Terremoti: quanti i morti per “corruzione”?

terremoti-morti-corruzione

L’83% dei morti causati dal crollo degli edifici durante un terremoto si verifica in paesi corrotti.” È quanto si evince da uno studio condotto dai professori Nicholas Ambraseys, dell’Imperial College of London, e Roger Bilham dell’University Colorado at Boulder, e pubblicato sulla rivista internazionale Nature che approfondisce il legame tra la corruzione nel settore edile e le morti causate dai terremoti per collasso degli edifici. Impiego di materiali scadenti, metodi di assemblaggio rudimentali, collocazione degli edifici in siti inadatti e non rispetto dei codici edilizi, sono le facce di questa corruzione.

Gli autori sono partiti dai dati raccolti dal Transparency International – organizzazione internazionale con base a Berlino – che, a partire da valutazioni di esperti e sondaggi di opinione, ha generato un Corruption Perception Index (CPI), definito “abuso di potere ai fini dell’arricchimento personale”: un CPI pari a 0 indica una nazione altamente corrotta e a trasparenza zero mentre un CPI pari a 10 connota una nazione dove non è percepita corruzione e la trasparenza è garantita a tutti i livelli.

I due studiosi sostengono inoltre che esista una stretta relazione tra ricchezza delle nazioni e percezione del loro livello di corruzione:
Le nazioni meno ricche sono le più corrotte. Una florida ricchezza è fortemente legata a paesi con un governo stabile e che porta al rispetto delle leggi.
Tuttavia, anche nei paesi considerati “ricchi”, dove ci si aspetta che le conoscenze edilizie e le pratiche del costruire siano mediamente sviluppate, il collasso di molte strutture in seguito a terremoti è imputabile alla corruzione presente nel settore edile.

L’industria edile mondiale – con una ricchezza annua di 7,5 bilioni di sterline, destinata a raddoppiare nella prossima decade – secondo gli esperti sarebbe il più corrotto segmento dell’economia globale. Dal 1980, i morti causati dall’assenza di una effettiva attività ingegneristica antisismica sono stati in media 18.300 l’anno.
Sul numero di morti attribuibile al crollo delle strutture incide sia la densità della popolazione delle aree colpite, sia la vulnerabilità degli edifici vicini all’epicentro del sisma. Non solo. Dato più interessante è che l’indigenza, con la mancanza di disponibilità in loco di materiali di costruzione di qualità, contribuisce al collasso delle strutture al pari di una educazione carente in fatto di pratiche edilizie sicure.

“L’integrità strutturale di una struttura non è più importante dell’integrità sociale del costruttore, ed ogni nazione ha la responsabilità verso i suoi cittadini di assicurare adeguati controlli. In particolare, le nazioni con una storia di terremoti particolarmente ricca di eventi e con problemi di corruzione non nuovi, dovrebbero ricordarsi che un settore edile non regolamentato è un potenziale killer.”
È il monito dei due ricercatori anglofoni, che suona un po’ come un déjà vu ma, si sa, ogni tanto è bene rinfrescare la memoria

Barbara Brunetti

Barbara Brunetti Architetto

Architetto e dottoranda in Restauro, viaggia tra la Puglia e la Romagna in bilico tra due passioni: la ricerca accademica e la libera professione. Nel tempo libero si dedica alla lettura, alla grafica 3d, e agli affetti più cari. Il suo sogno nel cassetto è costruire per sé una piccola casa green in cui vivere circondata dalla natura.