Consumo di suolo e rischio idrogeologico: situazione allarmante in Italia

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L’Italia presenta una conformazione fisica assai sfavorevole dal punto di vista idrogeologico: la maggior parte del territorio peninsulare è collinare o montuoso, e anche la Pianura Padana presenta un clima e una collocazione geografica di certo non ottimali sotto questo punto di vista. Quello che forse non tutti sanno è che le dimensioni del rischio idrogeologico, collegato anche al consumo di suolo, sono quelle di una vera e propriaemergenza: 82 comuni italiani su 100 sono interessati da una situazione allarmante di dissesto idrogeologico sul proprio territorio; in zone ad alto rischio vivono circa 6 milioni di persone, mentre in quelle a rischio medio, comunque preoccupante, sono ben 22 milioni.

Approfondimento: Le mappe di rischio per la prevenzione del rischio idrogeologico

Per non parlare degli edifici che sono a rischio di frane o alluvioni: i fabbricati di questo tipo sono 1.260.000 e, tra questi, 6.000 sono scuole e ben 532 ospedali.

LA DIMINUZIONE DELLE SUPERFICI COLTIVATE E L’AUMENTO DI QUELLE EDIFICATE
Ma da dove derivano queste cifre allarmanti legate al rischio idrogeologico? Quali sono le cause di tanti disastri annunciati?
La conformazione orografica del territorio non basta da sola per giustificare il fenomeno.

Bisogna considerare due fenomeni complementari che stanno avvenendo in parallelo: da una parte la progressiva diminuzione delle superfici coltivate, come si evince non solo dai dati sull’agricoltura in costante diminuzione, ma anche dai numeri relativi al calo dei consorzi di bonifica che emerge dal dossier presentato nei giorni scorsi dall’ANBI, l’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni; dall’altra il costante aumento delle superfici impermeabili, ovvero quelle occupate da edifici, strade e infrastrutture, che impediscono al terreno il naturale assorbimento delle acque meteoriche, che farebbe sì che l’acqua impiegasse più tempo per raggiungere i fiumi, riducendo la portata e quindi il rischio di inondazioni (la cosiddetta mitigazione naturale del rischio).

Nonostante i molti disastri causati dal maltempo sul nostro territorio, in alcuni casi si è riusciti ad evitare il peggio grazie al contributo delle attività dei Consorzi di bonifica, che hanno realizzato bacini per trattenere le ondate di piena (i cosiddetti “bacini d’espansione”) e riparato molte rotte arginali.

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LA NECESSITÁ DI UN INTERVENTO SU SCALA EUROPEA
Nel Rapporto citato in precedenza, viene stimato che tra il 1990 e il 2006 si sia avuto un aumento delle aree urbanizzate del 9%. Si tratta di un fenomeno identificato con il nome di “consumo di suolo”, riscontrabile non solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa. L’Unione Europea sta intervenendo in questo senso, ed ha da poco approvato il documento “Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo”, che contiene diverse linee guida e casi di good practice che dovrebbero essere recepiti dalle amministrazioni dei singoli stati membri.

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LA SITUAZIONE LEGISLATIVA IN ITALIA: IL CASO DI REGGIO EMILIA
Come sappiamo, il nostro Paese non sempre è rapido nell’adeguarsi alle direttive comunitarie, e spesso ci troviamo in ritardo rispetto ad altri Stati, anche per colpa dei tanti livelli amministrativi diversi che legiferano sulla stessa materia.

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Per una volta però possiamo citare un caso virtuoso: la Provincia di Reggio Emilia infatti ha anticipato il documento europeo adottando nel proprio PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, adottato nel 2008 e approvato in via definitiva nel 2010) la promozione di un modello qualitativo di sviluppo, attraverso il contenimento del consumo di suolo per nuove urbanizzazioni (introduzione delle quote del 3% e 5% alla crescita dell’urbanizzato per i Comuni che si dotano di PSC), l’incentivo alla rifunzionalizzazione del patrimonio e delle attività in disuso, l’aggregazione delle tante piccole zone industriali sparse sul territorio in poche grandi aree, con le caratteristiche di APEA (Aree Industriali Ecologicamente Attrezzate), per favorirne la concentrazione e diminuire lo sprawl urbano.





Matteo Gabbi

Matteo Gabbi Architetto

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