Guida alla pianificazione territoriale sostenibile

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Il suolo non è una risorsa inesauribile e ma per fare in modo che vi sia un investimento sostenibile e non uno sfruttamento indiscriminato delle sue risorse, occorre concepire delle strategie che ne esaltino le potenzialità ma anche le fragilità. Ogni risorsa può rigenerare altre risorse inquadrando la progettazione territoriale come un sistema che sia pronto ad accogliere nuove sfide, prima fra tutte lo sviluppo rurale. Parlaredi ruralità in piena “new technology era” può sembrare anacronistico, ma il consumo di suolo oggi è un problema che coinvolge dalla micro alla macro–scala tutti i settori, anche in maniera indiretta, e condiziona le scelte progettuali future.

Attraverso un excursus temporale della normativa europea, finanche alcuni esempi di quella di alcune regioni virtuose, “Guida alla pianificazione territoriale sostenibile” approfondisce gli aspetti agro–ambientali checondizionano sia il benessere del comparto agricolo che, come viene evidenziato, è inscindibile da un ecosistema generale.

È con l’avvento del XXI secolo, in seguito a due importanti riforme – la Direttiva 2001/42/CE e la Riforma di Medio Termine della PAC – che per favorire la sostenibilità ambientale dell’agricoltura viene introdotto il concetto di eco–condizionalità, subordinando il pagamento delle misure al rispetto delle norme in materia sotto forma di: CGO (Criteri di Gestione Obbligatoria) relativi agli aspetti ambientali e al benessere della fauna, e BCAA (Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali) delle terre agricole.

Lo sviluppo sostenibile in ambito agricolo si configura con un doppio interesse di cui uno è la sostenibilità ambientale che punta a far impegnare le aziende agricole verso l’ambiente e l’altro è la sostenibilità economica che tratta degli impegni del territorio verso le aziende.

Quello che in gergo tecnico viene chiamato “Equilibrio Agroambientale” è una forma di stabilità che deve essere raggiunta fra il sistema rurale e la pianificazione in maniera tale da poter contenere l’urbanizzazione ad esempio, e nel contempo tutelare le biodiversità, oppure mantenere in alcune zone l’uso agricolo per curare il paesaggio.

Se è vero che sia la crescita demografica una delle maggiori cause di riduzione drastica delle risorse naturali e delle materie prime modificandone sia i valori che i termini della loro capacità di rinnovamento, di pari passo il suolo è stata la componente più compromessa di questo fenomeno di depauperamento globale; vero è che l’agricoltura sia in un meccanismo indispensabile per conservare la qualità organica e preservare dalla desertificazione il territorio – ovviamente con i dovuti accorgimenti – ma non va dimenticato che il suolo agricolo è un bene comune dell’umanità messo a rischio da interessi privati e, dati i lunghi tempi di formazione, è da ritenere una risorsa non rinnovabile.

Rispetto al suolo urbanizzato che avanza, quello agricolo finisce col divenire una parentesi periurbana che riempie solo dei vuoti al momento non urbanizzabili per problemi legati a vincoli o a piani urbanistici vigenti: ecco che le aree agricole vengono completamente sconnesse dagli abitati e anziché essere delle connessioni fra agricoltura e sociale, di connessione fra il paesaggio rurale e quello urbano, vengono sottoposte a tutte le conseguenze negative dei centri abitati: dall’inquinamento all’espansione edilizia incontrollata.

“Guida alla pianificazione territoriale sostenibile” si divide in due parti, di cui la prima è dedicata al territorio agro–rurale e l’altra alle reti ecologiche.

Il tecnico o addetto ai lavori di pianificazione territoriale vieneindirizzato ad una progettazione sostenibile a diverse scale ed informato mediante riferimenti ed esempi pratici per riuscire a rispondere all’intricata questione della pianificazione in corso sul territorio italiano.

Se gli aspetti legati al territorio rurale sono importanti da considerare e lo stesso va preservato, valorizzato e considerato nella fase di pianificazione territoriale, altrettanto vale per le cosiddette “reti ecologiche”.

Visto che dagli Anni ’50 fino alla metà degli Anni ’80 l’urbanizzazione, l’agricoltura e l’industria hanno prodotto intensissime pressioni sul territorio ed hanno provocato la frammentazione del paesaggio che di tutto un sistema di aree naturali non più recuperabili, d’ora in poi chi pianificherà avrà la responsabilità di integrare la conservazione della natura nella fase di pianificazione sviluppando il concetto di rete ecologica fondato sugli elementi dell’ecologia del paesaggio.

Potrà capitare che gli elementi della rete a volte possano coincidere con aree vincolate, e protette, ma questo non dovrà escludere che tali presunti ostacoli non possano essere reinterpretati come anelli di congiunzione di una rete eco sistemica naturale, seminaturale e di popolazioni.

