Restauro e minimo intervento: il premio Domus va ad un antico opificio

AAA

A Baresi, in località Roncobello (BG), un vecchio opificio, dismesso da circa vent’anni, ha visto la rinascita grazie a un sapiente intervento di restauro dell’architetto Leonardo Angelini. L’edificio aveva vinto la medaglia d’argento ad un concorso indetto dal FAI intitolato “I luoghi del cuore”, in cui aveva avuto la preferenza di ben 1.250 visitatori. Da allora il Ministero per i Beni Culturali ne ha sancito il valore definendolo un’”importante testimonianzamateriale di un bene di valore demo–etno–antropologico”. Così, avendo il FAI acquistato il bene ed avviato i lavori di restauro, l’intervento sull’opificio ha ottenuto il primo posto del Premio internazionale Domus restauro e conservazione 2014 (ex–aequo con il progetto dello spazio archeologico di Daroca).

Restauro: l’uso del legno nel progetto di Casa Ceschi a Verona

Si tratta dell’intervento di restauro su un antico opificio, al cui interno le funzioni di torchio per le noci e di macina del grano, si affiancavano a quelle di braciere per l’olio e forno per il pane fino al 1995, anno a cui risale l’interruzione delle attività, durate per secoli. Un piccolo scrigno, dunque, nel quale aveva luogo la “conservazione di ogni testimonianza del fare, che per secoli aveva caratterizzato l’edificio”.

restauro-opificio-domus-b

L’architetto Angelini racconta della “restituzione, […] del senso di vitalità e operosità che aveva mosso ogni fase costruttiva e, via via, di trasformazione dell’organismo edilizio e dei suoi strumenti di lavoro”, per cui si rendeva necessaria la musealizzazione e la conseguente ri–funzionalizzazione di alcuni meccanismi, come quello della macina verticale e della ruota idraulica.

restauro-opificio-domus-c

restauro-opificio-domus-d

Lo scopo didattico che porta con sé l’esigenza di musealizzazione, obbliga il progettista a scegliere la strada del ripristino integrale dei meccanismi pre–industriali. Le macchine sono quindi completamente restituite alla loro funzione originaria, quasi nel tentativo di riattivare quel percorso secolare di trasmissione di saperi e tradizioni sospesosi improvvisamente.

restauro-opificio-domus-e

restauro-opificio-domus-f

L’atteggiamento necessariamente a–conservativo verso il contenuto dell’edificio, non è lo stesso adottato verso l’involucro, costituito dai componenti strutturali del fabbricato architettonico. Per gli elementi lignei di copertura e dell’impalcato, l’architetto opta per il minimo intervento, ricorrendo puntualmente a puliture a secco.

restauro-opificio-domus-g

Sulle lacune del paramento murario e dell’intonaco, ricorre ai materiali della tradizione locale, con elementi lapidei, malte e tecniche esecutive che puliscono e reintegrano, dove necessario, la materia storica. Si tratta di una serie di attenti, mirati interventi, che fanno pensare ad un’operazione di manutenzione ordinaria piuttosto che ad un vero e proprio intervento di restauro: quella manutenzione periodica e scrupolosa, alla quale era stato abituato l’opificio, e senza la quale probabilmente l’intervento di restauro sarebbe riuscito molto meno misurato.

Barbara Brunetti

Barbara Brunetti Architetto

Architetto e dottoranda in Restauro, viaggia tra la Puglia e la Romagna in bilico tra due passioni: la ricerca accademica e la libera professione. Nel tempo libero si dedica alla lettura, alla grafica 3d, e agli affetti più cari. Il suo sogno nel cassetto è costruire per sé una piccola casa green in cui vivere circondata dalla natura.