Vietate le caldaie a fonti fossili in Danimarca

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Dalla Scandinavia arriva una notizia importante sul fronte del risparmio energetico: dal primo gennaio 2013 la Danimarca ha vietato l’installazione di caldaie a combustibili fossili nei nuovi edifici. Dal 2016 le caldaie ad olio combustibile dovranno obbligatoriamente sparire anche dagli edifici esistenti, sostituite da apparecchi a cogenerazione, sistemi di teleriscaldamento e altre forme di riscaldamento più sostenibili. Per favorire questo

passaggio il governo danese stanzierà 42 milioni di corone, ovvero circa 5,6 milioni di euro.

UNA LEGGE ALL’AVANGUARDIA

Una scelta del genere, seppur intrapresa da un paese da sempre attento alle politiche ambientali come la Danimarca, è comunque coraggiosa: il Paese scandinavo ha infatti preso sul serio gli impegni europei sul contenimento energetico e la riduzione di emissioni entro il 2020.
La messa al bando delle caldaie a fonte fossile è solo una delle misure previste dalla legge danese sull’energia approvata nel 2012 quasi all’unanimità (171 voti su 179).

La legge stabilisce due orizzonti temporali, uno a medio termine e l’altro a lungo termine: il primo prevede che al 2020 il Paese raggiunga una quota del 35% di rinnovabili sul fabbisogno totale di energia, una riduzione del 34% delle emissioni di gas serra e del 12% dei consumi energetici totali; entro il 2050 invece l’ambizioso obiettivo è quello di soddisfare con le rinnovabili l’intero fabbisogno energetico.
Uno dei pilastri di una strategia energetica così all’avanguardia è la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili: biogas e biomasse (il Paese è uno dei più grandi allevatori di maiali in Europa), ma soprattutto eolico. Già ora il vento fornisce circa il 25% dell’elettricità e la legge energetica prevede di arrivare al 50% entro il 2020; entro tale termine, viceversa, le grandi centrali termiche a carbone dovranno convertirsi a biomassa, analogamente alle caldaie domestiche.

Per quanto riguarda i fabbisogni termici, la Danimarca promuoverà attraverso finanziamenti pubblici il teleriscaldamento da biomasse, oltre che la geotermia a bassa entalpia (35 milioni di corone – 4,7 milioni di euro).
La conversione a rinnovabili toccherà anche la produzione industriale: sono previsti incentivi per un totale di 500 milioni di corone (67 milioni di euro) all’anno dal 2014 al 2020, e 250 milioni di corone (33,5 milioni di euro), per iniziare, nel 2013. Fondi governativi sono previsti anche per l’installazione di colonnine di ricarica per le auto elettriche e, in generale, per incentivare questo tipo di mobilità.

I COSTI DELL’INIZIATIVA
Trattandosi di un piano ambizioso è lecito domandarsi dove il governo troverà i soldi necessari a coprire tutti gli incentivi previsti. Ebbene, le risorse verranno dalle bollette energetiche, il cui aumento verrà in parte compensato dal Governo di Copenhagen riducendo la pressione fiscale sulle stesse.
Alla fine dei conti, si stima che la bolletta elettrica rincarerà, al 2020, di 173 euro per famiglia e 27 euro per ogni impiegato per quanto riguarda le aziende: si tratta di cifre importanti, ma che vengono viste dal Governo non come un costo, bensì come un investimento. La transizione energetica non penalizzerà il Paese, anzi: rafforzerà la competitività delle imprese del territorio e, soprattutto, metterà al riparo i cittadini dagli inevitabili rincari dei combustibili fossili; le stime parlano di un risparmio di 242 euro all’anno da qui al 2020, mentre nello stesso periodo di tempo il prezzo degli idrocarburi aumenterà certamente.

AAA

UN’OTTICA DI LUNGO PERIODO
In Danimarca dunque si fanno piani di sviluppo energetico a lungo termine: un fatto quasi del tutto sconosciuto all’Italia, dove ci si preoccupa, forse troppo, dei soldi alle rinnovabili (12,5 miliardi l’anno fino al 2016) e troppo poco degli oltre 60 miliardi all’anno che spendiamo per importare energia fossile, a cui si aggiungono 9 miliardi di incentivi pubblici alla fonti “sporche”. Di questo passo il nostro conto energetico sarà sempre più caro, da un punto di vista economico ma anche ambientale e sanitario. E l’esempio danese, oltre a orizzonti temporali diversi, dovrebbe anche ispirarci una promozione di politiche industriali green che potrebbero rimettere in moto un’economia sempre più arrancante.






Matteo Gabbi

Matteo Gabbi Architetto

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