Un ramo d’albero, una corda e una seduta: il design sostenibile dell’altalena

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L’altalena non ha un autore, né una data di nascita, né una forma codificata. Fa parte di quella categoria di manufatti che si raggruppano sotto l’espressione “design anonimo”. Perché è sicuramente di uno o tanti anonimi l’idea sostenibile di sfruttare un ramo d’albero come braccio a cui sospendere la corda che diverrà sostegno per la seduta, a formare un insieme che oscillerà nell’aria. Un sedile leggero appeso per mezzo di funi a un sostegno più elevato è un esempio originale di design anonimo.

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Se la seduta è un vecchio pneumatico, il design anonimo diventa anche sostenibile, perché si attribuisce ad un oggetto che ha esaurito la funzione primaria per cui è stato concepito, una seconda funzione – e magari una terza e una quarta. È l’improvvisazione a guidare l’ingegno di qualcuno che, a partire da una corda e un consunto pneumatico, ha prolungato il ciclo di vita di un oggetto ormai inutilizzabile, rendendolo perfettamente adatto alla nuova funzione e allontanando da esso il momento critico dell’abbandono in discarica.

Eva Cantarella, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, ci racconta il mito legato alla nascita dell’altalena, uno dei più comuni giochi per grandi e piccoli, mai tramontato: “… La perfida Clitennestra, che d’accordo con il suo amante Egisto ha ucciso il marito Agamennone, viene uccisa dal figlio Oreste, che vuole – e nella mentalità dell’epoca deve – vendicare il padre. Ma, anche in quel mondo, il terribile mondo della vendetta, il matricidio è una colpa inespiabile. Perseguitato dal rimorso Oreste fugge, inseguito, oltre che dalle Erinni che vogliono fargli pagare il terribile gesto, anche dalla sorellastra Erigone, la figlia che Clitennestra ha avuto da Egisto. Ma quando giunge ad Atene Oreste viene assolto: «Il vero genitore – decreta la dea Atena, esprimendo quel che pensavano se non tutti, quantomeno molti greci – non è la madre, bensì il padre». A questo punto Erigone, disperata, si impicca. Senonché, quando la notizia si sparge, le vergini ateniesi, come se fossero state contagiate, prendono a impiccarsi in massa. La città rischia di estinguersi. Preoccupatissimi, gli ateniesi si precipitano a interpellare l’oracolo di Apollo, che suggerisce un rimedio: basta costruire delle altalene, così che le ragazze possano dondolarsi nell’aria, come quelle che si impiccano, ma senza perdere la vita. La città è salva, gli ateniesi sono felici, le ragazze ateniesi ancor più di loro, e l’altalena diventa il gioco preferito delle ragazze di tutti i tempi”.

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Al di là del mito, qualcuno sostiene che l’origine dell’altalena, con sedute fatte di grosse gomme riciclate, sia da datarsi nella seconda metà del XIX secolo. Qualcun altro è certo che l’origine dell’altalena oscillante si perda nella notte dei tempi. L’unica certezza è che la quintessenza del design sostenibile consista nel trovare risposta ai bisogni –o piaceri– più elementari, attraverso soluzioni che si avvalgano di materiali poveri, semplici, e soprattutto locali. E le altalene anonime, quelle fatte di corde e copertoni, non ne sono che un mirabile esempio.

Barbara Brunetti

Barbara Brunetti Architetto

Architetto e dottoranda in Restauro, viaggia tra la Puglia e la Romagna in bilico tra due passioni: la ricerca accademica e la libera professione. Nel tempo libero si dedica alla lettura, alla grafica 3d, e agli affetti più cari. Il suo sogno nel cassetto è costruire per sé una piccola casa green in cui vivere circondata dalla natura.