Stella McCartney: a Londra il negozio più sostenibile del mondo

Il negozio di Stella McCartney a Londra.

Manichini biodegradabili e materiali organici al 23 di Old Bond Street, per il negozio flagship store più sostenibile del mondo, voluto da Stella McCartney, la stilista londinese da sempre attenta alle sfide della sostenibilità.

 Il negozio sostenibile di Stella McCartney a Londra. Il negozio sostenibile di Stella McCartney a Londra.

Uno flagship store di 700 metri quadri in una delle strade più celebri dello shopping del lusso mondiale per uno dei marchi più noti al mondo: eppure le scelte operate all’interno del negozio sostenibile riportano Stella McCartney ad una dimensione umana e sostenibile a cui non si è soliti guardare parlando di moda.

C’è un legame intimo tra Stella McCartney e l’Italia, che si riflette anche nella scelta degli elementi fatti a mano e pezzi unici creati da Mario Bellini e Angelo Mangiarotti. Sostenibili sono anche gli elementi d’arredo in schiuma realizzati con materiali di recupero, arredi vintage e zoccoli in legno di riuso. Il caso di Stella Mc Cartney diventa ulteriormente interessante perché coinvolge una realtà imprenditoriale non sufficientemente valorizzata, facendo sì che un elemento talvolta collaterale dell’esposizione commerciale come il manichino diventi un elemento integrato delle scelte etiche del brand. Si tratta di manichini biodegradabili, realizzati da Bonaveri, azienda leader nella produzione di manichini d’alta gamma con sede a Renazzo di Cento, provincia di Ferrara. Una storia di orgoglio italiano che si moltiplica se pensiamo che si tratta del primo manichino biodegradabile al mondo, realizzato in BPlast, plastica naturale derivante per il 72% da canna da zucchero e verniciato con BPaint, una speciale vernice naturale composta da sole sostanze organiche. Il biopolimero e le finiture cromatiche sono biodegradabili e certificate Ok Biobased da enti di revisione autorizzati.

Il tutto assume un connotato quasi poetico, se pensiamo che i Mannequin erano, agli albori della moda, delle modelle in carne e ossa che posavano ferme per mostrare alle clienti la vestibilità dei capi e i loro possibili utilizzi. Erano considerate un elemento aggregante, attorno al quale si catalizzava l’interesse per il dettaglio e con cui la Maison comunicava il proprio stile alle clienti in visita nella boutique.

Nel negozio più sostenibile al mondo di Stella McCartney a Londra il manichino riprende vita, torna ad essere organico e non più un oggetto plastico e inanimato, fino a riappropriarsi della sua vitalità.

 Gli interni del negozio di Stella McCartney con materiali di riuso. Gli interni del negozio di Stella McCartney con materiali di riuso.

 Nel negozio di Stella McCartney i manichini sono biodegradabili. Nel negozio di Stella McCartney i manichini sono biodegradabili.

La sostenibilità del negozio di Londra

Un vanto del negozio sostenibile è di essere l’unico a Londra con aria interna pura. Merito della tecnologia chimico-atmosferica di Airlabs, un processo di filtraggio dell’aria a basso consumo energetico e bassa manutenzione che elimina il 95% degli inquinanti atmosferici e dei gas nocivi, quali il diossido di nitrogeno e il particolato, attraverso un sistema di ventilazione filtrato al carbone.

L’impegno etico del brand si colora di ironia, cercando di comunicare con leggerezza lo spirito vitale e positivo della sostenibilità legata alla moda: c’è spazio anche per il gioco, al seminterrato, con una piscina di palline e una parete per l’arrampicata dedicate ai più piccoli. I pannelli decorativi sulle pareti dell’allestimento interno sono realizzati in cartapesta fatta a mano, riciclando gli scarti della carta utilizzata negli uffici del brand. La componente umana, come nella carta riciclata degli uffici, è evidente anche sulle pareti dei camerini, decorate con le stampe “Hands of Love” realizzate dai dipendenti di tutto il mondo.

