Parcobaleno: architettura partecipata aiuta le città post-sisma

Parcobaleno è l'originale progetto di architettura partecipata e autocostruzione per rigenerare spazi urbani abbandonati dell'Aquila post-sisma e riconsegnarli ai cittadini. L'iniziativa, come tutte le più belle storie, nasce dal basso, dall'intraprendenza di studenti e architetti della città che con il programma VIVIAMOLAq cercano di ridefinire con gli abitanti stessi la qualità dei luoghi creando nuovi spazi di aggregazione.

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I TERRITORI DEL POST-SISMA E LA MANCANZA DI LUOGHI DI AGGREGAZIONE

Il territorio dell’Aquila, fortemente scosso dal sisma, è caratterizzato attualmente dalla presenza di 21 MAP (Moduli abitativi provvisori) privi di identità e di luoghi di aggregazione per gli abitanti. Alcuni importanti obbiettivi per una società sono la possibilità di interazione tra le persone che ne fanno parte e la creazione di spazi di qualità sia privati che pubblici. L’assenza di luoghi di ritrovo e la precarietà delle soluzioni abitative, portano gli abitanti ad alienarsi e a non sentirsi protagonisti del territorio in cui hanno sempre vissuto, con conseguenti risvolti negativi sia a livello umano che sociale.

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La partecipazione e l’autocostruzione come strumenti per unire una comunità

L’architettura partecipata e l’autocostruzione di approccio auto-sostenibile rappresentano un’ottima soluzione per questi problemi: la possibilità di dare il proprio apporto, diventando protagonista di scelte che riguardano il proprio territorio e gli spazi del proprio vivere quotidiano, permettono un beneficio sia sociologico che urbano.

VIAVIAMOLAq E IL PROGETTO DEL PARCOBALENO

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VIVIAMOLAq nasce da studenti ed ex-studenti dell’Università dell’Aquila, che si occupano di progetti sul territorio del post-sisma, includendo la partecipazione degli utenti nelle fasi di progettazione e realizzazione di spazi pubblici multifunzionali e di aggregazione.

Il Parcobaleno a Santa Rufina (AQ) rientra nel progetto “Un posto al sole per i Map”, nasce dalla volontà di riqualificare gli spazi aperti e soprattutto di dare un’identità a questi luoghi, cercando di ideare spazi per l’aggregazione e la socializzazione in cui le persone possano sentirsi parte integrante del proprio territorio. Un territorio che non si piega alle catastrofi naturali, ma che trova la forza di guardare avanti e ripartire.

L’idea del nastro che avvolge gli spazi

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Il progetto prevede struttura a forma di nastro che delimita l’area di intervento dividendola per macroaree.  La volontà è di riqualificare gli spazi aperti adiacenti alla sala polifunzionale di recente realizzazione, allestendoli e dividendoli in aree per il gioco, per le attività ludiche e creative, mantenendo un collegamento con le attività degli ambienti interni. Il nastro è il vero protagonista, diviso in due parti è sia ingresso che delimitatore delle aree tematiche, inoltre avvolgendosi su se stesso, proprio come un vero nastro, si trasforma in seduta, un unico elemento che conferisce qualità e armonia ad un vuoto urbano altrimenti privo di identità.

Una struttura in tubi metallici e legno, fatta con materiali di scarto dei cantieri

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Un punto chiave per l’auto-sostenibilità del progetto è l’utilizzo di materiali di riciclo e di scarto dei cantieri. La struttura di sostegno è realizzata tramite i tubi innocenti messi a disposizione dal comune dell’Aquila, dopo essere stata riverniciata con pitture antiruggine è stata interrata per 40 cm per la stabilità dell’opera. Per il rivestimento sono stati utilizzati i listelli di legno ricavati da bancali dei cantieri, assemblati in moduli di dimensioni 1x1 metro, per un totale di 1200 listelli lavorati e ripuliti a mano e trattati con vetro liquido per proteggerli in vista delle temperature e delle condizioni meteorologiche invernali particolarmente rigide. Infine i listelli sono stati verniciati per dare colore all’allestimento e fissati alla struttura tramite viti autoperforanti. Conferiscono all’insieme l’aspetto di un vero e proprio nastro colorato, quasi come fosse un arcobaleno che si plasma: un gioco di forme e colori, di continuità spaziale e visiva, in grado di generare spazi per i bambini, per i più giovani e per gli anziani. Anche i giochi dell’area per bambini sono stati realizzati in loco tramite l’utilizzo di legno.

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Tutto ciò è stato possibile grazie alla partecipazione e al sostegno delle famiglie. L’architettura deve essere come in questo caso uno strumento per fornire una migliore qualità di vita ai cittadini. La partecipazione attiva permette di capire le vere necessità degli abitanti di un luogo, le loro priorità, permettendo ai progettisti di compiere scelte adeguate in grado di soddisfare appieno le esigenze di tutti.

Francesca Latini

Francesca Latini Architetto

Di origini italo-francesi non poteva che essere un’appassionata di arte in tutte le sue forme: danza, musica, pittura, fotografia e architettura! Tra i banchi universitari scocca la scintilla per la tecnologia e la bioclimatica. Nel tempo libero si diletta ai fornelli e viaggia per conoscere le culture e le architetture del mondo.