La banda larga fa parte delle opere di urbanizzazione primaria?

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Vi siete mai chiesti se la cosiddetta banda larga (rete internet ADSL, fibra ottica, Wi–Fi) sia al giorno d’oggi da considerare come un’ infrastruttura primaria? Se lo sono chiesti i responsabili del Proitaca Family. L’ urbanizzazione primaria di un territorio è una fase di organizzazione di un sito che, attraverso determinate opere d’ infrastrutturazione (vedi l’elenco delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria

riportate agli artt. 4 e 44 della L.847/64), diverrà utilizzabile per l’insediamento delle persone e per lo sviluppo di attività sociali ed economiche.

Attualmente, rispetto ad altri paesi dell’UE, in cui la banda larga è un diritto imprescindibile, in Italia le reti di comunicazione elettronica non rientrano ancora fra le opere di urbanizzazione primaria. In poche parole la nostra normativa urbanistica resta legata ad un’impostazione degli Anni ’60 che non giudica necessaria la connessione informatica a scopo di informazione libera, intrattenimento, miglioramento dell’accessibilità ai servizi della Pubblica Amministrazione da parte dei cittadini.
Esiste, per chi non ne fosse al corrente, un Piano Nazionale Banda Larga, che– autorizzato dalla Commissione europea – si pone l’obiettivo di azzerare il cosiddettodigital divide in Italia consentendo l’accesso alla banda larga a tutta la popolazione oggi esclusa dalla network society, cioè quella parte di popolazione che per vari motivi non ha possibilità di fruire della rete internet e che oggi è stimata in oltre 6000 località.

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Proitaca Family, il protocollo informatico che calcola la sostenibilità di un edificio a seconda di una serie di parametri pesati premia la presenza della banda larga e della domotica negli edifici, quali fonti dirette di risparmio per la famiglia e per la collettività, peccato che in Italia i Protocolli Itaca siano ancora pochissimo utilizzati! Per questo sottovalutati nelle loro considerazioni.
Riportiamo a titolo informativo un tratto saliente del documento “COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPA 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva– Dell’ Agenda Digitale Italiana, che riassume il concetto del bisogno di nuove infrastrutture:
"La rete di comunicazione elettronica a banda ultralarga, dai 30 Mbps in su, è – in qualche modo – assimilabile alla rete ferroviaria di fine anni ‘40, perché rappresenta l’ infrastruttura di comunicazione del futuro su cui dobbiamo investire oggi per garantire lo sviluppo del Paese. Gli investimenti in infrastrutture di comunicazione, specialmente per espandere l’accesso a banda larga e ultralarga, rappresentano uno strumento ciclico per creare lavoro e fornire le fondamenta per una sostenibilità economica e una crescita a lungo termine. Un concetto ribadito esplicitamente nell’ iniziativa faro – “digital agenda” all’ interno della strategia europea EU2020, il cui obiettivo è trarre vantaggi socioeconomici sostenibili da un mercato unico del digitale basato sull’internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili, garantendo a tutti l’accesso alla banda larga entro il 2013 e l’accesso a velocità di internet nettamente superiori (30 Mbps o più) entro il 2020, e assicurando che almeno il 50 per cento delle famiglie europee si abboni a connessioni internet di oltre 100 Mbps. Nella ricetta anticrisi della Commissione europea, infatti, gli investimenti in infrastrutture immateriali figurano tra le priorità, in coerenza con i principi base dello sviluppo del continente: optare per un mercato più verde e innovativo che promuova il benessere sociale.

Pensate se tutti gli edifici e le abitazioni fossero collegati mediante banda larga: si stima che potrebbero nascere nuove opportunità e nuovi servizi, legati ad esempio al telecontrollo, alla sicurezza, alla gestione, alla manutenzione, o addirittura all’interazione della nostra casa con le nostre esigenze, mettendo a disposizione degli utenti i vantaggi della domotica che funziona mediante accesso remoto da una rete a banda larga appunto.
Le abitazioni, con l’ avvento dell’ Architettura Moderna, sono considerate “macchina da abitare” proprio perché non debbano fungere da semplici ripari ma da veri e propri dispositivi per vivere in maniera confortevole. Controllare direttamente la propria abitazione dal palmare quando si è in giro o dal pc fisso mentre si è al lavoro, verificandone la temperatura dell’aria interna, il sistema di allarme o addirittura rispondendo in modalità remota al videocitofono è possibile ma è un privilegio per pochi, per coloro che hanno facoltà di installare costosi sistemi domotici – ancora non a buon mercato – e soprattutto di coloro che vivono in aree in cui la banda larga è disponibile.

Nel 2012 si parla di Smart City in cui le case devono necessariamente essere intelligenti per farci vivere in maniera adeguata ai tempi: ma le case intelligenti hanno bisogno di interconnessione per aumentare la capacità di interagire con noi, e purtroppo se in alcune località la connessione è scarsa o perfino assente non si potrà parlare di alcun progresso né tantomeno di vivibilità dei residenti.
La banda larga è, a quanto pare, a tutti gli effetti, un’infrastruttura primaria.







Mariangela Martellotta

Mariangela Martellotta Architetto

Architetto pugliese. Prima di decidere di affacciarsi al nascente settore dell’Ecosostenibilità lavorava nel settore degli Appalti Pubblici. È expert consultant in bioarchitettura e progettazione partecipata. Opera nel settore della cantieristica. È membro della Federazione Speleologica Pugliese.