Progetti di case di polistirolo: realtà o fantasia? Costruire col polistirene espanso

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Nella ricerca di materiali costruttivi alternativi e ad alto tasso di ecosostenibilità, gli studi di settore stanno facendo passi da gigante! C’è sempre qualcosa di interessante di cui parlare, ma questa volta c’è veramente di che sorprendersi. Sapevate che adesso esistono anche le case di polistirolo? Non è uno scherzo, o una trovata destinata agli effetti speciali cinematografici. Stiamo parlando di vere unità abitative, interamente realizzate in polistirene espanso, meglio noto appunto come polistirolo; case niente affatto destinate a scenari e set, ma ad essere occupate nella vita reale. Ma andiamo con ordine, cominciando con l’inquadramento delle caratteristiche fondamentali del materiale.

Le caratteristiche del polistirene espanso

Il polistirene espanso è una sostanza chimica ottenuta tramite due possibili procedimenti: per estrusione o per stampaggio mediante vapore. Il primo tipo possiede caratteristiche superiori, per la sua maggiore densità e per il fatto che le celle sono più regolari e meglio saldate tra loro. I pannelli possono essere ottenuti per taglio da blocchi o direttamente per estrusione dello spessore voluto (le caratteristiche in tal caso sono migliori). Senza addentrarci in troppi dettagli tecnici, ci pare interessante fornire qualche dato numerico: nella densità di 20 kg/mc il polistirolo ha una conducibilità termica di 0,027 kcal/hm°C e una resistenza alla compressione di 1–1,4 kg/cmq, che aumenta a 2,5 kg/cmq per il tipo estruso. L’assorbimento d’acqua è solo dello 0,4–0,8% in volume (dopo 7 giorni di immersione) e nulla nel caso del tipo estruso. Interessante anche sottolineare che è stato definito materiale “autoestinguente rispetto al fuoco”. Stiamo quindi parlando di un materiale leggero, dunque facilmente trasportabile, con elevate proprietà termoisolanti e, appunto, molto resistente al fuoco nonché agli stimoli e alle sollecitazioni ambientali.

Le proprietà termoisolanti

Sotto il profilo dell’ecosostenibilità, risultano rimarchevoli soprattutto le proprietà termoisolanti del polistirolo, che consentono un notevole risparmio sulle spese di raffreddamento/riscaldamento. Proprio per questo, già da tempo è molto usato in edilizia per coibentare muri esterni, divisori tra appartamenti e anche, utilizzando la tipologia a più alta densità, strutture orizzontali quali solai, terrazzi, tetti. È possibile, nel caso di controsoffitti, porlo in opera con intelaiature se a vista, o con appositi tasselli in plastica; per isolare i sottotetti può essere semplicemente appoggiato sopra il solaio non calpestabile. Sono necessari alcuni accorgimenti, ad esempio deve essere incollato, se necessario, con prodotti appositi, per evitare reazioni chimiche che lo potrebbero alterare o sciogliere. Ma a fronte di alcune minime attenzioni, i vantaggi del suo impiego effettivamente non sono pochi: la posa in opera e l’assemblaggio sono rapidi, semplicissimi e richiedono solo poche accortezze legate ad alcune specificità del materiale.

I costi del polistirene

Va detto che per quanto riguarda gli interventi di isolamento, variano parecchio a seconda del tipo di polistirolo usato e della sua densità, e anche in funzione dello spessore delle lastre. Tuttavia, un confronto con altri materiali ha dato risultati favorevoli al polistirene, che attualmente resta nel range degli isolanti più economici.

Le case in polistirolo

Sin qui, abbiamo parlato di un utilizzo specifico e mirato. Ben più complesso e sorprendente discorso è quello delle case–prototipo realizzate interamente in polistirolo; sinora ne sono state create in più di un Paese, e con caratteristiche diversissime le une rispetto alle altre.

Gli esempi nel mondo

Ci sono gli igloo e le case–fungo progettate dalla giapponese International Dome House (il Giappone è in prima linea nella sperimentazione sul tema, in quanto il materiale potrebbe rivelarsi particolarmente adatto a contesti ad alto rischio sismico), che utilizzano moduli prefabbricati componibili a piacere, e le cui pareti hanno uno spessore di circa 20 cm e sono rivestite con intonaco per dare un effetto del tutto “tradizionale”.

C’è la casa galleggiante degli americani Morphosis Architects, che sono partiti dal presupposto di creare un’abitazione sperimentale in grado non solo di integrarsi con l’ambiente circostante, ma anche e soprattutto di resistere a condizioni estreme quali uragani e inondazioni; tant’è che il progetto è stato realizzato a New Orleans, la città che nel 2005 subì il disastro dell’uragano Katrina: una casa in pannelli di polistirolo con innesti rinforzanti di cemento, che in caso di alluvione potrebbe galleggiare sulle acque sino ai 3,6 metri.

E ancora, abbiamo la Lavender Lodge della coppia inglese Simon e Linda Duxbury, che nello Yorkshire si è realizzata da sola un’abitazione in polistirolo, su misura rispetto al proprio gusto ma anche pensata per rispondere positivamente ad alcuni parametri di ecosostenibilità, primo fra tutti quello del risparmio nel riscaldamento evitando dispersioni.

E poi c’è la casa–frigorifero premiata nell’edizione 2009 del Nelson Marlborough Architecture Awards (una competizione neozelandese dedicata a progetti sperimentali e innovativi particolarmente sensibili al tema dell’ecosostenibilità): lo Studio Irving Smith Jack Architects ha realizzato una casa ampia, luminosa, ottimamente isolata, in grado perciò di realizzare un compromesso più che equilibrato fra qualità del vivere e dell’abitare da un lato e basso consumo dall’altro (ottimo rendimento termico in estate, facile riscaldamento d’inverno).

Pregi e difetti

Certamente, come per ogni idea e sperimentazione non mancano i pro e i contro, i sostenitori e i detrattori. Non bisogna dimenticare che con il polistirolo stiamo pur sempre parlando di un materiale non naturale, ma chimico, e che alla sua produzione non è estraneo il petrolio. Non è facile inoltre, almeno per il momento, avere dati scientifici certi circa il comportamento del materiale nel tempo, soprattutto quanto a mantenimento delle caratteristiche isolanti e biodegradabilità. E poi c’è la questione dell’alta carica elettrostatica: è facile osservare che quando si sbriciola, il polistirolo acquista un’energia statica che lo fa attaccare a tutto, e non è facile eliminarlo.

Infine, per quanto riguarda in particolare eventuali realizzazioni in un Paese come l’Italia, si deve tenere conto di una certa resistenza culturale a valutare materiali alternativi a quelli di una tradizione secolare. Diverso il discorso per gli Stati Uniti o altri Paesi, caratterizzati da un passato completamente differente quanto ad architettura e tecniche costruttive, e da un’attualità in cui il rapporto con il concetto dell’abitare e della casa si apre più facilmente alla ricerca del nuovo.

Sarà il tempo a dire se la casa di polistirolo potrà passare dallo status di prototipo a quello di realtà consolidata e vissuta a livello globale e massificato.

Laura Montingelli

Laura Montingelli Laureata in Lettere moderne

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