Earthship: case di pneumatici, fango e vetro

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Bizzarre, coloratissime ed autoprodotte. Sono le Earthship, abitazioni realizzate con materiali alternativi e riciclati, caratterizzate dal mix disinvolto di tecniche povere e soluzioni tecnologicamente avanzate. Nascendo come edifici solari passivi sono energeticamente autonomi, ma rispetto a quelli certificati sfuggono alle royalties, ai normali processi costruttivi e agli standard normativi. Così poco convenzionali e sperimentali, le Earthship sono case talmente stravaganti e gioiose, da essere difficilmente accettate sia dal punto di vista ideologico che istituzionale. Va sottolineato che tutte le costruzioni alternativesono legate a precise scelte di vita, d’indipendenza e rispetto verso l’ambiente, e perciò non possono semplicemente essere archiviate come “architetture dei rifiuti” o “architetture senza architetti”.

Le Earthship di Michael Reynolds: abitazioni d’emergenza da lattine e pneumatici

Che siano le costruzionidel futuro, come proclamano i suoi sostenitori, o buffe case degli Hobbit, le Earthship hanno da più di 40 anni rivoluzionato il modo di fare edilizia, promosso nuovi stili di vita e risolto situazioni d’emergenza. È doveroso, dunque, superare le reticenze iniziali, cercando una proficua collaborazione tra manovalanza e cultura indigena, ingegneri strutturisti, paesaggisti ed artisti.

SOLE, VENTO E ACQUA

Il sole e il vento provvedono a riscaldare e raffreddare le abitazioni, a fornire energia quando richiesta; l’acqua piovana è raccolta e, grazie ad un complesso sistema delle acque reflue, è reimmessa nella rete idrica dell’abitazione. Le serre provvedono al sostentamento alimentare, mentre i mobili e le stanze colorate creano ambienti rilassanti ed accoglienti.

COPERTONI E LATTINE DI ALLUMINIO

Nell’edilizia tradizionale i pneumatici fuori uso sono frantumati o polverizzati, per ottenere materassini isolanti, pavimentazioni e miscele di bitume e gomma. L’uso proposto nelle “navi della Terra”, è più radicale: come casseforme a perdere per erigere solidi muri perimetrali.

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I pneumatici vengono semplicemente posati sopra le fondazioni di cemento. Dopo averli messi in fila, si procede al loro riempimento con terra, costipandola tramite battitura. È possibile aumentarne la resistenza con collegamenti verticali, tramite barre di ferro o legno. Il procedimento si ripete: si aggiunge alla prima, una seconda fila di gomme traslate di metà diametro. Lattine di alluminio o terra e paglia possono essere inserite tra gli interstizi; per regolarizzare e proteggere la parete la si può rivestire, parzialmente o totalmente, con intonaco di terra cruda.

BOTTIGLIE DI VETRO COLORATE

Una delle più affascinanti componenti delle Earthship è la luce naturale, grazie ad un opportuno posizionamento di finestre e lucernari. Inoltre, sono spesso utilizzate bottiglie di vetro, per la realizzazione di pareti interne non portanti o porzioni semitrasparenti.

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Il procedimento è molto semplice e non richiede particolari competenze tecniche, proprio come per la realizzazione dei muri con i pneumatici. Dopo aver lavato ed eliminato le etichette, le bottiglie sono posate su una piccola fondazione di cemento e poste su uno strato protettivo di sacchi di plastica per evitare l’umidità di risalita. Si dispongono una accanto all’altra con una distanza di circa 2 cm; gli interstizi sono chiusi da malta.
La fila superiore sarà sfalsata di mezza bottiglia per evitare la sovrapposizione dei giunti. Infine, per aumentare la resistenza della parete, si posiziona una rete metallica; placche sporgenti sono utili per agganciare altri elementi costruttivi.

ARCHITETTURA SOLIDALE

Oltre che abitazioni e resort, sono stati avvistati un acquedotto, una scuola con parco ricreativo a San Juan Comalapa in Guatemala, ed è in progetto la realizzazione di un intero villaggio Malawi con il Flower Prototype. Il prototipo, realizzato da Michael Reynolds, il fondatore delle Earthship, è disegnato sul modello di un fiore dai cinque petali, che contiene acqua e porta elettricità a tutta la comunità.

Elisa Stellacci

Elisa Stellacci Architetto

Di origine barese e studi ferraresi, si occupa di architettura e grafica a Berlino. Lavora in uno studio di paesaggio, adora le ombre, concertini indie-rock e illustrazioni per bimbi. Volubile e curiosa, si perde nei dettagli e divide non equamente il tempo tra lavoro, amici e passioni.