Fitodepurazione: come trattare e recuperare le acque di scarico con sistemi naturali

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Gli impianti di fitodepurazione sono sistemi che richiedono una realizzazione affidabile visto che hanno a che fare con l’uso di acque di scarto inquinate o quanto meno dal potenziale inquinante che, se non adeguatamente controllate, rischiano di contaminare l’ambiente in cui l’impianto fitodepurante sorge. Manuale pratico di fitodepurazione descrive come realizzare impianti per la depurazione naturale delle acque inmaniera pratica, chiara e con riferimento a sistemi naturali per recuperare e trattare l’acqua.

La fitodepurazione e la corretta gestione dell’acque di scarico sono prima di tutto una questione di abitudini, di cambiamento. Quello che viene definito “inquinamento diffuso” è un concetto che nasce oltre quarant’anni fa e che oggi presenta un’attualità agghiacciante visti i risvolti ambientali che l’uso smodato di alcune tecnologie hanno provocato.
“Manuale pratico di fitodepurazione – come trattare e recuperare le acque di scarico con sistemi di depurazione naturale” offre un’ampia panoramica sulle soluzioni per il trattamento delle acque per un’adeguata corretta progettazione di questi sistemi di recupero e il loro corretto inserimento nel contesto.

L’esigenza di riqualificare l’ambiente e di farlo puntando sulla bonifica delle acque ha richiesto un’attenzione particolare sulle tecniche per la prevenzione dell’inquinamento di tipo diffuso, molto difficile da debellare viste le condizioni al contorno ad esso legate.
L’acqua è una risorsa importantissima, forse la più importante che abbiamo sulla Terra, ed il suo ciclo rigenerativo, assai complesso, comprende una fase importante che va sotto il nome di “ricarica della falda”, un’azione naturale che aiuta a preservare il livello delle falde che vengono successivamente attinte per diversi usi, dal potabile all’industriale e quant’altro.

È scientificamente provato che luoghi coperti da vegetazione come le foreste, i prati, i campi agricoli presentano ottime capacità di ricarica della falda ed elevata traspirazione (al contrario delle aree densamente urbanizzate che sono soggette a fenomeni di impermeabilità del suolo e traspirazione pressoché inesistente). Ciò dimostra l’importanza dell’elemento vegetazionale nell’ambito della tutela delle acque e della fitodepurazione e fa capire quanto sia rischioso in aree urbane il dilavamento superficiale: nelle zone industriali, in quelle cementificate e in aree soggette a fenomeni inquinanti e nello stesso tempo aventi superfici impermeabili, una parte significativa del carico inquinante, accumulato sulle superfici e nel pulviscolo atmosferico, viene portato con sé dalle acque meteoriche che poggiandosi sul terreno e ruscellando viene trascinato e diffuso in tutto l’ambiente circostante.

Le acque di prima pioggia sono da sempre considerate un problema a fronte del quale si è provveduto mediante un sistema di raccolta e di rimozione degli accumuli acquosi verso punti localizzati: questo genere di azione ha però provocato modifiche negative nei corpi idrici recettori (alcuni depauperati, altri soggetti ad eccessiva concentrazione di portate d’acqua in essi convogliata) ed ha insinuato nella popolazione una coscienza negativa nei confronti dell’acqua, vista il più delle volte come un fenomeno negativo e non come risorsa positiva.

Ad un certo punto ci si è chiesti se esistesse la possibilità di un approccio diverso alla gestione delle acque da “purificare”; la risposta sta in strutture di contenimento e trattamento delle acque, che possano essere inserite anche in contesti urbani e nel contempo aventi anche funzione di valorizzazione del paesaggio.

Non solo però per le acque meteoriche
: esistono oggi dei sistemi che possono essere integrati nelle singole abitazioni, o anche per interi complessi condominiali, per il recupero e riuso delle acque domestiche visto che gli aspetti della bonifica delle acque coinvolgono anche queste problematiche.
Gli elementi essenziali per innescare il cambiamento che porti ad un uso di tecnologie “consapevoli” per il riuso dell’acqua sono, oltre ad essa, anche il suolo, le piante adatte a ripulirla dagli agenti inquinanti, i batteri e gli insetti che di volta in volta saranno presenti nei determinati habitat.

Manuale pratico di fitodepurazionecombina approfondimenti tecnici e parti maggiormente divulgative per spiegare anche ai non specialisti come purificare e riutilizzare le acque di scarico di piccole e medie comunità, in ambienti urbani e rurali, attraverso sistemi di fitodepurazione.
Nel volume sono riportati degli esempi di impianti realizzati illustrati con foto, schemi funzionali e dati dimensionali. Importante notare le informazioni che gli autori danno circa non solo il funzionamento ma anche i vari step che dalla progettazione che portano alla realizzazione dell’impianto di fitodepurazione che si vorrà fare.

