in alto, il progetto per l'A3 Salerno-Reggio Calabria di Oxo Architects. in alto, il progetto per l'A3 Salerno-Reggio Calabria di Oxo Architects.

Oxo Architects invece propone un ambizioso progetto per riqualificare l’A3; trasformare un’infrastruttura dismessa in una città verticale, con case, negozi, e vari servizi su uno dei viadotti abbandonati della Salerno-Reggio Calabria.

Il progetto prevede di utilizzare strutture già esistenti evitando il depauperamento delle risorse esistenti, e almeno su carta, risulterebbe completamente autosufficiente. Impianti geotermici, fotovoltaici e solari termici garantiranno acqua calda e corrente, le acque grigie dovranno subire il processo della fitodepurazione e i gas perverranno dalla metanizzazione dei rifiuti organici. Gli spazi verdi e gli orti in progetto per le abitazioni, potranno attingere all’acqua piovana raccolta da grandi cisterne interrate tramite sistemi minuziosamente studiati.

Il Viadotto-Condominio funziona come un grattacielo al contrario, l’accesso non avverrà più dalla base ma dalla sommità – il vecchio sedime autostradale ospiterà i parcheggi privati - regalando ai proprietari degli appartamenti con immediata vicinanza all’ingresso, un’incredibile vista sull’ambiente circostante.

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Fortunatamente i due progetti rimangono, per ora, unicamente su carta, e se la pensate un pochino come me, riterrete opportuno pensare che il riutilizzo non è sempre la scelta migliore che si possa effettuare. Se il progetto ideato da Oxo Architects nel suo “piccolo” cerca di provvedere autonomamente al proprio sostentamento, parallelamente abbassa di molto il livello dell’abitare di un possibile fruitore. Il progetto può essere definito ecosostenibile in tutte le sue parti, ma è probabilmente l’idea a non esserlo affatto. Immaginiamoci solo per un secondo di vivere in un appartamento aggrovigliato come un parassita su un pilone di un viadotto dismesso. Quanti effettivamente sarebbero disposti ad abitare in un luogo del genere, in circostanze del genere. Per non parlare dell’elevato costo di realizzazione; verrebbero prodotti una serie di appartamenti con servizi annessi, accessibili solo a persone facoltose che per nulla al mondo rinuncerebbero al loro attico cittadino per trasferirsi letteralmente “sotto un ponte”. Se si vuole godere di un’incredibile vista del paesaggio limitrofo, perché non procedere all’abbattimento di questa infrastruttura così da ripristinare il paesaggio e il suo aspetto originale? Probabilmente come accade spesso, l’interesse di pochi è così elevato da riuscire a sovrastare i problemi che ci dovremmo porre per progettare il benessere di molti.

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Riccardo Zerbinati

Riccardo Zerbinati Architetto

Torinese DOC, fanatico di bioclimatica, sogna di diventare docente di innovazione tecnologica. Preciso e puntiglioso, ama progettare edifici green e proporre interventi di riqualificazione. Sognatore tecnico e creativo, appassionato di fotografia, vorrebbe trascorrere la maggior parte della sua vita viaggiando.