Architettura per gli animali. I progetti più significativi nei parchi naturali europei

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Gli zoo dove esporre gli animali come attrazione stanno scomparendo ormai da tempo dal nostro paesaggio culturale, sostituiti rapidamente da progetti di parchi naturali dove ammirare anche l’intero ecosistema ricostruito e preservare la sopravvivenza di alcune specie rare e in via di estinzione. Sono tanti i problemi che si pongono di fronte alla progettazione di un’architettura per animali, le cui accuse virano sempre versoil concetto antropocentrismo smodato.

Case sull’albero per la nidificazione degli uccelli

Ma numerosi sono anche gli esempi di architetture ecosostenibili, progetti che puntano all’armonia tra design e natura e che diventano iconici. Di seguito una carrellata dei progetti più significativi realizzati per gli animali che abitano i parchi naturali europei.
Immagine in alto: Zoo Bois de Vincennes, Bernard Tschumi Architects

BIOPARCHI EUROPEI

Zoo Bois de Vincennes (Francia)

L’ultimo nato in ordine temporale è certamente il progetto per lo Zoo Bois de Vincennes, a Parigi, realizzato dallo studio Bernard Tschumi Architects. Si tratta del completo rifacimento della struttura, tra le prime realizzate in Europa, attorno al 1934. La mission dello studio non è progettare un’architettura nel senso tradizionale ma di realizzare strutture specifiche dove nascondere, completare e mescolare le strutture chiuse e il paesaggio. Lo zoo diventa un’esperienza sensoriale di per sé, dove ammirare gli animali in quasi completa libertà. Gli spazi vengono suddivisi in 6 diverse biozone e separati tra loro in modo del tutto naturale, tramite l’uso di scogliere, vegetazione e fossati.

Korkeasaari Zoo (Finlandia)

Un altro esempio che risale al 2009 è la realizzazione di un vero e proprio parco per animali e di un relativo centro di osservazione posto al centro dell’area, nell’isola di Korkeasaari in Finlandia, frutto di una collaborazione tra Beckmann–N’Thépé e TN+.

Gli animali sono i veri padroni dell’isola mentre gli uomini posso ammirarli in maniera non invasiva grazie ad una struttura di osservazione. La struttura è costituita da un’ampia superficie vetrata sovrastata da una cupola e che si adatta alla conformazione irregolare del terreno. Il collegamento con la terraferma avviene tramite una funivia.

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Zoo Primorsky San Pietroburgo (Russia)

Sempre dello stesso studio è il progetto che è stato presentato per lo zoo di San Pietroburgo, in Russia. Lo zoo della città era il più antico d’Europa e verrà ora ricostruito al di fuori dai confini urbani, con un nuovo nome: Primorsky. Trecento ettari di campagna russa offrono un viaggio attraverso gli ecosistemi della Pangea nell’epoca Paleozoica e Mesozoica.

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CASETTE E DEPENDANCE A MISURA DI OGNI SPECIE

Zoo di Dresda (Germania)

Intanto nello zoo di Dresda le giraffe godono di un’innovativa casa, a basso impatto ambientale. Lo zoo è situato all’interno dei parchi e dei percorsi del Grosser Garten, fiore all’occhiello della capitale della Sassonia, diventato parco pubblico ufficialmente nel 1814. Il progetto è dello studio Heinle, Wisher und Partner.

La casa è stata costruita con l’aiuto di biologi e zoologi: realizzata con un involucro di fasce verticali in legno di betulla, dipinte con sfumature che digradano dal marrone al grigio. La distanza tra un’asticella e l’altra è stata calcolata con una cura meticolosa, per evitare problemi ai lunghi colli delle giraffe, che ogni tanto si sporgono fuori per osservare l’esterno. L’intera struttura in alzato presenta un ritmo grafico ondulatorio che richiama le ondate di calore nella savana, dipinta in giallo paglierino. Le vetrate che costituiscono la facciata, alternate alle fasce in betulla, sono a doppio strato, a prova di calci di giraffa. Il pavimento è a “prova di corrosione”, a causa della forte acidità dell’urina delle giraffe: composto da una miscela di resine epossidiche, grassi vegetali e sabbia. Vista dall’esterno colpisce moltissimo l’efficacia con cui la costruzione si fonde con l’ambiente circostante, grazie anche alla virtuale eliminazione delle recinzioni; grazie ad una pendenza di 20 gradi la zona circostante il parco risulta inaccessibile agli animali, per ragioni anatomiche.

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Sempre dallo studio Heinle, Wischer and Partner Architects, presso lo Zoo di Dresda, è stato realizzata la nuova casa per i lemuri, nel 2009. Il progetto ha vinto il premio “Other new designed open space systems” (Altri nuovi progetti di sistemi degli spazi aperti) durante l’edizione 2011 del concorso Gärten in der Stadt” (Giardini nella città). Ancora in linea con l’idea di concepire open space che avvolgano i visitatori, come accaduto con il recinto delle giraffe, è stato realizzata una vera e propria isoletta per i lemuri dalla coda a strisce.

L’isola è parte del ridisegno del laghetto delle foche e della roccia per i predatori, che sono stati integrati nel progetto. Il visitatore attraversa in trincea la zona dove vivono i lemuri, tra numerosi alberi e una piscina.

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Parco Bois de la Bâtie (Svizzera)

Nel 2008 lo studio svizzero group8, assieme allo studio di ingegneria strutturale Guscetti & Tournier ha realizzato una casa per uccelli nel parco Bois de la Bâtie a Ginevra, Svizzera.
La casa è situata in una isoletta separata dal resto del parco, che limita l’accesso ai visitatori, i quali sono costretti a seguire un percorso per osservare gli uccelli da diverse direzioni. La struttura consiste in 16 pilastri di acciaio dalla forma ad albero che sorreggono una copertura in cemento.

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Zoo di Copenhagen (Danimarca)

Nello stesso anno ma a Copenhagen lo studio Foster + Partners , cimentandosi per la prima volta in una progettazione per animali, ha completato la casa degli elefanti. Il progetto è partito dalla ricerca sui modelli di comportamento degli elefanti. La tendenza degli elefanti maschi in natura a vagare lontano dal branco principale ha quindi portato alla realizzazione di due vani separati.

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La copertura è costituita da cupole vetrate per fornire un’illuminazione naturale in contrasto ad una tipologia edilizia tradizionalmente genericamente caratterizzata come “spazio chiuso”. Inoltre, le cupole vetrate hanno finestre apribili per consentire la ventilazione naturale e non vi è un sistema di recupero del calore, cosa che permette di migliorare ulteriormente l’efficienza ambientale del sistema.

Violetta Breda

Violetta Breda Architetto

Laureata in Architettura delle Costruzioni presso il Politecnico di Milano e in Conservazione presso lo IUAV di Venezia. Ama il design, gli animali e scrivere: ha coniugato queste sue passioni in un progetto online che unisce animali e umani grazie all’architettura e al design. La trovate qua e là per l’Italia, ma soprattutto sui social network.