- scritto da Mario Rosato
- categoria Energie rinnovabili
“Tassa sul sole”: abolita in Spagna. Le opportunità per l'Italia
Nel 2015 il governo spagnolo di Rajoy pubblicò il famigerato Regio Decreto 900/2015, il quale stabiliva una serie di complicazioni amministrative, pedaggi e sovrattasse alle installazioni ad energia rinnovabile per autoconsumo. Il menzionato Regio Decreto venne battezzato dai giornalisti spagnoli come “la tassa sul sole”, poiché in Spagna le installazioni per soddisfare l’autoconsumo energetico a scala domestica sono tutte di tipo fotovoltaico.
Finalmente, dopo tre anni di crisi, le aziende spagnole del settore delle rinnovabili tirano un sospiro di sollievo perché l’attuale governo Sánchez ha dato il via libera all’abolizione del Regio Decreto 900/2015, il quale verrà sostituito con un altro decreto, un po’ più rispettoso dei diritti umani, ma con qualche pecca, come vedremo in seguito. La “tassa sul sole” calpestava i diritti sanciti negli articoli 3, 17 e 25.1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948 (testo in italiano disponibile su Interlex).
Vediamo brevemente quali diritti erano stati violati dal decreto precedente e ancora violati nel nostro Paese.
- Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
Violato dall'Articolo 3 del Regio Decreto 900/2015
L’autosufficienza energetica, intesa come capacità di soddisfare il proprio fabbisogno energetico, senza allacciamento a reti esterne, è parte sostanziale del concetto di sicurezza, anche se purtroppo la Dichiarazione dei Diritti Umani non è esplicita in questo senso. La bibliografia sul diritto alla autosufficienza lato sensu è molto vasta, citiamo solo il saggio pubblicato su Emory International Law Review per chi volesse approfondire l’argomento. In questa sede, senza voler cadere in paranoie complottistiche, basti sottolineare che, in un contesto di crisi globale come quello che viviamo, i residenti in Stati fortemente dipendenti dalle importazioni energetiche -come la Spagna e l’Italia- sono particolarmente vulnerabili ai conflitti internazionali. Ogni legge che limiti il diritto del cittadino ad autoprodurre energia, anche staccandosi dalle reti se lo desidera, lede dunque il diritto alla sicurezza, intesa come resilienza di fronte ad avversità di forza maggiore.
- Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà privata sua personale o in comune con gli altri.
- Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.
Violati dall'Articolo 17 del Regio Decreto 900/2015
L’energia è un bene come qualsiasi altro. Conseguentemente, è un diritto del cittadino produrre e disporre liberamente dell’energia, da solo o in comune con altri. Ogni legge che impedisca la libera cessione di energia fra privati, imponendo il passaggio forzoso ed il pagamento di pedaggi alla rete nazionale, lede dunque il diritto di possedere e disporre liberamente di una proprietà privata. Ogni legge che non riconosca un equo compenso per l’eventuale energia prodotta in eccesso e versata dal cittadino nella rete nazionale sta di fatto privando il cittadino di una sua proprietà.
- Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
- Omissis
Violati dall'Articolo 25 del Regio Decreto 900/2015
Avere sufficiente energia a disposizione è fondamentale per accedere a “un tenore di vita sufficiente a garantire la salute ed il benessere”. In questo contesto, si afferma il concetto di “povertà energetica” come l’impossibilità di accedere ad una soglia dignitosa di tenore di vita. La povertà energetica è stata creata da un modello politico globalizzato comune a entrambe le matrici ideologiche preponderanti -capitalismo e marxismo- le quali per un motivo o per un altro vogliono il cittadino come un mero consumatore, dipendente per forza da un sistema di generazione energetica centralizzata. Questo modello impone, a medio termine, l’aumento della povertà energetica in modo proporzionale alla diminuzione delle risorse mondiali.
La “tassa sul sole” è la legge che ha probabilmente creato la maggiore quantità di “poveri energetici”, paradossalmente nel paese con maggiore livello di irraggiamento solare di tutta Europa.
L’Unione Europea ha contribuito alla sua abolizione, (si legga Energie rinnovabili e autoconsumo: presa di posizione dell'UE) ma nonostante i buoni propositi, finora non ha fatto molto di concreto (si veda La nuova Direttiva UE sull’efficienza energetica).
