Un monumentale parco di archeologia industriale vicino alla cascata delle Marmore

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Che fine fanno i macchinari industriali, una volta dismessi? Sono spesso accantonati da qualche parte, troppo grandi per essere smaltiti facilmente, e da lì vengono abbandonati per anni e anni. Era questa la sorte di un vasto numero di macchinari dismessi dalle centrali idroelettriche del territorio di Terni che oggi sono parte di un monumentale parco di archeologia industriale, ma che in passato servivano per la produzione dell’energia elettrica delle famose acciaierie oggi di proprietà Tyssen Krupp.

Orti Urbani a Terni per la riconversione di un ex sito industriale Tyssen Krupp

Un tempo queste acciaierie erano un’industria che auto produceva tutta l’energia di cui aveva bisogno, grazie ad una serie di impianti idroelettrici collocati nel territorio.

I macchinari, una volta dismessi, sono stati abbandonati per decenni in una periferia industriale della città, finché una società locale ha vinto un bando per l’assegnazione di fondi per il recupero e la gestione ambientale del territorio. È partito quindi un progetto di ampliamento del percorso didattico sugli impianti idroelettrici locali, già in parte presente nel parco “Campacci” di Marmore, in provincia di Terni.

Della parte progettuale, paesistica e di posa in opera si è occupato l’ingegnere Simone Scaccetti, affiancato dall’ingegnere Marco Moscatello per lo strutturale dei basamenti e la direzione dei lavori, tutt’ora in corso.

L’intervento si presenta come un monumentale parco di archeologia industriale, all’interno di un’area suggestiva e di notevole valore paesistico, grazie alla presenza della cascata delle Marmore poco più avanti, e dalle grotte speleologiche presenti nel sottosuolo.

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Ma la collocazione dei macchinari in questa zona ha una logica molto più evidente se si pensa che questa era proprio l’area dove veniva captata l’acqua e portata a valle attraverso delle condotte forzate, e che oltre a questi enormi macchinari di acciaio (autoprodotti dalle acciaierie) sono presenti ancora le cisterne che servivano per la raccolta dell’acqua.

Le cisterne oggi si presentano come enormi strutture murarie abbandonate e inglobate e nascoste dalla vegetazione, assumendo così il carattere di “rovina” che evoca nostalgicamente un passato industriale.

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La didattica è sicuramente il principale obiettivo di questo percorso, che documenta una storia locale di notevole interesse da punto di vista industriale.
Ma questi oggetti, posizionati come enormi carcasse, come dinosauri dell’industria pesante, sembrano quasi degli objets trouvés, dei rifiuti recuperati, e hanno la capacità di produrre una forte tensione visiva nel paesaggio, fino al punto da poter essere considerati delle installazioni, che impreziosiscono ed esaltano i caratteri naturali del paesaggio circostante.

Giulia Custodi

Giulia Custodi Architetto

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