 Luce naturale nel negozio di Stella McCartney di Londra. Luce naturale nel negozio di Stella McCartney di Londra.

La visita al negozio sostenibile di Stella McCartney a Londra è concepita come un’esperienza multisensoriale, dove dalle casse volutamente incastonate nel cemento e poco visibili, vengono riprodotti suoni astratti per sublimare i sensi avvolti dalla luce naturale filtrata da ampi lucernari. Inutile precisare che la cura dei suoni è stata affidata a Paul McCartney.

E, a proposito di famiglia, c’è un ambiente più intimo di nome “Members and Non-Members Only”, in cui una foto di famiglia invita a sentirsi partecipi della filosofia di Stella McCartney e in cui si svolgono iniziative commerciali esclusive ed esposizioni di edizioni limitate.

 I lucernari dell'area esclusiva del negozio di Stella McCartney. I lucernari dell'area esclusiva del negozio di Stella McCartney.

Stella McCartney: tra lusso e rispetto dell'ambiente

La difficile coniugazione del lusso con il rispetto dell’ambiente resta un tema spinoso, che alimenta un grande fermento di idee nel mondo della moda, oggi più che mai sottoposta al giudizio severo di un mercato sempre più attento al consumo etico e all’esigenza di soluzioni concrete, in risposta ai numerosi allarmi lanciati dalle istituzioni mondiali sul riscaldamento globale e le conseguenze di una scarsa autoregolamentazione.

In un momento in cui il consumo vorace sembra dare sempre più spazio ai colossi del fast fashion, l’industria della moda si chiede quali e quante siano le sue responsabilità sul significativo impatto ambientale che il continuo flusso di consumi e produzioni massificate può comportare.

Per questa ragione sono molti i brand del lusso e della moda di alta gamma che oggi investono sul settore della Ricerca e dello Sviluppo di nuovi materiali e nuove strategie produttive, per ottimizzare i risultati minimizzando l’impatto ambientale del ciclo vitale di un capo.

Chi è Stella Mc Cartney

Il brand prende il suo nome proprio dalla designer che, a partire dal 2001, ha adottato la filosofia della sostenibilità tanto nella sua vita privata quanto nel suo lavoro. Vegetariana di lungo corso, rifiuta da sempre l’uso delle pelli animali nelle sue linee, riuscendo ad applicare il suo codice etico su una produzione che vanta la presenza in oltre 100 Paesi con 53 negozi tra cui Londra, Los Angeles, Tokyo, Hong Kong, Dubai, Milano e recentemente anche Firenze, Parigi e New York. La dedizione di Stella McCartney alla sostenibilità nel suo approccio creativo è di gran lunga precedente rispetto agli attuali temi affrontati a vario titolo dalla moda. Il suo brand ha da sempre ricercato metodi e scelte oculate di materiali innovativi che riducessero l’impatto sull’ambiente e gli animali, dando vita alla “Eco Alter Nappa”, una pelle vegetariana, fino al lancio di un tessuto simile alla seta, presentato durante le sfilate Primavera/Estate 2018 a Parigi. A ciò si aggiunge un più ampio approccio circolare all'intero ciclo produttivo con risorse ricavate da materiali di riciclo. La stessa comunicazione del brand affida ad una sezione specifica del suo sito web uno spazio dedicato alla sostenibilità sociale della produzione, rimarcando altresì l’importanza di compensi equi e giusti per i proprio dipendenti ad ogni livello e una supply chain virtuosa.

I tessuti sostenibili di Stella McCartney

Uno dei problemi più spinosi del processo produttivo tessile e del suo impatto ambientale è dato dalla dispersione delle risorse, per cui alle quantità di risorse prime impiegate non corrisponde un adeguato output di prodotto. Lo sforzo delle ricerche di Stella Mc Cartney, pertanto, è quello di riuscire a ridurre il coefficiente di dispersione delle risorse immesse nel processo e produrre dei tessuti ecologici e sostenibili per i suoi capi di moda.

