Soluzioni e tecniche sostenibili per un orto da balcone prezioso come un diamante

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Il Festival del Verde e del Paesaggio proponendo soluzionie tecniche sostenibiliper abbellire terrazzi, giardinie balconi, è un momento di incontro e confronto sulla gestione sostenibiledegli spazi verdi in città. La manifestazione, che si è svolta presso l’Auditorium Parco della Musicadal 18 al 20 maggio 2012, ha dato anche la possibilitàa studenti e neo laureati di partecipare al concorso “giardini in balcone”. Una delle creazioni certamente più interessanti è stata “un diamante in balcone” creata dall’architetto del paesaggio Stefano Roman che è stato intervistato da Architettura Ecosostenibile.

Innanzi tutto, sarebbe bello poter avere una breve introduzione alla tua persona, la tua formazione e le tue passioni…

Sono nato e cresciuto in un paesetto di 3500 anime nella campagna trevigiana, in una famiglia di agricoltori, che mi ha trasmesso il rispetto per la natura, il riconoscerne i tempi e valorizzarne le peculiarità. La natura, la campagna, i suoi profumi e i suoi colori hanno accompagnato la mia infanzia ed orientato le mie scelte scolastiche e professionali.

Terminate le scuole superiori mi sono trasferito a Padova dove ho frequentato il corso di laurea triennale in “Paesaggio, Parchi e Giardini – Facoltà di Agraria” e nel 2009 ho deciso di aprirmi e confrontarmi con un contesto più internazionale: Londra. Qui ho lavorato per la progettazione e manutenzione di giardini nella zona di Kew Garden, nota per ospitare uno dei più famosi giardini botanici d’Europa, e poi mi sono iscritto al Master of Art in Landscape Architecture presso la Greenwich University.

La scelta di trasferirmi in Inghilterra nasce anche dalla voglia di capire il pensiero collettivo e sociale che permette ad una città come Londra di tutelare ed incrementare gli spazi verdi nonostante la recente densificazione edilizia. Qui sto studiando, inoltre, la grande capacità dei progettisti del verde di ottenere risultati molto vicini alla naturalità del territorio lavorando però in un ambiente totalmente antropizzato; dalla morfologia dei parchi alla scelta e posizionamento delle essenze vegetali, tutto sembra essere giostrato dalle mani della natura e non dalla matita di un paesaggista. Questo contrasta ampiamente con lo stile italiano, dove invece si punta molto ad evidenziare lo stile del progettista all’interno dello spazio verde.

Perché un giardino in balcone, cosa spinge ad averlo e quali benefici si possono trarre.

Il balcone, da sempre, è una vetrina che proietta lo stile, la sensibilità e lo stato d’animo di chi abita la casa verso chi la osserva dalla strada. Oggi il balcone ha perso la propria identità ed è molto spesso solo un angolo dimenticato dove stoccare bidoni dell’immondizia ed oggetti che non trovano spazio all’interno dell’abitazione. Si vive all’interno delle mura domestiche, non sfruttando la possibilità di poter essere attorniati da un vero e proprio giardino.

Un giardino in balcone ha un forte potere educativo: la scoperta dei cicli dell’acqua, della terra e delle piante ci permette di ritmare anche la nostra quotidianità. La società moderna, con la sua frenesia, ha soffocato l’alchimia dell’attesa con una quantità di beni, situazioni ed emozioni preconfezionati e subito disponibili. Il contatto quotidiano con la natura ci proietta agli albori della nostra esistenza dove tutto era ciclicamente ritmato. Dalla naturalità di una semente all’interiorità di un sentimento tutto segue lo stesso ritmo: tutto deve essere seminato, accudito, cresciuto e solo alla fine assaporato e vissuto in tutto il suo essere.

In tutto questo non possiamo però scordarci di un grande punto a favore del giardino/orto in balcone ovvero la possibilità di avere una riserva fresca, buona e consapevole di ortaggi e aromi sempre a nostra disposizione. Tralasciando la questione economica mi soffermerei sulla possibilità di avere verdura fresca ogni giorno, direttamente in casa. A quanto detto mi preme, inoltre, sottolineare la consapevolezza di quello che si mangia legata soprattutto alla conoscenza di consumare un prodotto di stagione e non inquinante.

Quali piante utilizzare?

Le essenze vegetali impiegabili all’interno del giardino in balcone sono molteplici e potremo differenziarle per categoria.

Le piante ornamentali sono di certo le essenze vegetali di più facile gestione. Non necessitano di grandi cure e la loro resa è totalmente concentrata sulle loro forme e colori.

Le piante aromatiche sono invece una soluzione che prevede una piccola assistenza da chi abita la casa. Questa piante non necessitano di grande manutenzioni o cure ma devono essere comunque controllate da parassiti ed infestanti.

Le orticole, infine, sono di certo le piante che danno maggior soddisfazioni ma che richiedono anche attenzioni più specifiche. Dalla semina alla raccolta, tali piante, devono essere seguite lungo la loro vita ma i risultati che danno – non solo di gusto – sono i migliori. La soddisfazione personale di chi riesce a mangiare qualcosa accudito dalle proprie mani non ha paragoni con un bel fiore o una profumata pianta aromatica.

