- scritto da Riccardo Orrù
- categoria Del Paesaggio
L’architettura effimera di Marco Casagrande: tra arte e paesaggio
Che sia possibile fare arte con pochi elementi e senza spendere molto è ormai risaputo; che si possa creare arte architettonica a basso costo invece, è un fatto piuttosto discutibile. In molti negli ultimi decenni hanno rivoluzionato il concetto di architettura, proponendo le più svariate soluzioni costruttive ed elementi artistici derivati da rifiuti, scarti, e materiale povero. Marco Casagrande, architetto quarantatreenne finlandese si sta distinguendo nel panorama architettonico grazie al suo approccio fortemente artistico e concettuale, sorprendentemente ricco di elementi e materiali naturali.
Tra questi suoi progetti, alcuni attirano particolarmente l’attenzione, per via della curiosità che suscitano nello spettatore e la perfetta mimesi nel contesto in cui sono inseriti.
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Sandworm – Il verme della sabbia
L’installazione del “Sandworm” è situata in località Wenduine, area costiera del Belgio che si affaccia sul Mare del Nord, commissionata per la quarta edizione della “Triennale di Arte Contemporanea sul Mare” del 2012. Sulle dune della lunga spiaggia della città di De Haan, quasi mimetizzata si scorge una struttura composta di rami di salice intrecciato, che vanno a comporre una struttura organica che rappresenta un percorso, ma anche un luogo di sosta e relax. Questa particolarissima forma di architettura, che potremmo definire “effimera” per via della sua durata nel tempo, è lunga 45 metri, larga ed alta 10.
La sua costruzione ha richiesto quattro settimane e la tecnica di costruzione si rifà alla tradizione locale della lavorazione di sabbia e rami di salice. L’architetto definisce la sua opera come una “architettura debole, una struttura costruita dall’uomo e che si propone di diventare parte della natura tramite la sua flessibilità e presenza organica”. I giochi di ombra e luce all’interno rendono questa struttura davvero spettacolare per chi percorre “il Verme” o per chi si ferma per un pic-nic al suo interno, e dimostrano una sensibilità dell’architetto fuori dal comune ed ormai ampiamente riconosciuta nell’ambiente architettonico.
Simile per concetto e forma è da citare il progetto CICADA dello stesso architetto, costruito a Taipei, Taiwan: la struttura è in bambù intrecciato, la pavimentazione composta da macerie di cemento ed i focolari e le relative sedute sono in acciaio.
Oystermen – I pescatori di ostriche
Anche in questa occasione l’architetto omaggia e valorizza la tradizione e la cultura del sito in cui installa la sua opera e lo fa nuovamente con un percorso. “I pescatori di ostriche” sono delle installazioni sperimentali sul litorale di Kinmen Island, in Taiwan. Le sagome umane sono alte 6 metri dal livello della sabbia durante la bassa marea, ma durante l’alta marea la loro altezza scende sino ai 3 metri. Durante questi moti di marea le ostriche si depositano ai piedi delle sagome ed i loro cappelli contengono dei collettori solari che si caricano al sole e permettono di illuminare il percorso durante le ore notturne.
Il pensiero dell’architetto Marco Casagrande è perfettamente coerente con i suoi progetti e rispecchia i concetti espressi dalla sua architettura: è possibile progettare e costruire con materiali poveri, nel pieno rispetto dell’ambiente ed enfatizzando la cultura e la storia dei luoghi in cui si costruisce, dando valore aggiunto a località di per sé spettacolari, arricchite da forme artistiche umili e ben integrate nel panorama.
“Progettare non è sufficiente. Il progetto non deve sostituire la realtà. L’edificio deve nascere dal contesto; deve reagire al suo ambiente, deve riflettere la vita e deve essere vivente esso stesso, come ogni altro essere vivente. […] L'ambiente costruito dall’uomo è un mediatore tra la natura umana e la natura stessa. Per far parte di questo, l'uomo deve essere debole”. (Marco Casagrande)
- crediti fotografie © Casagrande Laboratory