Il PVC: materiale da costruzione ecologico o dannoso?

Foglio di PVC

Il PVC (Cloruro di Polivinile) è un materiale di origine sintetica (polimero), versatile, durevole, resistente al fuoco e alla corrosione, riciclabile e rappresenta il terzo prodotto di plastica più diffuso al mondo, dopo il polietilene e il polipropilene. Una recente ricerca indipendente e commissionata da Ecvm (European council of vinyl manufacturers), una divisione di Plastics Europe, l’associazione europea dei produttori di materie plastiche, che rappresenta il 100% dei produttori di plastica in Europa, ha fatto emergere un risultato veramente sbalorditivo: Il PVC, nei confronti di altri materiali naturali come il legno e il metallo, risulterebbe come il miglior prodotto in termini di costi–benefici. Lo studio mostra che in tre settori importanti delle costruzioni come i serramenti, le pavimentazioni e le tubazioni, il pvc è non solo la soluzione più “efficace” per quanto riguarda i costi d’installazione, ma è anche la migliore scelta per ciclo di vita rispetto agli altri materiali.

Emerge, infatti, dallo studio che il PVC si dimostra come un materiale molto ecologico in termini d’impatto ambientale su tutto il suo ciclo di vita, dimostrato in termini diGer(richiesta di energia) e di Gwp (Global warming potential – emissioni di gas serra). Presenta pertanto vantaggi in termini di consumi totali di energia e di emissioni di CO2.

Peccato però che lo studio sia stato commissionato dagli stessi produttori, con finalità facilmente comprensibili, e non da istituti terzi e imparziali a tutela dei cittadini.

Si tratta di un materiale presente in moltissimi ambienti domestici e lavorativi sotto varie forme e funzioni. Ma un numero sempre maggiore di persone e ricercatori sta mettendo in luce i danni che il PVC comporta, la sua reale pericolosità e il rischio per la salute umana connesso all'uso del materiale, spesso utilizzato anche nelle costruzioni. 

POSIZIONI CONTRO IL PVC

Secondo uno studio di “The center for Health, Environment and Justice”, una compagnia Statunitense a difesa dei consumatori il PVC non è da considerare affatto un materiale ecologico. Sarebbe infatti responsabile di molti tumori e malformazioni fetali. Il fatto che moltissime aziende nel corso degli anni abbiano valutato l’opportunità o scelto di togliere dai processi produttivi l’impiego del Cloruro di polivinile ne rappresenterebbe una prova inconfutabile (a titolo esemplificativo – IKEA, Microsoft, Apple, Carnegie Fabrics Finitures ecc – vedi l’elenco Fonte CHEJ).

Secondo il CHEJ “ Il PVC è nocivo alla salute umana ed all’intero ecosistema durante tutto il suo ciclo vitale, dalla fabbrica, all’uso, sino allo smaltimento. I nostri corpi sono contaminati dalle particelle chimiche additive,velenose quali mercurio e ftalati (ammorbidenti tossici che lo rendono flessibile ed il cui utilizzo nei giochi dei bambini è stato vietato dalla Comunità Europea nel 2005 a causa del rischio per la salute, ma che continua ad essere utilizzato in USA grazie ad un accordo tra il dipartimento del commercio e i produttori di giocattoli statunitensi) che possono causare una durata delle nostre vite minore ed irreversibile. Quando viene prodotto o bruciato, il PVC rilascia diossine, un gruppo fra le sostanze chimiche più potenti mai testato, che può causare il cancro nonché attaccare le difese immunitarie e il sistema riproduttivo.’‘

E ancora a proposito del suo riciclaggio, il CHEJ sostiene: ’’Il PVC non può essere effettivamente riciclato a causa degli additivi usati nel processo di lavorazione per renderlo resistente e flessibile in quanto questi contaminano l’intero processo. Molti consumatori non sanno che il simbolo 3 apposto sulla plastica significa PVC, e pertanto riciclare questi prodotti ha ben poco senso in quanto si otterrebbero contenitori inutilizzabili. Infatti una sola bottiglia di PVC riesce a contaminare un processo di riciclaggio di 100.000 bottiglie PET.”

Pertanto ciò che emerge con chiarezza è che il PVC sarebbe tecnicamente semplice da riciclare come l’altra plastica ma ciò che producono i problemi maggiori per la salute sono gli additivi utilizzati nella lavorazione per renderlo più malleabile e lavorabile, mettendo a rischio l’intero processo di riciclaggio.

