Eco-city: il progetto di una nuova città cinese parte da un’ex salina bonificata

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Dalla collaborazione tra il Governo cinese e la città di Singapore nascerà a pochi passi dalla città di Tianjin, su un’ex salina bonificata, un distretto residenziale di 30 km2. La necessità di realizzare una città secondo il modello urbano sostenibile nasce dal contesto stesso della realtà cinese: 20 anni di intenso sviluppo urbano hanno portato ad una commistione di traffico, aria irrespirabile, reti fognarie intasate e sistema inadeguato di smaltimento dei rifiuti. Il progetto dell’Eco–City Tianjin ha perciò come punti fondamentali del suo programma l’uso di energie rinnovabili, mobilità sostenibile e sviluppo residenziale in verticale per poter inserire il maggior numero di aree verdi.

Il trasporto dei residenti avverrà per il 90% su tram leggeri dando la possibilità agli abitanti di muoversi facilmente in superficie nei vari punti del quartiere riducendo le emissioni di carbonio. La quasi totalità dell’energia consumata dagli edifici sarà tratta dall’installazione di turbine eoliche, pannelli solari ed impianti ad energia geotermica. Saranno progettati anche sistemi per il riciclo delle acque piovane e per la dissalazione delle acque marine in modo da soddisfare l’elevato fabbisogno di tutto il quartiere. La produzione di aria condizionata sarà invece affidata a innovativi tunnel di ventilazione realizzati nel sottosuolo. Grande attenzione è stata posta, inoltre, al sistema di smaltimento rifiuti che, una volta scaricati nei cassonetti direttamente collegati a tubazioni sotterranee, circoleranno fino all’impianto di riciclaggio in cui saranno lavorati.

E’ bene sottolineare che il quartiere non è stato ideato come una parte di città del tutto priva di identità e ripetibile all’infinito in qualsiasi altro contesto urbano, ma presenta sette distretti, ciascuno con un diverso eco–paesaggio che si radica nelle tradizioni culturali e storiche cinesi. Quattro sono i più significativi: il Lifescape sarà caratterizzato da cumuli di terra immersi nel verde entrando in contrasto con gli edifici in lontananza; il Solarscape costituirà il nucleo amministrativo e civile del quartiere; l’ Urbanscape formerà il vero e proprio centro urbano nel progetto dell’Eco–City, occupato da edifici sovrapposti e collegati tra di loro per mezzo di ponti sospesi in modo da sfruttare lo spazio in verticale consentendo l’introduzione di vaste aree verdi; mentre l’Earthscape rappresenterà la zona periferica sulla base delle caratteristiche architetture cinesi a gradoni con disposizione a cortile. I vari distretti saranno intervallati, inoltre, da 4 corridoi tematici per tutelare la flora e la fauna locali.

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In questa Eco–City cinese due grandi strutture saranno firmate dall’architetto americano Steven Holl, e cioè, l’Ecology museum e il Planning museum, concepiti secondo la simbologia cinese della scissione di due corpi con pieni e vuoti complementari da un unico volume: il primo, strettamente legato agli aspetti dell’ecologia, rappresenta l’elemento additivo, mentre il secondo, dedicato ai temi della pianificazione urbana, è l’elemento sottrattivo. L’Ecology museum in particolare si sviluppa su tre livelli. Al piano terra è collocata l’area amministrativa assieme ad un ristorante e ad uno spazio per la proiezione di filmati utili ad orientarsi nel museo. Al piano più alto dell’edificio è collocato il punto di partenza da cui iniziare a visitare le tre rappresentazioni museali legate ai concetti di terra–cosmo, terra–uomo e terra–terra.

Soltanto il 30% del planning complessivo è stato finora completato, ma entro il 2020 è previsto l’insediamento di ben 500.000 cittadini nella Eco–City.






Francesca Pedico

Francesca Pedico Ingegnere edile-architetto

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