Nel capitolo intitolato “Vademecum per la progettazione” viene illustrato dettagliatamente tutto ciò che occorre tenere a mente per configurare l’impianto e inserirlo correttamente in un contesto, urbano o rurale. Va evidenziato il fatto che anche in Italia, come già accade da tempo in alcuni stati esteri, la fitodepurazione sta acquistando valore non solo per il suo utilizzo pratico e primario ma addirittura si comincia a pensarla come elemento attrattore per i contesti paesaggistici: impianti totalmente ecologici che mascherano le proprie funzioni e fungono da attrattori turistici, come l’impianto di fitodepurazione più grande d’Italia a Melendugno (Lecce) realizzato dall’AQP.
Inoltre vengono forniti utili spunti per destreggiarsi nel complesso mondo della normativa del settore che ancora oggi appare frammentata sul tema.

Nella parte dedicata al “Come si realizza” e “Fotoracconto. Dallo scavo alla piantumazione” capirete le difficoltà ma anche le necessità pratiche che vi sono nella realizzazione di un impianto; in queste sezioni vengono messi in evidenza inoltre, i problemi tipici di chi va a realizzare un impianto senza considerare alcune peculiarità di questo particolare genere di impianti.

Consigliamo di approfondire l’ultima parte del testo dedicata agli aspetti teorici sulla teoria idraulica che nel testo sono schematizzati e presentati in maniera esaustiva, ma potrebbero risultare poco comprensibili per chi ha poca dimestichezza con la materia. Infatti nel testo si fa riferimento ad emergenze contemporanee, quali la gestione delle acque di dilavamento urbano, e si cerca di dare soluzioni adeguate dal punto di vista della salvaguardia ambientale.

Le tecniche di fitodepurazione illustrate in Manuale pratico di fitodepurazioneseguono la classificazione maggiormente seguita a livello internazionale che si basa sul tipo di percorso idraulico, ossia sulla modalità di scorrimento dell’acqua all’interno del sistema.

Gli autori usano terminologie specifiche della materia che consigliamo di ricercare per comprendere al meglio le soluzioni descritte e soprattutto per capire davvero cos’è la fitodepurazione e come funziona. Sia chiaro, come si desume dalla lettura del testo, che realizzare un impianto di fitodepurazione è assai complesso e che non è possibile pensare a soluzioni standardizzate proprio in virtù della natura dinamica degli elementi che lo compongono.
Il cantiere di un impianto di fitodepurazione parte solo dopo una dettagliata progettazione a cura di esperti delle diverse componenti di cui è fatto, poiché se così non fosse il rischio sarebbe la messa in funzione di un impianto inefficiente, che oltre a non corrispondere le aspettative potrebbe addirittura essere dannoso per l’ambiente in cui è collocato.

Scheda tecnica del libro
Titolo: Manuale pratico di fitodepurazione – come trattare e recuperare le acque di scarico con sistemi di depurazione naturale
Formato: 18,5 x 24,0 cm – illustrato a colori
Editore: Terra Nuova Edizioni
Pagine:157
Data pubblicazione: Gennaio 2013
Autori: Riccardo Bresciani e Fabio Masi
ISBN: 9788866810025

Autori
Riccardo Bresciani, ingegnere per l’ambiente e il territorio, da anni si interessa di depurazione e di tecniche innovative per la gestione del ciclo delle acque. Dal 2005 è socio di Iridra S.r.l., per la quale ha progettato e diretto i lavori di realizzazione di numerosi impianti di fitodepurazione in Italia e all’estero.

Fabio Masi, dottore di ricerca in Scienze Ambientali, dal 1995 si occupa di fitodepurazione. Svolge attività di docenza e ricerca presso università ed enti nazionali e internazionali. Svolge attività di docenza e ricerca presso università ed enti nazionali ed internazionali. Dal 2012 è presidente per l’Italia del gruppo di specialisti IWA (International Water Association ) sulla depurazione naturale per il trattamento delle acque inquinate. È socio fondatore e direttore tecnico della Iridra S.r.l.

Estratto
Le essenze vegetali impiegate negli impianti di fitodepurazione sono quelle caratteristiche delle aree umide e sono riconducibili a due grandi famiglie: elofite e idrofite. Le prime , note anche come macrofite radicate emergenti, si sviluppano in terreni saturi (anche con il fusto parzialmente sommerso) o semisaturi di acqua, mentre le seconde sono piante acquatiche vere e proprie. Nei sistemi a flusso sommerso sono impiegate esclusivamente specie elofite. (…).

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Mariangela Martellotta

Mariangela Martellotta Architetto

Architetto pugliese. Prima di decidere di affacciarsi al nascente settore dell’Ecosostenibilità lavorava nel settore degli Appalti Pubblici. È expert consultant in bioarchitettura e progettazione partecipata. Opera nel settore della cantieristica. È membro della Federazione Speleologica Pugliese.