Nel progetto sperimentale “diamante” ci sono piante acquatiche per la fitodepurazione, vengono scelte in base alla temperatura che l’acqua nelle bottiglie può raggiungere, ed in modo specifico giacinti d’acqua, lattughe d’acqua e felci d’acqua.

La struttura può anche ospitare un semenzaio di orticole; si può coltivare qualsiasi cosa perché in uno spazio ridotto come quello della bottiglia si possono controllare le componenti chimico/nutrizionali specifiche per ogni specie, poiché nella bottiglia si trovano le condizioni di umidità e temperatura ideali per la germinazione.

Nella parte più alta della struttura o appoggiate a terra si trovano le piante adulte. Specie che non necessitano grandi profondità radicali e che mantengono un apparato aereo limitato possono essere collocate sopra la struttura (lattughe, carote, ravanelli, sedano, prezzemolo). Al contrario essenze come pomodori, zucchine e cetrioli li coltivo a terra collocati in bottiglie verticali così da aumentarne la profondità radicale.

Dalla coltivazione delle orticole e dagli scarti alimentari posso recuperare la sostanza organica necessaria al compostaggio. Il terreno utilizzato per la coltivazione delle nostre piante viene da queste scaricato dei nutrienti, senza acquistare costosi e poco ecologici fertilizzanti sintetici posso utilizzare il mio compost per “caricare” di nutrienti il terreno. Il volume molto ridotto delle bottiglie mi permette di controllarne la tipologia e la durata del processo: in alcune bottiglie metto solo scarti leggeri – insalata, bucce di mele e pere – in altre gli scarti più coriacei – bucce di arancia o ananas – così da dividere i compostaggi più veloci da quelli più lenti.

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La struttura portante del giardino in balcone

La struttura è realizzata su misura da un artigiano ma può essere fatta anche con tavole di recupero o mobiletti low cost.

Il sistema di drenaggio e distribuzione dell’acqua conta in semplici tubicini di plastica siliconati alle bottiglie. Nella fase post–festival sto sperimentando l’automatizzazione del processo di movimento acque utilizzando pannelli solari e la ricaduta per gravità.

I boccioni utilizzati nella struttura sono quelli dell’acqua e del vino riciclati dal consumo quotidiano di questi prodotti. La scelta è ricaduta su questa tipologia di bottiglie in quanto la loro specifica utilizzazione per scopi alimentari assicura la salubrità dell’involucro e diminuisce drasticamente il rischio di rilascio di elementi chimici indesiderati.

L’importanza dell’acqua piovana

Il balcone portato a Roma può “accogliere” sino a 200 litri d’acqua. Una palazzina di 3 piani con 6 appartamenti può recuperare 1200 litri di acqua piovana riciclata e depurata. Tutta quest’acqua, innanzitutto, non va ad appesantire un sistema di scarico acque piovane oramai saturo e che troppo spesso causa gravi disagi legati soprattutto a grandi o piccoli allagamenti, in secondo luogo quest’acqua può essere stoccata nel balcone stesso limitando – nei periodi di siccità – l’utilizzo dell’acqua potabile per l’irrigazione delle piante.

Perché i movimenti dedicati allo sviluppo degli orti urbani ed i guerrilla gardening si stanno rapidamente diffondendo.

La crisi economica ha avuto sicuramente un suo ruolo. Guardando alla storia ogni qualvolta una popolazione si ritrovava in difficoltà economiche uno dei primi interventi di mitigazione della grave situazione era la creazione di un piccolo orto. Così accadeva durante la grande industrializzazione quando i contadini si spostavano verso le città in cerca di lavoro nelle fabbriche, così accadde durante e dopo le due guerre mondiali, così continua accadere oggi quando la gente fatica ad arrivare alla fine del mese e ogni euro risparmiato aiuta le finanze familiari. Lo sviluppo della GuerrillaGardening nasce a mio avviso dalla necessità di sensibilizzare la gente con gli unici mezzi che si possono utilizzare ovvero lo scoop, la notizia da prima pagina, il caso da impatto mediatico che può smuovere nell’immediato la sensibilità delle persone.

Da quanti anni curi il tuo orto/giardino in terrazza?

Il mio diamante splende da un anno. A orto/giardino aggiungerei anche laboratorio in quanto continuo nella sperimentazione di materiali e soluzioni nuove per migliorare il risultato sempre ponendo grande attenzione al recupero dell’acqua e del suolo continuando a rispettare i tempi della natura così come mi è stato insegnato da piccolo.

Ringraziamo infinitamente Stefano per il tempo e le splendide parole spese per questa intervista.

Arianna Mortellaro

Arianna Mortellaro Architetto

Formazione scientifica, spirito “siculo” e dinamico. Dai colleghi soprannominata “archignere” poiché architetto che si occupa di efficienza energetica in campo industriale. Per hobby scrive articoli da freelance, prepara il pane tutte le settimane e si cimenta come birraiola.