La prima cupola in hyper adobe costruita in Turchia: il processo costruttivo

Qualche settimana fa si è tenuto un workshop in un piccolo villaggio turco -Yeniköy Bayramiç, nei pressi di Çanakkale-  in cui si sono trattati argomenti come costruzione e autocostruzione di edifici con materiali autoctoni e naturali utilizzando tecniche di tradizione secolari. Durante il workshop tutti i partecipanti hanno potuto apprendere e provare concretamente alcune tecniche costruttive che hanno radici antiche, tecniche tradizionali usate da diversi popoli secondo le possibilità offerte dal proprio territorio, per sfruttare al meglio i materiali già presenti in loco e offerti dalla natura circostante. Inoltre, durante il workshop è stata anche realizzata la prima cupola in hyper adobe in Turchia, piccola di dimensioni perché destinata ad essere utilizzata come dispensa per i campi della fattoria che ha ospitato il workshop.

IL SUPER ADOBE DI NADER KHALILI

 a sinistra,la costruzione della cupola in hyper adobe durante il workshop a Yeniköy-Bayramiç; a destra, mattoni in Adobe fatti durante il workshop. a sinistra,la costruzione della cupola in hyper adobe durante il workshop a Yeniköy-Bayramiç; a destra, mattoni in Adobe fatti durante il workshop.

Il workshop e le tecniche trattate

Il workshop, organizzato dall’associazione Obaruhu fondata dai bio-architetti Merve Tekin e Mukund Iyer, si è tenuto presso Yeniköy - Bayramiç, in una fattoria e ONG nata con lo scopo di creare un villaggio autosufficiente basato sui principi di permarcultura e agricoltura naturale, dove si impegano semenze antiche per le colture e si mettono in atto modelli economici alternativi, basati sullo scambio e sull’economia del dono.

 vista dalla fattoria di Yeniköy. vista dalla fattoria di Yeniköy.

Tra gli insegnati del corso, in aggiunta agli architetti Merve e Mukund, sono intervenuti e hanno partecipato Ece Aslan (architetto specializzato in costruzioni in paglia e terra), Matthieu (ricercatore presso gli istituti METU di Ankara e Kerkenes Eco-Centre sulle tematiche relative sicurezza degli edifici in paglia e metodi costruttivi alternativi, e l’esperto di costruzioni  in hyper adobe Xavier Allard che ha seguito il progetto della cupola costruita a Yeniköy.

Per quanto riguarda la parte didattica, durante il workshop si sono trattate, sia dal punto di vista teorico che pratico, diverse tecniche costruttive come cob, adobe, intonaci naturali, slip-straw, costruzioni in balle di paglia, e hyper adobe, e si è appunto costruita la prima cupola in hyper adobe presente in Turchia.

La prima cupola in hyper adobe costruita in Turchia

 a sinistra, la cupola in hyper adobe dopo il posizionamento dell’ultimo  sacco. Durante il workshop è stata costruita la prima cupola in hyper adobe presente sul territorio turco; a destra, posizionamento di una delle prese di ventilazione. I ganci metallici sono posti tra gli strati di hyperadobe e serviranno, a cupola terminata, per appendere all’interno dell’abitacolo verdure essiccate, come corone di aglio e peperoncino. a sinistra, la cupola in hyper adobe dopo il posizionamento dell’ultimo sacco. Durante il workshop è stata costruita la prima cupola in hyper adobe presente sul territorio turco; a destra, posizionamento di una delle prese di ventilazione. I ganci metallici sono posti tra gli strati di hyperadobe e serviranno, a cupola terminata, per appendere all’interno dell’abitacolo verdure essiccate, come corone di aglio e peperoncino.

La tecnica di hyper adobe è stata messa a punto dall’architetto iraniano Nader Khalili (anche fondatore e direttore per molti anni dell’Istituto Call Earth in California, il più grande centro internazionale di ricerca e di insegnamento per le costruzioni in earth bags e hyper adobe, e di altre tecniche che utilizzano la terra come materiale edile), in modo da costruire edifici utilizzando sacchi riempiti di terra bagnata, che asciugando diventano enormi mattoni di adobe, e che devono quindi essere protetti dall’umidità e dai raggi solari con intonaci impermealizzanti. Per ulteriori informazioni riguardo a questa tecnica rimando all’articolo-intervista a Davide Frasca dell’associazione Vide Terra, esperto nelle costruzioni in terra.

La cupola edificata durante il workshop ha dimensioni relativamente modeste perché la sua funzione è di creare una dispensa esterna alla casa, per riporre alcuni prodotti dalle coltivazioni della fattoria, nella fattispecie cipolle e patate. L’ambiente interno della cupola deve essere quindi buio e fresco; il ricircolo d'aria all'interno è assicurato da cinque prese che sono state create inserendo dei tubi di 25 cm di diametro tra i livelli dei sacchi di hyper adobe. In questo modo si è assicurata la ventilazione naturale interna alla cupola. Due delle prese d’aria sono state sistemate di fronte alle altre tre (per creare un ricircolo d’aria interno), e sono poste in modo da non essere nella direzione principale del vento, che su quel lato della collina è forte, facendo sì che l’aria, entrando all’interno della cupola, non crei una corrente troppo violenta.

