- scritto da Antonia Guerra
- categoria Criteri Progettuali
Recuperare l’acqua piovana: impianto di accumulo e riutilizzo. Sprechi e soluzioni
il valore del consumo medio di acqua potabile giornaliero, stimato intorno ai 110 – 200 litri procapite per un abitante europeo*, potrebbe essere ridotto del 30% se non si utilizzasse l’acqua potabile per l’irrigazione, gli scarichi e le pulizie. Un dato che fa riflettere perché così facendo, i 110 litri diventerebbero meno di 80 ed i 200, 140, per un risparmio complessivo tutt’altro che indifferente.
Un possibile modo in cui l’architettura può aiutarci a risparmiare acqua, consiste nella raccolta e riciclo delle acque piovane, da utilizzare nei suddetti modi, evitando di consumare quella potabile. Lo studioso Otto Wack, ha dimostrato che l’acqua piovana, se depurata attraverso un sistema di recupero ben progettato ed installato, può giungere nelle nostre case possedendo caratteristiche paragonabili a quelle dell’acqua distillata *, il che è positivo per il funzionamento di macchine come lavatrici e lavastoviglie che, non avendo più a che fare con le formazioni di calcare, consumerebbero meno energia e si guasterebbero più difficilmente.
Schematizzandone il funzionamento, si può dire che un impianto di recupero e riciclo dell’acqua piovana, come il suo nome suggerisce, è costituito da due sottoimpianti:
IMPIANTO DI RECUPERO
Può essere assimilato per caratteristiche, ad un normale impianto di scarico, che preleva l’acqua piovana dal tetto ma la depura e la convoglia in un serbatoio.
IMPIANTO DI RIUTILIZZO
Dal serbatoio l’acqua viene prelevata da una pompa e portata nelle condotte che alimentano scarichi dei wc, lavatrici e lavastoviglie.
E’ evidente che apparecchi ed elettrodomestici che riutilizzano l’acqua, devono essere collegati ad una doppia tubazione: quella di riutilizzo, che fornisce loro acqua in caso di abbondanza di piogge, e la normale rete idrica cittadina, che li alimenta invece in caso di siccità.
I tubi che trasportano acqua piovana, devono essere marchiati con una scritta che evidenzia in modo chiaro ed inequivocabile che l’acqua al loro interno è non potabile.
Nei prossimi articoli approfondiremo le caratteristiche dell’impianto di recupero e di quello di riutilizzo.
* Fonte | Gauzin–Muller Dominique (2007), Architettura sostenibile, 29 esempi europei di edifici e insediamenti ad alta qualità ambientale, Edizioni Ambiente, Milano.