Fotovoltaico organico dai frutti di bosco

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Continuano le ricerche sul fotovoltaico organico: negli ultimi anni sono stati numerosi gli studi sull’energia di nuova generazione ricavata dal sole. La grande attenzione dei ricercatori si è concentrata in particolare sui frutti di bosco e le dye–sensitized solar cell, celle solari a colorante fotosensibile. Questa tecnologia è stata messa a punto nel 1991 da Michael Gratzel professore alla École Polytechnique Fédérale di Losanna che, proprio grazie a questa invenzione, ha ricevuto il Millennium Prize 2010 per il ruolo fondamentale di questa scoperta nell’apportare miglioramenti alla vita quotidiana.

Alcuni studi svolti in precedenza avevano dimostrato come alcuni pigmenti chiamati antocianine, derivati da vegetali come mirtilli o spinaci e mischiati ad una pasta di biossido di titanio, possano sostituire il ruolo del silicio attualmente usato nella produzione di pannelli solari nonostante la sua poca economicità.

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Scopo principale del Polo per Il Solare Organico della regione Lazio, il CHOSE (Center for Hybrid and Organic Solar Energy), in collaborazione con l’università romana di Tor Vergata è proprio quello di approfondire le ricerche sul solare organico cercando di portarne la produzione su scala industriale. I professori Aldo Di Carlo e Franco Giannini, direttori del centro, spiegano come negli ultimi 5 anni partendo da molecole derivate dai frutti di bosco siano arrivati alla produzione di composti organici sintetizzati chimicamente in grado di raggiungere il 12% di efficienza, valore sempre più vicino al 15–17% dei pannelli al silicio.

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La struttura a “sandwich” di queste celle organiche è formata da materiali fotoattivi racchiusi tra due elettrodi conduttivi depositati su un substrato, generalmente di vetro, plastica o su film flessibili e adesivi che, insieme all’economicità di questi materiali organici, ampliano di molto i campi di applicazione. La possibilità di essere depositati in forma pastosa o liquida li rende inoltre utilizzabili come inchiostri solari. Possono infatti essere applicati su varie superfici attraverso metodi tipici della stampa come la serigrafia o la stampa a getto d’inchiostro.

L’applicazione di queste celle organiche è quindi possibile su tessuti e superfici verticali mantenendo costante l’efficienza anche senza tenere conto dell’angolo ottimale di inclinazione dei tradizioni pannelli fotovoltaici. Nuove frontiere si aprono quindi per l’edilizia che potrebbe sfruttare questa nuova tecnologia su pareti vetrate o finestre.

Isabella Gerenzani

Isabella Gerenzani Industrial designer

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