Dal 2015 al 2016, ad esempio, l’uso di solo cashmere rigenerato Re.Verso™ invece del cashmere vergine, ha consentito di aumentare le quantità di materiale immesso, ma di ridurre contestualmente l’impatto ambientale di circa il 20% rispetto al 2014. Questo rappresenta un traguardo significativo, perché il cashmere vergine stima un impatto ambientale che è di circa 100 volte quello della lana. Il cashmere rigenerato Re.Verso™, anche questo un orgoglio italiano, è certificato GRS (Global Recycling Standard) ed è pertanto possibile tracciare ogni passaggio del processo produttivo. Stella Mc Cartney, inoltre, è attiva anche nel sostegno materiale alla Wildlife Conservation Society operante in Mongolia, a tutela dei pascoli, sottoposti ad un eccessivo stress dal reperimento di cachemere.

Altra fibra naturale impiegata nel processo creativo di Stella McCartney è la viscosa, ricercata solo in foreste Svedesi in cui sia consentito ricavare fibre naturali, salvaguardando quindi le aree protette e la biodiversità. Più dell’80% della biodiversità del pianeta vive nelle foreste e questo rende la tutela degli habitat un punto nodale per l’etica del brand.

Il 61% del cotone utilizzato nella linea è organico, eliminando l’uso di agenti chimici tossici e persistenti, nel rispetto degli standard di certificazione GOTS e OCS.

La Fur-free-fur, una non pelliccia, è un’altra medaglia dell’etica di Stella McCartney, una scelta che non solo è cruelty-free, ma abbatte anche l’impatto ambientale di coloranti, trattamenti chimici e agenti tossici legati al trattamento delle pellicce. Qui subentra un’altra operazione del brand: la tutela dell’ambiente non termina con la vendita del capo, ma passa il testimone all’acquirente. Chi acquista una non-pelliccia sa di acquistare un bene di lusso e dovrebbe, secondo il codice etico di Stella McCartney, sapere di averla acquistata per sempre. Una campagna di sensibilizzazione, quindi, che invita ad essere non solo consumatori, ma anche autori del cambiamento e complici del progetto sostenibile del proprio marchio preferito.

Un altro fila lega Stella McCartney all’Italia ed è un filo di seta. Potremmo parlare, in realtà, di una trama che lega le Manifatture Tessili di Como alla California. La compagnia Bolt Threads ha messo a punto una tecnologia di produzione della fibra, che emula la trama delle ragnatele. Lo studio è partito dall’osservazione del rapporto tra la struttura fisica dei ragni e la tela da loro prodotta. Una sorta di proporzione matematica, certamente più complessa, ha portato gli studiosi a comprendere quali parametri di elasticità, resistenza, durabilità e morbidezza attribuire alla fibra prodotta. Una risorsa che si ispira alla natura e la rispetta. Il viaggio della materia, così, procede verso Como, dove la seta viene lavorata secondo processi produttivi di qualità, che rendono la manifattura comense un riferimento per il settore tessile.

Oltre alle fibre naturali, la cura ricade anche su materiali come il nylon e il poliestere. L’Econyl ® è ricavato da plastica riciclata, scarti industriali e reti ittiche. Allo stesso modo il poliestere proviene da risorse riciclate invece di impiegare poliestere vergine. Il sostegno di Stella McCartney a favore delle ricerca si rinnova anche nella partnership con Parley for the Oceans, con la realizzazione nel 2017 di un’edizione limitata per Adidas di sneakers prodotte da plastica riciclata e lo zaino Ocean Legend – Falabella GO. 

La storia e gli esempi di Stella McCartney dimostrano che la sostenibilità ha davanti a sé una strada tutt’altro che tortuosa e che l’ispirazione, unita alla conoscenza e alla ricerca, può condurre verso direzioni migliori per noi e il pianeta.

Stela Karabina

Stela Karabina Architetto

Laureata in Architettura e appassionata di Arti Applicate in genere, di Tessitura in particolare fin da piccola. Albanese cresciuta in Puglia, si divide con orgoglio tra le due culture. Su ArchitetturaEcosostenibile ha trovato il crocevia ideale tra le sue curiosità e l’amore per la scrittura.