L’abitare temporaneo per i popoli nomadi: l’evoluzione delle tende tradizionali

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L’idea dell’abitare temporaneo è una prassi sempre più consolidata anche nella cultura occidentale. La casa è diventata spesso d’uso temporaneo a causa di dinamiche sociali che obbligano le persone a continui cambiamenti del luogo di residenza, oppure sono sempre più diffuse le abitazioni realizzate con veri e propri moduli trasportabili, adeguandosi alle esigenze delle nuove comunità urbane. Alcuni popoli hanno però basato da sempre la loro vita sulla temporaneità della loro dimora e sul nomadismo, grazie a strutture leggere, efficienti, economiche e facilmente trasportabili, come è il caso del popolo mongolo e della sua tenda tradizionale, la gher

Abitazioni dal mondo: la tradizione Mapuche nelle nuove case degli indigeni

Immagine di copertina | © Giorgio Bianchi

Questa tenda è l’emblema dell’abitare temporaneo tipico della cultura nomade della steppa, fin dai tempi del noto condottiero e sovrano mongolo, Gengis Kahn (1162–1227).

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Dopo aver unificato le tribù mongole, fondando l’Impero Mongolo, Gengis Kahn le condusse alla conquista della maggior parte dell’Asia Centrale, della Cina, della Russia, della Persia, del Medio Oriente e di parte dell’Europa orientale, dando vita, anche se per breve tempo, al più vasto impero terrestre della storia umana. Fu sepolto in un luogo tuttora ignoto della nativa Mongolia.

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Durante il cambio dei pascoli, l’abitazione mongola può essere smontata in circa due ore, caricata su carri di legno, un tempo trainati da cammelli ma sostituiti, in tempi recenti, sempre più spesso da mezzi a motore. Più conosciuta in occidente con il nome russo di yurta, questa tenda a pianta circolare ha una superficie, mediamente, di 30 metri quadrati ed una struttura particolare e unica nel suo genere. La sua forma risponde inoltre a precise esigenze funzionali, offrendo pochissima resistenza ai forti venti della steppa.

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ALL’INTERNO DELLA GHER

L’ossatura della gher è costituita dai khana, un intreccio di tralicci di legno autoportante, con misure standard ed affiancati l’uno all’altro in modo da costituire un recinto circolare. La porta, khalga, fatta di legno decorato, è rivolta sempre a sud. Al centro della gher si pongono due baghana, i grandi pali portanti che servono per sorreggere la cupola del tetto, il toono, al quale poggiano gli uni, pali di legno che costituiscono il tetto vero e proprio.

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Al centro della copertura un’apertura (all’occorrenza chiudibile) serve per far entrare luce, favorire la circolazione d’aria e far uscire il fumo della stufa. Il tutto è poi rivestito di panni di feltro o, soluzione più recente, da teli di cotone bianco, incerati.

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LA SIMBOLOGIA 

Ogni spazio all’interno della gher ha una forte valenza sociale. Non è consentito sedersi ovunque si desideri, ma deve essere rispettata una specifica divisione gerarchica con il posto d’onore a nord, destinato alle divinità e i posti di minor prestigio distribuiti man mano che ci si avvicina alla porta di casa, posta a sud. Il lato alla sinistra dell’entrata è destinato agli uomini, mentre il destro alle donne.

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Al centro è posizionata la stufa che anticamente era soltanto un fuoco contenuto in un braciere. La stufa ha una forte valenza e simboleggia la famiglia e la progenie e il suo fuoco la continuazione genealogica.

La tradizione vuole che la custodia della fiamma fosse affidata al figlio minore, l’Otgon, che nella tradizione mongola è generalmente l’erede delle sostanze paterne ed è anche responsabile del reperimento del combustibile, l’argal, ovvero lo sterco degli animali secco che nel nord del paese, dove sono presenti le foreste, viene affiancato dalla legna.
Oggi invece sono le donne ad occuparsi del fuoco, accendendolo al mattino e alimentandolo durante il giorno per cucinare e scaldare l’abitazione.

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Evoluzione dell’abitazione tradizionale mongola:

  1. Buheg di origine preistorica: è un tipo di struttura ancora usata dagli allevatori di renne del nord della Mongolia e in Siberia;
  2. La struttura è stata modificata per creare delle semplici pareti lungo il perimetro;
  3. Il disegno è stato rifinito con l’aggiunta di khana pieghevoli e pali di legno;
  4. Il tetto viene ribassato e assume un profilo curvo;
  5. La gher moderna: il cambiamento più sostanziale nel disegno della tenda (sin dal tempo di Genghis Khan), è la forma del tonoo (ruota centrale) che è più piccolo, dando al tetto un profilo ancora più ribassato, perdendo il profilo curvo.
Lenny Schiaretti

Lenny Schiaretti Architetto

Appeso ad una scala poco stabile, da tempo sta cercando il suo libro tra i polverosi scaffali di una biblioteca, ancora tutta da scoprire. Si fa aiutare dall'architettura, dal basso elettrico, dai viaggi, qualche buon libro e frequenti tuffi in piscina. Durante questa ricerca, insieme ad un amico, ha attraversato la Mongolia in bicicletta e da quei deserti nella sua mente sono cambiate tante cose...