Salus in horto. Il giardino come cura

Parlare di orti urbani, fino a qualche anno fa, induceva il lettore a pensare ad un argomento limitato alla produzione agricola di nicchia dal sapore “ecologico” e un po’ naif, limitazione superata con la trattazione di diversi esempi legati all’evoluzione urbanistica di lotti urbanizzati, spazi urbani e addirittura di interi quartieri, che in alcuni casi ha indotto anche a legiferare in materia di orti urbani.

Salus in horto è un testo consigliato non come manuale didattico bensì perché costituito da numerosissimi spunti a loro volta da approfondire a seconda delle proprie esigenze. La funzione curativa del giardino pertanto è il punto di partenza a sostegno della teoria che può e deve divenire pratica.

Esso pertanto è indirizzato sia a chi si occupa professionalmente di storia e di teoria del giardinaggio, quanto agli appassionati che vogliono lasciare il mondo della divulgazione ed entrare in contatto con quello della ricerca; a tal proposito sono molte le citazioni a fonti bibliografiche e cenni ad avvenimenti storici documentati, che stimolano la curiosità, accrescono la conoscenza e invogliano ad approfondire aspetti che possono anche sembrare lontani dal tema centrale cui un progettista potrebbe essere interessato per finalità pratiche.

Salus in horto fronte del libro

Salus in horto sorprende piacevolmente: il titolo può invogliare alla lettura gli appassionati del giardinaggio, magari con uno spiccato amore per le tecniche che derivano da culture del passato, ma il testo racchiude molti più spunti di quanto ci si aspetti per dare un input alla conoscenza della storia e dell’importanza del giardino e dell’orto nella storia, a partire dal Medioevo sino ai giorni nostri.

Il libro, suddiviso in tre sezioni tematiche:

  • La cura del giardino, 
  • Il giardino come cura e 
  • Il giardino cura della città,

parte da vicende, luoghi e personaggi storici anche poco conosciuti dai non specialisti del settore dell’urbanistica o della storia dell’arte, della cultura o della scienza medica, ma ogni singolo esempio e richiamo è strettamente legato ad un ragionamento col quale gli autori vogliono tracciare l’evoluzione non di un semplice oggetto materiale ma di un elemento storico che ha influenzato urbanistica, l’architettura, la medicina, la farmacopea, la cucina, la politica e l’educazione (chiaramente non in questo ordine cronologico e anche con necessarie sovrapposizioni temporali).

L’intento degli autori è ribadire la reciprocità della funzione curativa del verde in una prospettiva per la quale la salute personale è davvero assicurata solo se viene tutelata anche quella pubblica.

Giardino del Sacro Monte

Immagine: scorcio del Giardino della Riserva del Sacro Monte a Orta San Giulio

Lo schema del volume vuole porre in primo piano il tema della consapevolezza che il contatto con la natura sia fondamentale per un equilibrato sviluppo umano: vengono messi in evidenza lo studio del microclima urbano, il rapporto tra mondo dell’industria e giardini, i giardini come strumenti di cura della città.

Potrebbe sembrare che i secoli più lontani non ne fossero già consapevoli, visto che gli aspetti della cura dei giardini come qualcosa di utile non solo per l’erboristeria trattate nell’ambito ristretto dei luoghi monastici – leggerete – riguardano un arco temporale che parte molto tardi rispetto al periodo storico da cui il libro comincia la sua narrazione, ma perché le trasformazioni subite dalle società hanno costretto a riscoprire e re-imparare ciò che era già noto e che era relegato negli ambienti dei religiosi.

La cura del giardino

La prima sezione dal titolo “la cura del giardino”  è introdotta da Andrea Di Salvo e comprende un’ampia e profonda analisi delle principali opere dedicate al giardino, all’ortoterapia e al giardinaggio, nella consapevolezza della “differenza tra mondo dei libri e quello della realtà”. Differenza non sempre evidente ai lettori dei “contributi scientifici di settore”.

La lettura di questi contributi dimostra come esista un bisogno profondo e radicato di un benessere non superficiale e non legato a valori o situazioni momentanee: lo insegna la storia del passato e lo rimarca quella presente.

Molto interessante è l’attuale presa di coscienza della situazione di isolamento affrontata con la pandemia e che prosegue tutt’oggi con l’emergenza sanitaria in corso: il giardino emerge come un mezzo utile e plasmabile a seconda delle nostre esigenze, in cui si prende coscienza di essere utili a sé stessi nonostante le infinite limitazioni e di far parte di una comunità.

I successivi tre capitoli che fanno parte della prima sezione trattano argomenti del quotidiano nei quali l’implicazione del verde riveste molteplici prospettive di costruzione sociale; basti pensare all’importanza della conservazione della conoscenza intorno alle piante e alle loro proprietà analizzata da Simona Gavinelli, che viene ribadita nel contributo di Anna Finocchi, dedicato ai tacuina sanitatis (manuali di scienza medica che descrivono le proprietà mediche di erbe, ortaggi, cibi e spezie).

I prodotti del giardino monastico altomedioevale superano i confini dell’orto custodito tra le mura degli ambienti religiosi per aprirsi, a partire dall’età antica e medioevale, alla farmacopea a alla cucina. Le autrici fanno emergere l’aspetto di una produzione e proliferazione culturale degli erbari a carattere enciclopedico che crea una rete e dei conseguenti scambi tra Nord e Sud Europa, sfociando in una feconda proliferazione di volumi volti ad illustrare le specificità curative, organolettiche e visive di piante da fiore e da frutto.

Illustrazione zucca giardino del libro Salus in Horto

Immagine: foglio di un tacuina sanitatis che rappresenta la raccolta delle zucche. La miniatura appartiene ad una collezione custodita a Vienna e risala al XIV secolo.