Il processo costruttivo della cupola

I materiali necessario alla costruzione di una cupola in hyper adobe sono la terra per il riempimento e i sacchi di polipropilene; possono essere sacchi regolari già tagliati, oppure si può più facilmente costruire, soprattutto se si tratta di opere più impegnative, utilizzando sacchi a calza molti lunghi non ancora tagliati in singole unità più piccole, ma pervenuti in rotolo (nell’immagine che segue si noti il rotolo di sacchi di polipropilene utilizzati per la cupola di Yeniköy).

Nello specifico, la cupola è stata eretta su un basamento costituito da un muretto in pietra e calce di circa 60 cm di altezza, che presenta però altezze sfalsate perché posto su terreno in pendenza, su cui si è installato direttamente il primo livello di hyper adobe.

 il rotolo di sacchi in polipropilene non tagliati. Reperirli non è difficile, si possono domandare ai produttori chiedendo un rotolo di sacchi non ancora tagliati in unità singole. il rotolo di sacchi in polipropilene non tagliati. Reperirli non è difficile, si possono domandare ai produttori chiedendo un rotolo di sacchi non ancora tagliati in unità singole.

 il sacco a "calza" utilizzato per la costruzione della cupola. il sacco a "calza" utilizzato per la costruzione della cupola.

 a sinistra, il muro che a basamento della cupola; a destra, l’impasto di terra e acqua. a sinistra, il muro che a basamento della cupola; a destra, l’impasto di terra e acqua.

Prima di riempire i sacchi, la terra deve essere setacciata grossolanamente in modo tale da rimuovere le pietre più grosse, che potrebbero bucare la tela, e inoltre si devono rimuovere tutte le parti organiche presenti nella terra, come radici e piccoli insetti (per questo motivo la terra di riempimento non dovrebbe mai essere il topsoil ma lo strato successivo, così da evitare che organismi e parti organiche di diverso tipo siano presenti nella terra all’interno dei sacchi), per una maggiore sterilità del materiale.

Dopo aver setacciato la terra la si deve miscelare bene con l’acqua in modo da ottenere un impasto umido ma non eccessivamente bagnato.

Si procede quindi con la costruzione della cupola, ponendo uno strato di sacchi sull’altro. Nelle cupole alte e molto pesanti si collegano gli strati dei sacchi con del filo spinato che funziona come un velcro tra gli strati, e impedisce ai sacchi di scivolare gli uni sugli altri. Nel nostro caso però, non è stato necessario l’utilizzo del filo spinato, sia perché la cupola aveva altezza e peso modesti, sia perché la texture della tela in polipropilene utilizzata presentava dei buchi di circa 3 mm x 3 mm,  così che la terra tra i diversi livelli filtrando tra i sacchi ha reso gli strati più stabili e uniti tra di loro.

Al riempimento e posizionamento dei sacchi segue la pressatura della terra, su cui poi si posiziona lo strato successivo.

La pendenza della cupola viene misurata durante la costruzione grazie ad una catena interna fissa al centro del pavimento, con la quale si può controllare che la circonferenza degli strati di hyper adobe sia sempre uniforme, e una catena che misuri lateralmente l’andamento della cupola.

 pressatura degli strati dopo il posizionamento dei sacchi riempiti di terra. pressatura degli strati dopo il posizionamento dei sacchi riempiti di terra.

 disegno della sezione della cupola in hyper adobe con sistema di misurazione del raggio e della curvatura. La line R rappresenta la catena che misura l’uniformità delle circonferenze, mentre la linea laterale rappresenta la catena che testa la curvatura della cupola. Disegno da Obaruhu.org disegno della sezione della cupola in hyper adobe con sistema di misurazione del raggio e della curvatura. La line R rappresenta la catena che misura l’uniformità delle circonferenze, mentre la linea laterale rappresenta la catena che testa la curvatura della cupola. Disegno da Obaruhu.org

Quando anche l’ultimo strato di sacchi è sistemato e la cupola risulta chiusa e ben pressata, allora la si deve isolare e proteggere con intonaci naturali solitamente formati da terra, argilla, acqua e paglia. La cupola in questione presenta sette strati d’intonaco: i primi tre sono formati da terra e paglia, seguono due strati di argilla e sabbia, e due strati di argilla e polvere di marmo, su cui è stato sciolto uno strato di sapone all’olio d’oliva per creare un’ulteriore impermealizzazione del materiale.

 a sinistra, la cupola con il primo strato d’intonaco; a destra,la cupola terminata e Xavier Allard. Foto di Xavier Allard. a sinistra, la cupola con il primo strato d’intonaco; a destra,la cupola terminata e Xavier Allard. Foto di Xavier Allard.

Per quanto riguarda i dettagli, la cupola ha un diametro esterno di 2,2 m e interno di 1,7 m, presenta un’altezza di 2,4 m (incluso il muro di base di 60 cm) e per la costruzione sono stati utilizzati 3,5 mc di terra e 50 metri circa di sacco in polipropilene. L’altezza della cupola è inferiore al suo diametro poiché trattandosi di una struttura piccola si aveva la possibilità di curvare di molto i muri in modo da avere un numero inferiore di strati, e quindi meno lavoro e meno terra da dover utilizzare.

Virginia Patrone

Virginia Patrone Urbanista

Femminista, ecologista, vegetariana: è urbanista e autrice freelance. Vive a Istanbul, dove durante la giornata scrive di architettura e di bizzarri esperimenti culinari sul suo blog Veganbul, di notte s’immerge nei mondi dei suoi autori preferiti, escogita nuovi progetti artistici cullandosi in calde atmosfere jazz.