Incontro tra bioarchitettura e slow living: casa Talìa, a Modica

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Casa Talìa è una struttura ricettiva di poche ma preziosissime stanze situata in Sicilia, a Modica, nel parco archeologico di cava d’Ispica (Ragusa), un’area protetta della Sicilia sudorientale. La casa, originariamente organizzata in dodici abitazioni separate disposte a cerchio attorno ad un giardino mediterraneo, area comune a tutte, è stata restaurata secondo i principi della bioarchitettura e trasformata in una struttura unica da due architetti diorigine milanese, Viviana Haddad e Marco Giunta, che hanno scelto Modica come posto in cui vivere in maniera slow dopo esserci passati durante una vacanza in Sicilia nel 2001.

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I due architetti, preferendo lo slow living al ritmo cittadino, avevano deciso di acquistare i ruderi e di ristrutturarli unendoli appunto in un unico complesso, dove hanno scelto anche di abitare. La casa è un ottimo esempio di architettura e recupero sostenibile; il restauro è stato indirizzato dagli architetti verso l’uso di materiali naturali e di tradizione locale, oltre che scegliendo mobili di recupero o d’artigianato per gli arredi, ma ciò che arricchisce maggiormente la loro esperienza modicana è l’abbinamento della bioarchitettura alla ricerca di uno stile di vita lento, volto ad esaltare la bellezza del tempo goduto appieno attraverso il relax, la contemplazione del paesaggio e la filosofia del vivere slow, vivere lento godendo appieno del dolce trascorrere del tempo.

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Elementi di recupero in casa Talìa: la testiera da letto diventa ringhiera. In questa immagine è visibile il muro in pietra a vista, e il tetto in travi di legno e canne di bambù adoperati per il restauro delle abitazioni. Foto, DesignRulz.com

La ristrutturazione a basso impatto ambientale, conclusasi nel 2012, è stata improntata ad unire le diverse abitazioni che continuano a mantenere la loro indipendenza anche dopo la ristrutturazione, ma in un contesto unitario soprattutto grazie al giardino mediterraneo che le accomuna e allo stile con cui gli architetti Haddad e Giunta hanno ridato nuova vita agli edifici.

Le case sono state ristrutturate coniugando tecniche e materiali antichi e moderni, utilizzando vernici ecologiche, legni ingrassati a olio oppure trattati con impregnanti e colori naturali e passati a cera, cocciopesto e pietra locale per i pavimenti, e ricostruendo i muretti a secco negli esterni, rafforzati con telai lignei per rispondere ai requisiti antisismici.

Muro a secco esterno, supportato da telaio in legno laddove richiesto dalle norme antisismiche. Foto © Michele Biancucci

Nella cucina il piano da lavoro è realizzato con pietra pece, una pietra nerissima tipica di Ragusa, e con maioliche di recupero acquistate dai robivecchi locali, mentre le camere sono decorate con piastrelle coloratissime e smaltate, anch’esse sicule.

Cucina di casa Talìa. Foto © Michele Biancucci

Per quanto riguarda l’impianto termico, la casa è dotata di un impianto di riscaldamento integrato con pannelli solari, inoltre il tetto è dotato di dodici centimetri isolante in sughero.
Per le stanze invece l’ispirazione principale è stata quella del riad marocchino, al fine di mantenere intatta la tranquilla intimità del luogo pur trovandosi nei pressi del centro abitato, e, proprio come in un riad, le singole stanze non sono in comunicazione tra di loro, ma si affacciano tutte su un giardino centrale, che è il principale elemento d’incontro.

Il giardino mediterraneo di casa Talìa, fulcro d’incontro di tutti gli edifici che compongono la struttura. Foto, DesignRulz.com

Anche per le stanze si sono utilizzati materiali biocompatibili, quali pietra a vista per i muri, intonaci a calce, canne di bambù per il tetto, e ceramiche policrome o pietra per i pavimenti.

Oggi casa Talìa è l’indirizzo sia di un una struttura ricettiva per slow travellers, sia di uno studio di progettazione dove gli architetti lavorano a progetti simili al recupero che hanno effettuato per il complesso.

L’abbinamento di scelte sostenibili e naturali per quanto riguarda l’architettura con la scelta voluta e consapevole di abitare in un luogo bellissimo essendo padroni del proprio tempo, rende casa Talìa un progetto eco–compatibile completo poiché sostenibile sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista umano: infatti, i due architetti sono un ottimo esempio per coloro che, sopraffatti dalle incombenze quotidiane di una vita frenetica spesso incalzata dal velocissimo ritmo cittadino, pensano di voler cambiare stile di vita ma non hanno idea di come fare.

Riappropriarsi del proprio tempo trascorrendone di più con la propria famiglia, con i propri amici, coltivandosi il proprio orto oppure facendo ciò che più ci piace e ci realizza, è un gesto che va quasi in controcorrente oggi, ma sempre più necessario per ricreare una dimensione umana in una società stanca e affaticata, dove il lavoro tende sempre di più a prosciugare le forze vitali di ogni individuo.

In questo contesto, l’esperienza dei due architetti Haddad e Giunta è notevole e importante perché, come sostiene Jung, ogni cambiamento percepito dalla collettività parte in realtà sempre dall’individuo. Secondo Carl Gustave Jung infatti “Solo un cambiamento nell’atteggiamento individuale potrà portare con se un rinnovamento dello spirito […] Tutto comincia con l’individuo.” (L’inconscio, pag.159, ed 1997).

Virginia Patrone

Virginia Patrone Urbanista

Femminista, ecologista, vegetariana: è urbanista e autrice freelance. Vive a Istanbul, dove durante la giornata scrive di architettura e di bizzarri esperimenti culinari sul suo blog Veganbul, di notte s’immerge nei mondi dei suoi autori preferiti, escogita nuovi progetti artistici cullandosi in calde atmosfere jazz.