Un altro elemento di riflessione è rappresentato dalla scelta dei luoghi per la produzione del Cloruro di Polivinile. Infatti, gli stabilimenti per la produzione di PVC sono situati presso concentrazioni di comunità a basso reddito e in quelle di colore, e da test scientifici in tali aree sembrerebbe vi sia un’evidente correlazione tra salute e inquinamento da additivi del PVC. Il CHEJ sostiene, tra l’altro: “….Nel 1999, il governo federale ha misurato la quantità di diossine presente nel sangue di 28 individui residenti vicino ad uno di questi stabilimenti in Louisiana. Il test ha rivelato che il loro sangue ne conteneva un livello pari a tre volte quello della media dei cittadini statunitensi. I lavoratori di questi stabilimenti rischiano danni alla salute derivanti dall’esposizione al polivinilcloruro e agli altri additivi utilizzati nel processo di lavorazione. Tali rischi per la salute includono angiosarcoma del fegato, cancro ai polmoni, cancro al cervello, linfomi, leucemie, e cirrosi epatica.”

Foto 2, Esplosione Baerlocher, fabbrica di produzione additivi per PVC.Foto 2, Esplosione Baerlocher, fabbrica di produzione additivi per PVC.

A FAVORE DEL PVC

Le posizioni in favore del polivinile affermano che molte delle motivazioni portate contro il suo utilizzo sono infondate ed hanno un’origine politica. Le motivazioni a favore sono per lo più di natura economica e in particolare si rivolgono alla facilità di pulizia che lo rendono un materiale chiave – per esempio – nel settore della salute. In questo campo di applicazione è utilizzato in varie maniere – dalle pareti delle sale operatorie alle sacche di sangue, fino ai guanti dei chirurghi. Effettivamente, se il PVC fosse realmente una plastica dannosa per la salute umana, saremmo tutti in serio pericolo.

Secondo il Dott. Patrick Moore,uno dei fondatori di Greenpeace ‘’le prove di pericolosità per la salute umana sono state respinte dalla Commissione Europea, da studi approfonditi sul polivinile ed anche dal green building council degli Stati Uniti, un gruppo di attivisti in vari campi, che hanno confutato le critiche mosse al polivinile.’‘ Quest’affermazione pare però in evidente contrasto con una direttiva Comunitaria che vieta l’utilizzo di additivi comunemente presenti nel materiale nella produzione, per ora, di giocattoli per bambini.

Foto 3: StoccaggioFoto 3: Stoccaggio

Inoltre Moore sostiene che il PVC è composto solo al 50% da combustibili fossili, mentre le altre tipologie di plastica sono composte al 100% da carburanti fossili con una forte riduzione sul riscaldamento globale. E poiché può essere riciclato, continua: “…Gli attivisti che affermano come il polivinile non possa essere riciclato, si sbagliano in quanto circa il 100% degli scarti delle sua lavorazione viene riutilizzato”. Perciò, il polivinile può essere prodotto e riciclato riducendo il fabbisogno di energia e danneggiando di conseguenza in maniera minore l’ambiente; ma ciò è vero rispetto alle plastiche alternative e non ai materiali naturali.

Una delle accuse mosse contro l’industria del PVC è l’impossibilità o la difficoltà di riciclaggio. Moore fa notare che il PVC avendo un ciclo di vita tendenzialmente infinito, è quello meno riciclato. Pertanto afferma: ’’Non molto polivinile destinato ai consumatori viene riciclato. Chiediti perché? Perché ancora lo utilizzano. E pertanto ha ben poco senso muovere queste accuse alle industrie del polivinile in merito al riciclaggio, quando, grazie alla sua durata è ancora nelle case, nei tubi dell’acqua, come materiale isolante. Non necessita di essere riciclato perché è ancora utilizzato grazie alla sua resistenza nel tempo.’‘

Non viene riciclato perché non ce n’è bisogno! Mah….

Interessante è la posizione, seppur di parte, del PVC Forum Italia, Centro di Informazione sul PVC secondo cui; in sintesi dobbiamo dimenticarci del vecchio PVC (quindi è una forma di ammissione di problematiche reali) e guardare al futuro, in termini di ecosostenibilità sociale e ambientale. Le conclusioni di un convegno sono abbastanza eloquenti:

  • Bisogna guardare al NUOVO PVC (PVC 2.0 o PVC 3.0) come qualcosa di diverso dal VECCHIO PVC prodotto anni fa e quindi Valutarlo/Gestirlo in modo differente;
  • Il programma Vinyl 2010 con le sue innovazioni “ambientali”, ha determinato l’avvio di un percorso che ci ha dato un PVC più sostenibile e socialmente ed economicamente più importante: il PVC 2.0.
  • Il nuovo programma VinylPlus permette di immaginare che alla fine del nuovo percorso si sarà di fronte ad un’ulteriore evoluzione del materiale passando dal PVC 2.0 al PVC 3.0.

Luca Facchini

Luca Facchini Architetto

Laureato all’Università di Firenze, dipartimento di Urbanistica - Progettazione Urbana nel 2001. Socio e Consigliere di INBAR, Sezione di Firenze. Ha fatto parte di Edilpaglia. Si occupa principalmente di Riqualificazione Energetica sensibilizzando la Committenza all’impiego di processi e materiali Biocompatibili.