Le abitazioni della città sotterranea di Coober Pedy

Coober Pedy, o capitale dell’opale, è una città sotterranea di circa tremila abitanti che si trova nell’Australia meridionale, lungo la Stuart Highway. Città totalmente vocata all'estrazione di questo minerale, agli inizi del secolo scorso si è popolata di minatori che con le loro famiglie hanno iniziato a vivere nelle abitazioni ricavate nelle cavità naturali. A causa dell’ampio deserto che caratterizzava quest’area geografica, le popolazioni autoctone erano prevalentemente cacciatori e nomadi in cerca di cibo o di rifornimenti idrici.

Nel 1915, tre cacciatori d’oro, J. Hutchin, suo figlio adolescente William e M. Mckenzie, si accamparono a sud di Coober Pedy e, durante una ricerca di acqua, scoprirono dei pezzi di opale. Fu questa risorsa mineraria che fece acquisire al luogo il nome di Stuart Range Opal, successivamente modificato in Coober Pedy, modernizzazione delle parole aborigene di “Kupa Piti”, uomo bianco in un buco.

La città sotterranea ha iniziato a prendere vita a seguito del completamento della ferrovia che ha permesso a muratori e soldati di insediarsi in questo posto dalle condizioni di vita durissime, creando dei rifugi nel sottosuolo, primo nucleo delle odierne abitazioni sotterranee, che prevedevano anche dei serbatoi d’acqua per il sostentamento. Ciò era indispensabile perché Coober Pedy era sprovvista di risorse idriche e l’acqua veniva portata da molto lontano.

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Negli anni ’60 l’attività mineraria, dopo la forte crisi del 1940, riprese con vigore e costanza e ciò portò alla migrazione di europei e americani che si trasferirono nell’area permettendo alla città di nascere: divenne un moderno centro di estrazione dell’opale, con annessa fitta rete di conduttura idrica sotterranea, funzionante per osmosi inversa.

Le case sotterranee di Coober Pedy

All’inizio le abitazioni sotterranee erano effettivamente i piccoli fori scavati all’interno del suolo di arenaria, durante le attività minerarie. Col passare del tempo, la continua escavazione del terreno ha portato queste gallerie ad aumentare le proprie dimensioni, diventando enormi. In altri casi gli operai, che lavoravano nell’area di Coober Pedy, hanno volutamente allargato alcuni dei rifugi ipogei nei quali dormivano, facendoli diventare delle proprie e vere abitazioni, con tutti i comfort possibili. All’epoca l’unica pecca era data dal fatto che l’escavazione veniva effettuata manualmente, per cui i lavori non risultavano perfettamente a regola d’arte. Con l’introduzione delle macchine da traforo, le abitazioni hanno assunto le connotazioni di case magiche e affascinanti.

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La conformazione delle case sotterranee 

Le case sotterranee di Coober Pedy non hanno assolutamente l’aspetto di case cavernicole e primitive, scavate nella collina: l’accesso in genere avviene a livello strada e la casa si estende, generalmente, in orizzontale al di sotto della collina che la accoglie; in alcuni casi ampliamenti parziali avvengono anche sotto il livello strada oppure all’esterno, circondati da giardini, pieni di piante grasse e contenitori di acqua.

La grotta scavata nella collina di arenaria rossiccia, materiale che caratterizza in maniera unica le pareti delle case sotterranee, lasciante al naturale, senza rasatura né colore, evitando così un effetto posticcio e artificiale.

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L'intervento dell'uomo appare più evidente nella suddivisione degli ambienti interni, creata con tramezzi colorati o di materiale diverso dalla roccia, come laterizio e pietra. Questi ultimi vengono utilizzati anche al di sopra di archi e architravi, per garantirne la stabilità strutturale. In alcuni casi le abitazioni di Coober Pedy presentano una struttura in legno fatta di assi, alcuni dei quali vengono posizionati in verticale a creare dei canali necessari alla ventilazione oppure per portare la luce naturale nelle stanze che non si affacciano sul fronte strada, in particolare specie nelle cucine e nei soggiorni. L’ingresso immette subito nella zona giorno, costituita da soggiorno e angolo cottura. Un piccolo disimpegno divide la zona giorno dalla zona notte e dal bagno, entrambi posti a nord, ben protetti, silenziosi e, in genere, privi di aperture. 

A prescindere dalla temperatura esterna, l’arenaria protegge e isola le abitazioni regolando la quantità di umidità e rendendo lo spazio interno confortevole e soprattutto insonorizzato.

Laura Bertelloni

Laura Bertelloni Architetto

Architetto e grafico, ama viaggiare, scrivere e cucinare. Alterna la sua attività al riciclo creativo. Già da piccola si divertiva a disegnare le case dei sogni per sua mamma, a pitturare il terrazzo dei nonni e a smontare la sua stanza, cambiando di continuo la disposizione dei mobili.