Il giardino come cura

La seconda sezione pone il tema del rapporto tra medicina e giardino: “Il giardino come cura”. L’autore Valerio Cirio fa un salto nel tempo portandoci dalla Lombardia del XV secolo al Piemonte tra XIX e XX secolo. Viene esplicitato come la lezione naturista e igienista del XIX secolo si sia tradotta nella realizzazione di “luoghi ameni” sul lago d’Orta dove il Sacro Monte proponeva un vero e proprio itinerario di cura spirituale che era un percorso fisico attraverso la natura e l’arte mentre, lungo il lago, i giardini delle ville più belle suggerivano un uso contemplativo del giardino e del paesaggio. È affascinante la narrazione di antichi spazi verdi dagli utilizzi ben definiti e che ancora oggi sono visibili nei complessi monastici per esempio, ed ritengo sia illuminante la spiegazione dei significati legati alle loro denominazioni:  “viridarum”, “giardino dei semplici”, “orto botanico” ecc…

Emerge come la cura delle piante si scopra essere non solo una fonte di rimedi per la salute fisica ma anche un bisogno istintivo che di civiltà in civiltà si tramanda come l’impulso naturale di nutrirsi o di ridere o di dormire.

Il giardino cura della città

La terza sezione, probabilmente quella più legata agli aspetti urbanistico-architettonici, dal titolo “Il giardino cura della città”, nonostante l’ampio arco temporale che va dal Medioevo fino all’età contemporanea, definisce una serie di temi che riguardano il rapporto tra le aree verdi e la città, l’economia, l’architettura, il paesaggio e il microclima urbano, tracciando uno schema che non è solo descrittivo ma prescrittivo.

In questa parte del testo ho trovato particolarmente significativa  la storia che l’autore Giuseppe Lupo traccia sui Giardini Olivetti e sul loro committente, Adriano Olivetti, che auspicò alla metà degli Anni Trenta la trasformazione di un tradizionale agglomerato urbano in quella che a parole sue definì: “città giardino non intesa nel senso borghese di una distesa interminabile di casette individuali, […] che non permette la concentrazione dello spazio ed annulla la vita sociale, ma la città dai grandi spazi verdi in mezzo a grandi costruzioni piene di terrazze, di luce e di sole”.

È il momento storico in cui ci si rende conto di trovarsi in un periodo in cui l’attenzione per gli spazi verdi diventa palesemente un argomento che tocca la sfera politica; la pianificazione territoriale diviene in questi anni, in pieno periodo fascista, uno strumento per risolvere i problemi di vivibilità di moltissimi centri abitati in Italia. Ma non è assolutamente una città fascista quella auspicata da Olivetti, piuttosto – come descrive l’autore del testo – una societas che prenda le sembianze di una “città funzionale”. Finalmente le autorità e i progettisti percepiscono all’unisono l’esigenza di un’attenzione particolare a diversi criteri per il raggiungimento di livelli qualitativi di vita.

Domus, l'elemento verde e l'abitazione

Immagine: copertina dell'edizione del 1950 dei Quaderni Domus dedicata a "L'elemento verde e l'abitazione", a cura di Luigi Figini 

Ciò che è interessante nel testo è che ogni singolo esempio, finalizzato a come già detto ad essere non solo descrizione ma anche – e forse soprattutto – insegnamento, parte da dati di natura storica. Infatti, sia l’esperienza del passato più lontano, sia i tentativi di un passato più recente o dell’attualità, sia le prospettive future di impiego massiccio della scienza nell’ambiente urbano, indicano chiaramente quale sia la direzione per evitare che le città divengano luoghi sempre più invivibili e, anche a causa di ciò, portatori di conflitti e tensioni ineliminabili.

Occorre curare la città curando, in essa e attorno a essa, l’estensione, la salubrità e la qualità dell’ambiente naturale e delle forme di vita vegetali: che si tratti di giardini low cost, a bassa manutenzione, high tech l’essenziale è che essi siano di aiuto alla salute (fisica e mentale) di chi li cura e di chi li vive.

Scheda tecnica del libro 

Titolo: "Salus in horto. Il giardino come cura"
Formato: cartaceo (130 x 200 mm)
Editore: Derive Approdi 
Pagine: 224
Data pubblicazione: (I edizione) Settembre 2020
Autore: Roberto Leggero
Contributi: Simona Gavinelli, Anna Finocchi, Valerio Cirio, Giacomo Lorandi, Silvana Bartoli, Agnese Visconti, Franco Mittino, Mirella Montanari, Ornella Selvafolta, Giuseppe Lupo, Sascha Roesler, Fabio Di Carlo, Andrea Di Salvo
Collana/argomento: Ambiente, cultura materiale
ISBN: 9788865483350
Lingua: Italiano

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L’autore: Roberto Leggero

Roberto Leggero è docente-ricercatore presso il Laboratorio di Storia delle Alpi (Università della Svizzera italiana). Si occupa di temi che riguardano la storia dell’arco alpino in età medievale. Tra i suoi lavori Dando eis locum idoneum. Identità politica delle comunità rurali nel Novarese in età medievale (2008); Domatori dei prìncipi e altre note di storia svizzera (secc. XII-XVI), 2018. Ha inoltre urato: Montagne, comunità e lavoro tra XIV e XVIII secolo (2016); Lavoro e impresa nelle società preindustriali (2017).

Mariangela Martellotta

Mariangela Martellotta Architetto

Architetto pugliese. Prima di decidere di affacciarsi al nascente settore dell’Ecosostenibilità lavorava nel settore degli Appalti Pubblici. È expert consultant in bioarchitettura e progettazione partecipata. Opera nel settore della cantieristica. È membro della Federazione Speleologica Pugliese.