- scritto da Mariangela Martellotta
- categoria Curiosità ecosostenibili
Rischio idrogeologico: una bomba ad orologeria per l'Italia
Nel 2013 il solo dissesto idrogeologico ha causato anche in Italia oltre 3.700 nuovi “rifugiati ambientali” (meglio noti come “sfollati”) secondo la definizione delle Nazioni Unite. Secondo l’IDCM (Internal Displacement Monitoring Centre) il problema dei rifugiati ambientali non riguarda solo paesi di altri continenti come Asia e Africa, ma anche l’Unione Europea: nel 2013 l’UE ha registrato circa 115.000 nuovi sfollati, di cui 3.700 proprio in Italia!
RISCHIO IDROGEOLOGICO IN ITALIA: TUTTI I DATI
Una vera tragedia che ogni anno mina nuove vittime e causa infiniti danni.
Il dossier “Effetto Bomba” di Legambiente evidenzia le situazioni di emergenza in cui si trovano edifici collocati in aree R3 e R4 di rischio idrogeologico; un documento che richiama l’attenzione sulle vite umane in pericolo a causa di edifici realizzati in aree assolutamente rischiose e che ogni anno che passa richiedono notevoli spese per riparare i danni da esse prodotte all’ambiente ad esse circostante. Si tratta di edifici costruiti ignorando completamente le regole di tutela dal rischio idrogeologico, in territori fragili e che hanno potuto contare sulla negligenza di chi ha permesso che esse potessero essere completate e addirittura utilizzate.
Il passato di queste costruzioni -purtroppo in molti casi ancora utilizzate per le loro funzioni- è caratterizzato da eventi calamitosi quali alluvioni e frane, e presenta un futuro molto incerto, sospeso tra il crollo imminente e l’indifferenza di chi dovrebbe porre rimedio a queste situazioni di pericolo.
L’International Disaster Database del CRED (Center for Research on the Epidemiology on Disaster) mostra come in Italia, nel decennio 2005-2014, alluvioni e smottamenti hanno causato circa 10.000 sfollati totali, con una media di 1.000 nuovi “rifugiati ambientali” ogni anno, e numeri superati solo dai devastanti terremoti dell’Aquila e dell’Emilia Romagna, che assieme alla fragilità idrogeologica del nostro paese sono un’altra causa di rovina del territorio.
I 10 EDIFICI DA DEMOLIRE O DELOCALIZZARE
Eccoli così come Legambiente li elenca anche se ci teniamo a sottolineare che ve ne sono molti altri in condizioni altrettanto rischiose, non solo per gli edifici ma anche per chi vi staziona al loro interno e per tutto l’ambiente ad essi circostante.
- Tribunale di Borgo Berga di Vicenza costruito tra due fiumi
- Casa dello Studente di Reggio Calabria edificata all’interno di una fiumara
- Centro Multisala Cinema di Zumpano (Cs), edificato su una scarpata vicino al fiume Crati
- Scuola di Aulla realizzata sul letto del fiume Magra
- Centro Commerciale in provincia di Chieti, realizzato a soli 150 metri dall’argine del fiume Pescara
- Edificazione in area a rischio sul torrente Coriglianeto (Cs)
- Segherie di Carrara adiacenti all’alveo fluviale
- Area artigianale di Genova
- Deposito di materiali radioattivi di Saluggia (VC)
COME AFFRONTARE IL PROBLEMA
Il responsabile scientifico di Legambiente, Giorgio Zampetti, spiega che “tutti i soggetti coinvolti (Ministeri, Regioni, Autorità di bacino, uffici tecnici comunali, ordini professionali, associazioni di categoria, commercianti, artigiani, comitati e cittadini), dovrebbero avviare una concertazione con l’obiettivo di rivedere la programmazione degli interventi e predisporre opportuni vincoli sulle aree oggetto degli interventi di delocalizzazione, individuando soluzioni procedurali e economiche per realizzare gli interventi di demolizione e delocalizzazione”.
Un processo spesso lungo e macchinoso, considerata la lentezza della macchina burocratica, ma anche impossibilitato dai troppi interessi in gioco a tenere quegli edifici in piedi: prestigio di chi li ha realizzati, interessi economici di chi ha al loro interno attività in corso, mancanza assoluta di fondi per le operazioni di dismissione, etc…
Alessandro Trigila, responsabile dell’Inventario nazionale dei fenomeni franosi dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ci ricorda che “Il consumo di suolo viaggia al ritmo di 7 metri quadrati al secondo, pari a 100 campi di calcio al giorno. Abbiamo un territorio fortemente antropizzato che, a parte gli 8000 Comuni, è fatto da tantissimi piccoli paesini e frazioni.”
Dai dati della su citata ISPRA sappiamo che in Italia avvengono in media 2000 frane all’anno (di varia entità) e, cosa sconvolgente, è il dato fornito da ISPRA che censendo 500 mila frane nel nostro territorio nazionale -di cui alcune ferme da anni ma potrebbero tornare ad essere attive in qualsiasi momento- ci fa presente che in tutta Europa le frane sono “solo” 700 mila: ebbene 2/3 di tutte le frane europee sono concentrate solo in Italia!
Ci si può tuttavia attivare per agire sul futuro dell’edilizia in aree potenzialmente a rischio. Serve un’attenta programmazione, occorre inserire gli interventi di delocalizzazione (i piani per spostare le attività che attualmente si trovano in quelle aree a rischio) all’interno della pianificazione di bacino fino ai piani di riqualificazione urbana.
Il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini sostiene che “Di fronte a questo scenario servono scelte nuove e radicali: in caso di edifici che mettono a rischio le persone che vi abitano o vi lavorano e anche chi sta intorno, l’unica scelta possibile è quella della demolizione e delocalizzazione delle attività. Per questo ci aspettiamo un impegno in tal senso e un segnale di discontinuità da parte del Governo, a partire dall’appuntamento degli Stati generali sul clima di lunedì prossimo”.
Italiasicura, la struttura ministeriale con il compito di agire contro il dissesto idrogeologico e operare sullo sviluppo delle infrastrutture idriche, pare si sia attivata da un anno a questa parte aprendo i primi 429 cantieri per un totale di circa 700 milioni di euro in tutta Italia a favore della prevenzione del rischio idrogeologico.Inoltre l’unità di missione di Palazzo Chigi ed il Ministero dell’Ambiente hanno raccolto le proposte regionali per il Piano nazionale settennale 2014-2020 della difesa del suolo che punta a partire con risorse per 7-9 miliardi e il Piano stralcio destinato alle aree metropolitane.
Il sito Polaris dell’Irpi-Cnr oltre a fornire dati, mappe e statistiche aggiornati sugli eventi di frana e inondazione che hanno causato danni diretti alla popolazione, presenta la sezione “Sei preparato?” che contiene consigli su cosa fare e non fare prima, durante e dopo un’alluvione: un sito di facile comprensione e, nella sua semplicità, molto incisivo e utile non solo a capire ma anche ad agire consapevolmente in caso di rischio e di evento calamitoso imminente.