La chiave della pianificazione territoriale sostenibile è dunque quella di integrare ecologia e fruizione sociale su un determinato territorio, ed è per questo che i casi più evidenti di sviluppo sostenibile si siano avuti là dove oltre ad una programmazione a scala regionale si sia puntato ad una regolamentazione attenta che indirizzi i propri piani attuativi ed i programmi di intervento verso una progettazione congiunta dove siano toccati aspetti socio–culturali ed ecologico–ambientali.

Viene presa come esempio la rete ecologica di Milano e della sua provincia che fin dal 1998ha l’obiettivo di potenziare e mantenere là dove siano già ai massimi livelli, gli scambi ecologici fra le varie aree naturali in modo che venga impedito il formarsi di aree circoscritte e isolate le une dalle altre.

“Guida alla pianificazione territoriale sostenibile” si chiude con un capitolo dedicato allo sviluppo metodologico integrato per la pianificazione sostenibile e sempre facendo leva sui casi del territorio lombardo dimostra l’importanza di una lettura integrata dei diversi strumenti urbanistici a disposizione di chi pianifica e delle conoscenze ecologico–ambientali di cui oggi sono eruditi molti tecnici coinvolti nella pianificazione.

In appendice al testo vi è un glossario dei termini frequentemente utilizzati nel corso dei capitoli ed una serie di schede con grafici e tabelle che riassumono alcuni casi–tipo esemplificativi di progettazione territoriale sostenibile.

All’interno del CD allegato vengono riportate le normative ed i documenti essenziali in tema di progettazione e pianificazione territoriale sostenibile, nonché la normativa id riferimento per il sistema rurale. Inoltre vengono forniti in formato digitale sia schede e che immagini che riportano i dati e ripercorrono l’iter di alcuni progetti territoriali recenti.

Scheda tecnica del libro
Titolo:Guida alla pianificazione territoriale sostenibile
Formato: 17 x 24, illustrato a colori
Editore: Maggioli Editore Collana: 72 – Ambiente Territorio Edilizia UrbanisticaY
Pagine: 280
Data di Pubblicazione: 2010
Autore: Valeria Erba – Stella Agostini – Mina Di Marino
ISBN:8838754837

Gli autori

Valeria Erba è professore ordinario presso il dipartimento di Urbanistica del Politecnico di Milano. È membro effettivo dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) dal 1972 e del comitato della rivista “Territorio”. Ha pubblicato numerosi testi e saggi su riviste italiane e straniere riguardo la pianificazione urbanistica e territoriale focalizzando l’attenzione soprattutto nell’area del milanese.

Stella Agostini è Architetto e ricercatrice di costruzioni rurali e territorio agro/forestale presso il DiPSA (Dipartimento di Protezione dei Sistemi Agroalimentari e Urbani e Valorizzazione della Biodiversità) presso l’Università di Milano. Ha iniziato la sua attività nel settore della pianificazione territoriale e paesistica all’interno del Dipartimento di Scienze del Territorio del Politecnico di Milano. Attualmente opera presso l’Istituto di Ingegneria Agraria dell’Università degli Studi di Milano, interessandosi del recupero e riuso dei fabbricati rurali, tematica della quale si è occupata per il dottorato di ricerca in Genio Rurale. È autrice di numerose pubblicazioni sul tema ed è socio fondatore di R.U.R.A.L.I.A.

Mina di Marino è dottore di ricerca in Pianificazione Urbana, Territoriale e Ambientale presso il Dipartimento di Pianificazione ed Architettura del Politecnico di Milano. Si laurea nel 2001 con la tesi “Connessione tra le aree verdi nel settore Nord–Ovest di Milano” e oltre a svolgere la carriera accademica collabora con numerosi Enti Pubblici per la redazione di piani territoriali e reti ecologiche.

Estratto
Nel quadro normativo di riferimento per il sistema rurale, s’intrecciano competenze statali e regionali finalizzate, da una parte, a controllare lo sviluppo del territorio (agricoltura – protezione) e, dall’altra, a garantire la produttività delle aree agricole (agricoltura – produzione). L’urbanistica che si snoda nel percorso spesso non si misura con uno sviluppo sostenibile dell’agricoltura, ma si limita ad arginare i danni provocati dalle criticità dello sviluppo territoriale […]

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Mariangela Martellotta

Mariangela Martellotta Architetto

Architetto pugliese. Prima di decidere di affacciarsi al nascente settore dell’Ecosostenibilità lavorava nel settore degli Appalti Pubblici. È expert consultant in bioarchitettura e progettazione partecipata. Opera nel settore della cantieristica. È membro della Federazione Speleologica Pugliese.