La stanza calda dentro una fredda. Microambienti con condizioni climatiche ottimali

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Come creare migliori condizioni climatiche all’interno di una stanza fredda senza un intervento lungo e invasivo? Ci hanno pensato due giovani architetti inglesi con gli “Acchiappaluce”, microambienti che catturano luce e calore dall’esterno per trattenerli in spazi più ridotti: in pratica una stanza nella stanza. La scuola d’arte di Hexam, nel nord dell’Inghilterra, ha sede all’interno di un vecchio edificio del 1849 costruito in mattoni. Per via di un scarsa luce naturale tipica di queste latitudini soprattutto nella stagione invernale, di un sistema di riscaldamento poco efficiente e di una grande dispersione di calore data dalla mancanza di isolamento, gli architetti Stephanie Davidson e Georg Rafailidis, nel 2009, hanno coniato un sistema di irraggiamento selettivo (Selective insulation), in questo caso chiamato semplicemente Acchiappaluce.

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Si tratta di una “stanza calda dentro una stanza fredda” allo scopo di raggiungere all’interno di un volume più piccolo migliori condizioni climatiche; strategia utile nei casi in cui a causa di tempi di lavoro troppo lunghi, costi troppo elevati ecc… si decida di non procedere all’isolamento dell’intero edificio.

Gli elementi di partenza del progetto sono 3:

  • una finestra esposta a sud
  • una porta provvista di telaio
  • una scrivania costruita con il materiale di riciclo di tre porte.

Da qui si è passati a studiare l’involucro in grado di racchiudere e connettere questi tre elementi nel modo migliore possibile, allo scopo di acchiappare luce e calore dall’ampia finestra e raggiungere così una temperatura interna più elevata all’interno della nuova stanza.

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Il risultato è la definizione dello studiolo per un artista della superficie di soli 4 mq: la struttura dei microambienti è composta da un telaio di assicelle di legno con sezione rettangolare di 2,50x5cm che sostiene un doppio strato di tessuto plastico cellulare, cioè una membrana a microcamera d’aria utilizzata per l’isolamento delle serre.

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Realizzato in soli 4 giorni con un budget di appena 330 euro, l’Acchiappaluce può essere considerato il prototipo di una serie di microambienti che risolvono situazioni ambientali sfavorevoli in modo veloce, efficiente ed economico. Allo stesso modo di piccoli studioli anche altri tipi di ambienti come bagni, cucine o spazi commerciali, con questa sistema, possono migliorare il loro comfort termico. L’Acchiappaluce è completamente montato a secco perciò può essere allestito più volte, in funzione delle stagioni.

Federico Da Dalt

Federico Da Dalt Architetto

Vive a Colle Umberto (Treviso) e Venezia, città dove si è laureato con la tesi Abitazioni sostenibili in Bangladesh: un progetto di alloggi in bambù e terra cruda adatti a convivere con le alluvioni. Si diletta nella poesia, nel canto e nel teatro, ama i giri in bicicletta e le escursioni in montagna.