- scritto da Lenny Schiaretti
- categoria Criteri Progettuali
Container in architettura. I motivi dell’utilizzo diffuso
“Cambio casa: vado a vivere nei container”, “Le case container, un’idea per una nuova casa”, o ancora, “Costruire edifici con i container”. In rete e sulle riviste di architettura e design è sempre più frequente leggere titoli che trattano di “case container”, a conferma che l’uso dei box metallici è una pratica edilizia sempre più diffusa. Ma quali sono i motivi che spingono i progettisti ad utilizzare i container per realizzare nuovi edifici?
Hotel di container: ogni box è una camera
L’uso dei container nel mondo delle costruzioni nasce principalmente per due motivi.
MUTA LA SOCIETÀ, CAMBIANO I MODELLI
Il primo all’origine dell’utilizzo diffuso dei container in architettura deriva dalla ricerca di un profondo cambiamento di alcuni paradigmi costruttivi usati fino ad oggi che, invece, nel tempo stanno mostrando molti limiti. Paradigma deriva dal greco antico paràdeigma, che significa esemplare, esempio ma, oggi, considerare “esemplari” gli interventi architettonici effettuati nel territorio è quasi impossibile, essendo questi legati ad un’eredità passata, che immagina l’architettura sempre e solo come un qualcosa di immutabile, legato all’idea, forse, di permanente.
Oggi invece, i notevoli cambiamenti sociali impongono di pensare al fare architettura partendo da presupposti diversi, svincolati dal passato, soprattutto da un recente passato, di cui le città porteranno a lungo le cicatrici, aprendo maggiormente la progettazione verso la sostenibilità e reversibilità ambientale dell’oggetto architettonico, mirando ad un uso prossimo allo zero di materie prime e nessun consumo irreversibile di suolo.
Allargando la riflessione anche all’importanza del risvolto socio–culturale di ogni intervento architettonico e quindi all’importanza del ruolo di guida dell’architettura per il cittadino che la abita e vive, è utile ricordare la definizione di architettura data da William Morris, durante la Conferenza alla London Institution nel 1881: “L’architettura abbraccia la considerazione di tutto l’ambiente fisico che circonda la vita umana; non possiamo sottrarci ad essa, finché facciamo parte della civiltà, poiché l’architettura è l’insieme delle modifiche e alterazioni introdotte sulla superficie terrestre in vista delle necessità umane, eccettuato solo il puro deserto. Né possiamo confidare i nostri interessi nell’architettura a un piccolo gruppo di uomini istruiti, incaricarli di cercare, di scoprire, di foggiare l’ambiente dove poi dovremo star noi, e meravigliarci di come funziona, apprendendolo come una cosa bell’e fatta; questo spetta invece a noi stessi, a ciascuno di noi, che deve sorvegliare e custodire il giusto ordinamento del paesaggio terrestre, ciascuno con il suo spirito e le sue mani, nella porzione che gli spetta”.
Parole ancora oggi attuali, che rimarcano l’importanza di partire da un profondo cambiamento nel vedere l’intervento dell’uomo sulla città e sul territorio. In definitiva i contenitori metallici sono quindi un chiaro esempio delle possibilità offerte per la creazione di una architettura sostenibile e reversibile partendo dal riuso di elementi esistenti.
I CONTAINER ABBANDONATI
Il secondo fattore che suggerisce l’uso dei container è dovuto alla notevole quantità di container parcheggiati e spesso abbandonati, nei terminal delle aree portuali a causa di un processo commerciale alterato, al punto che le società e le compagnie di commercio preferiscono far sostare, a tempo indeterminato e a pagamento, i propri container nelle aree adibite allo stoccaggio di questi “simboli della globalità”, in attesa che possano essere nuovamente caricati con altra merce per effettuare un nuovo viaggio.
Purtroppo, di frequente, accade che il tempo della sosta sia talmente lungo che il container possa considerarsi abbandonato; periodo durante il quale gli agenti atmosferici e gli accidentali urti nei depositi, fanno deperire parti dei container al punto che non è più possibile utilizzarli per i trasporti.
Allo stesso tempo l’inusuale ciclo di vita dei box metallici fa sì che aumenti inesorabilmente l’occupazione di suolo delle aree dei terminal, che spesso si affiancano alla città, creando una seconda, multicolore città metallica. Questi container abbandonati possano essere acquistati a cifre molto basse, che variano dai 600 ai 2000 euro, secondo il modello e lo stato di conservazione, a fronte dei circa 7000 euro necessari per l’acquisto di un nuovo box metallico.
Se pensiamo che la loro struttura è progettata per sopportare carichi considerevoli e che la riconversione a moduli abitativi è relativamente facile, con un approccio sul singolo container che può considerarsi simile a quello utilizzato nel mondo dell’interior design rivolto, per esempio, alla nautica, è facile capire quelli che possono essere i presupposti che stanno favorendo le varie ipotesi di riuso dei container per l’edilizia.