Legno lamellare per il nuovo rifugio Gonella al Monte Bianco

Rifugio-Gonnella-progetto

Sarà inaugurato la prossima estate il rifugio ad alta quota fra i più parsimoniosi dal punto di vista energetico. A 3072 m, sul lato destro del ghiacciaio del Dôme, in fondo alla val Veny, si adagia il rifugio Gonella. Avvocato torinese nato nel 1856, