- scritto da Antonia Guerra
- categoria Progetti
Architettura sostenibile in Lettonia. Un team italiano con il progetto Urban Sponge
Il gruppo italiano, che ha ottenuto un ottimo risultato nel concorso Europan 10, si è posto l’obiettivo di creare un sistema in grado di autoregolarsi nel tempo, un sistema inteso come un organismo funzionante in relazione alla città esistente. Il titolo Sponge, non è quindi casuale: la spugna infatti, è da un lato “portatrice di pori” che consentono di realizzare importanti scambi di tipo ambientale, dall’altro è un “genotipo spontaneo”, cioè un sistema composta da più parti in grado di autoregolarsi.
Gli edifici diventano il paesaggio, rimodellando lo skyline dell’area. Si aprono inaspettati ed ampi punti di vista da grandi edifici racchiusi in sé che permettono di diminuire al massimo la dispersione di energia. Ogni singolo edificio è la cellula base che si lega alle altre per costituire un sistema virtuoso. Singole cellule dal rendimento elevato che riducono al minimo i consumi energetici.
Il terreno non è inteso come mero plateau su cui sovrapporre gli edifici, ma viene modellato per ottenere inclinazioni che massimizzino l’esposizione al sole delle aree verdi, piccoli orti urbani, zone relax, campi sportivi, cinema all’aperto ecc. Zone pensate soprattutto per i mesi più caldi e luminosi dell’anno. Per i mesi in cui le temperature rigide e la scarsità di illuminazione non favoriscono la vita all’aperto, tutto ciò avviene all’interno dell’edificio, in grandi spazi sociali verdi che si insinuano all’interno delle costruzioni, serre, piccole biblioteche e coltivazioni idroponiche.
La sagoma degli edifici è disegnata con inclinazioni ottenute in base all’esposizione ai venti e ai gradi di incidenza dei raggi solari nelle diverse stagioni. Questo consente di ottenere un miglior soleggiamento degli edifici e soprattutto un contenimento ulteriore degli sprechi energetici.
La vocazione vera del progetto Urban Sponge è, oltre il comfort ambientale, ridurre al minimo le emissioni e gli allacci alle forniture private (acqua, luce e gas).
Questo concetto ci porta a sfruttare la natura ottimizzandone le risorse (acqua , sole e vento) e trasformandole in energia domestica: la competitività di un edificio così fatto con i grandi fornitori di utenze è alta.
Sfruttare le risorse significa sagomare gli edifici in funzione dell’inclinazione dei raggi del sole nei vari periodi dell’anno per favorire il più possibile il soleggiamento; introdurre serre rivestite con pannelli in triplo vetro che consentono, nei mesi più freddi, di purificare e riscaldare l’aria che viene poi miscelata con l’aria esterna e quella di ricircolo degli appartamenti prima di essere ulteriormente miscelata con quella riscaldata tramite un sistema geotermico ed infine inviata alle abitazioni.
Il progetto è stato elaborato da:
Giorgio Antonazzo, Domenico Conaci, Claudia La Spada, Domenico Piperno – Spazioaperto
Martino Fraschetti, Vincenzo Tattolo – F+T
Florindo Ricciuti – Tpot