In partenza il progetto europeo per migliorare il riciclo delle batterie al litio

Riciclo delle batterie al litio. In arrivo un progetto europeo

Pile ministilo e accumulatori in generale, e batterie al litio in particolare, sono tra i capisaldi della transizione ecologica sostenuta dall'Unione Europea.

Le batterie e le pile sono dispositivi ideali per ridurre l'utilizzo di combustibili altamente inquinanti e per alimentare piccoli e grandi apparecchi tecnologici sempre più smart, tuttavia, per dare il meglio di loro stesse, devono essere inserite in un meccanismo di economia circolare che aiuti a riciclare e reimpiegare i preziosi materiali con i quali sono prodotte.

Se già il riciclo delle piccole pile AAA acquistabili online o in moltissimi negozi fisici riveste una grande importanza, quello delle batterie agli ioni di litio è addirittura strategico per l'economia dei Paesi dell'Unione. È in quest'ottica che è stato pensato il nuovo progetto europeo Acrobat, il quale punta a ottimizzare il riciclo dei materiali presenti nelle batterie litio-ferro-fosfato.

Pile al litio e batterie agli ioni di litio: perché non sono la stessa cosa

Quando si acquistano delle batterie ministilo o in altro formato per alimentare un dispositivo portatile, come un telecomando o un orologio, è possibile optare per quelle ricaricabili, al nichel-cadmio o al nichel-metallo idruro, oppure quelle non ricaricabili. In questo secondo gruppo rientrano le pile ministilo AAA alcaline, costituite da manganese, zinco, idrossido di potassio e acciaio, e quelle al litio, la cui composizione chimica è differente da quelle delle batterie tripla A agli ioni di litio.

Le pile al litio primarie sono, come detto, non ricaricabili e presentano un catodo in diossido di manganese o cloruro di tionile abbinato a un anodo di litio; le batterie agli ioni di litio, invece, sono veri e propri accumulatori e possono presentare diverse composizioni chimiche, tra cui l'abbinamento litio-ferro-fosfato.

Progetto Acrobat: che cos'è e quali obiettivi si pone

Il progetto Acrobat vede la co-partecipazione di 5 importanti partner europei, tra cui l'italiana Enea, la belga Vito, la tedesca Fraunhofer ILT, nonché l'Institute for Sustainable Metals and Minerals di Leuven e la PMI Accurec, anch'essa con sede in Germania.

Le realtà partecipanti si sono poste quale obiettivo quello di migliorare, secondo le proprie competenze, le varie fasi del processo di riciclo delle batterie LFP (litio-ferro-fosfato), al fine di giungere al recupero del 90% dei materiali in esse presenti. L'Enea si occuperà ad esempio del recupero degli elettrolitici, tra cui i solventi organici e i sali conduttori.

Come si può leggere sul sito ufficiale del progetto, benché le batterie LiFePO4 sono riuscite a conquistare, negli ultimi anni, una notevole fetta del mercato delle batterie LIB (agli ioni di litio), attualmente non esiste un'industria del riciclo che si occupi in modo dedicato di questa tipologia di dispositivi.

Questo fatto limita notevolmente il quantitativo di materiali che possono, ad oggi, essere recuperati e immessi nell'economia circolare, con gravi danni per l'ambiente e l'economia stessa.

L'introduzione a livello industriale di un metodo di riciclo innovativo e dal costo contenuto, studiato a partire dalle caratteristiche di queste particolari batterie, non si limiterà a ridurre l'impatto ambientale dei dispositivi elettrici, il cui mercato è in forte crescita, ma consentirà all'Europa di divenire più competitiva sul piano produttivo.

Ad oggi, le materie prime necessarie per la produzione delle batterie LIB LFP provengono principalmente da Paesi esteri come Cina, America Latina e Africa. Grazie al recupero dei materiali presenti nelle batterie, i Paesi europei potranno divenire più competitivi e ridurre la dipendenza dagli Stati esteri.