Uno dei problemi per adempiere al comma 1 dell’art. 25 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo è come intendere il significato dell’affermazione: “tenore di vita sufficiente a garantire la salute ed il benessere”. Infatti, qualcosa di molto più tangibile, come il diritto ad una quantità minima di acqua potabile, venne riconosciuto come un diritto umano solo il 28 luglio 2010, ovvero ben 62 anni dopo la menzionata Dichiarazione Universale. Le parole “energia” ed “acqua” non appaiono nel testo, quindi non è da meravigliarsi che nessuno Stato riconosca una quantità minima di energia per soddisfare il bisogno giornaliero di una persona per vivere degnamente secondo gli standard moderni.
L’Autore ha calcolato un minimo minimorum pari a 2,5 kWh/giorno, valore universale per ogni persona in buon stato di salute, a prescindere dalla posizione geografica. Tale valore andrebbe poi maggiorato dei fabbisogni termico e per la mobilità, valori che dipendono dal luogo di residenza dell’individuo e dal suo stato di salute. La trattazione completa del calcolo di tale valore è troppo lunga per riportarla in questa sede, per cui gli interessati possono approfondire l’argomento nel primo capitolo del libro Small Wind Turbines for Electricity and Irrigation, accessibile gratuitamente fino al 30/10/2018 cliccando su questo collegamento, grazie alla sponsorizzazione delle Nazioni Unite, Taylor & Francis e ReadCube.
La situazione in Italia
Suggeriamo al nostro attuale governo di prendere spunto dai suoi omologhi spagnoli per mettere ordine nel caotico - e vessatorio - corpus legislativo energetico italiano.
Lo scettiscismo è comunque d’obbligo, perché purtroppo anche il nuovo decreto spagnolo non è privo di contraddizioni. Per esempio, l’abolizione delle farraginose procedure burocratiche, dell’obbligo di allacciamento alla rete elettrica e dei pedaggi da corrispondere al gestore della stessa - anche in caso di versare eventuali eccedenti di generazione - riguarda impianti di potenza inferiore a 100 kW. Tale disposizione appare, in prima battuta, al limite di buon senso atto a prevenire la speculazione, ma si rivela in pratica arbitraria e potenzialmente controproducente.
Immaginiamo per esempio un grande condominio di edilizia popolare, abitato da 50 famiglie, dove si decida di installare un impianto fotovoltaico integrato sul tetto e/o sui balconi. L’imposizione di un limite di 100 kW (nominali!) alla potenza installata è una violazione del diritto all’indipendenza energetica, in quanto tale potenza è palesemente insufficiente a garantire l’autoconsumo. Per contro, immaginiamo una lussuosa villa monofamiliare nella quale venga installato un impianto fotovoltaico da 100 kW, in tale caso palesemente sovradimensionato e con forte odore di tentativo speculativo, perché è chiaro che lo scopo di installare tale potenza è vendere l’energia in eccesso. È dunque evidente che concedere ad un singolo privato il diritto a installare 100 kW, o qualsiasi altra potenza arbitrariamente definita, senza che questo ne giustifichi la necessità, è un invito all’abuso di un diritto. Reciprocamente, è una violazione di un diritto nel caso contrario, quando la necessità di un singolo soggetto (persona fisica o giuridica) sia giustificatamente superiore al limite normativo arbitrariamente definito.
In Italia abbiamo già visto situazioni simili, quando aziende agrozootecniche di piccola taglia avevano il diritto di costruire un impianto di biogas da 1 MW, spesso senza avere biomasse proprie in quantità sufficiente per alimentarlo. Un'altra disposizione vessatoria che persiste in Italia è l’obbligo di allacciamento alla rete, in regime di scambio sul posto, dei piccoli impianti ad energia rinnovabile, con i conseguenti canoni da corrispondere all’ENEL (si veda, dello stesso Autore, Microcogenerazione a biomasse. Torna di moda "Piccolo è bello"?).
Finché non sarà legalmente consentita l’installazione di impianti ad energia rinnovabile off grid, anche il governo italiano continuerà a calpestare un diritto dei cittadini, che si può considerare come un “diritto umano universale”.
Conclusione
Gli spagnoli hanno vinto una battaglia, durata tre anni, ma il conflitto fra i diritti dei cittadini e gli interessi delle utilities è destinato a durare finché il diritto all’autosufficienza energetica non sarà esplicitamente riconosciuto come un diritto umano fondamentale, o almeno come diritto costituzionale. Le Nazioni Unite si presero 22 anni per sollevare la questione del diritto ad un ambiente salubre (Dichiarazione di Stoccolma del 1972), e 60 anni per riconoscere il diritto all’acqua potabile.
Speriamo che il diritto all’autosufficienza energetica e ad una disponibilità di energia minima non tardi di più.