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Masterplan e progetti pilota per la rigenerazione del litorale campano
Aree degradate, strutture abbandonate, beni confiscati alla camorra. È in questo scenario che il Masterplan per la Rigenerazione e il Riuso del Litorale Domizio è intervenuto proponendo strategie e progetti per la riqualificazione del tratto di costa campano che include il Litorale Domizio, la riviera vesuviana e la costa del Sele.
Il Masterplan è stato redatto da un gruppo di architetti all’interno del Master Architettura | Ambiente organizzato da NIB New Italian Blood a Salerno e appena conclusosi dopo un periodo di studi, ricerche e sperimentazioni lungo oltre 6 mesi.
L’obiettivo del Master è di innescare azioni virtuose e concretezza operativa per un territorio che dagli anni della grande speculazione edilizia è stato scenario di svariati fenomeni di degrado ambientale, sociale e culturale. I progetti del master intendono ridare dignità ai 100 km di waterfront campano con grandi potenzialità inespresse e suggerire strategie per eliminarne il degrado. Basti pensare al Litorale Domizio, il tratto di costa della Campania che va da Torregaveta a Baia Domizia (Napoli), area molto ricca dal punto di vista naturalistico – è in parte compresa nel Parco Regionale Roccamonfina-Foce Garigliano – ma estremamente degradata.
“Attraverso una serie di micro interventi di rigenerazione urbana, edilizia e paesaggistica, i nostri progetti pilota si pongono l’obiettivo di migliorare la qualità di vita delle persone che abitano il litorale e lanciare strategie e progetti di autogestione finanziabili con fondi regionalieuropei, che attivino processi di micro economia locale esaltando le potenzialità del luogo e delle comunità presenti” – spiega l’architetto Luigi Centola, tra gli organizzatori del Master. E prosegue: – “Crediamo fortemente che l’integrazione sociale e la rinascita di questi luoghi, bellissimi e maltrattati, passi per la creazione di opportunità lavorative e dinamiche occupazionali sostenibili in alternativa al mercato globale dello sfruttamento.”
I progetti pilota
Si auspica che i progetti pilota, intendendo il litorale come “città-natura”, riconnettano il sistema naturale e quello antropico.
Tra i progetti pilota più meritevoli, segnaliamo quello di Marika Maione “undeRdune” che, laddove sorge l’incompiuto stabilimento balneare NATO, propone un nuovo centro di ricerca ed educazione ambientale. Il progetto non intende demolire il fabbricato esistente per ricostruirlo da zero: ne modifica solo i contorni, per favorirne l’integrazione con il paesaggio sabbioso circostante. Sull’elaborato presentato da Marika al termine del Master si legge: “Granelli di sabbia, sospinti dal vento, avvolgono e sovrastano l’opera dell’uomo, eterna imperfezione, stabilendo un rapporto osmotico tra natura ed edificio”.
Anche gli altri progetti pilota presentati dai 30 architetti ed ingegneri che hanno partecipato al master, si sono concentrati su temi fondamentali come la creazione e la salvaguardia di corridoi ecologici, la ricostituzione del sistema dunale costiero, la pulizia degli spazi pubblici abbandonati, il sistema di canali dei Regi Lagni, la valorizzazione dei laghi artificiali, il riuso dell'immenso patrimonio edilizio disponibile che include i beni confiscati alla camorra.
Aperte le borse di studio a copertura totale per la terza edizione.
Anche per la terza edizione si produrranno opere reali a partire dai ‘Buchi Neri': rigenerazione di edifici e spazi pubblici abbandonati; nuovi luoghi per l'integrazione, il lavoro e la cultura in periferia; riqualificazione e riuso di beni confiscati alle mafie.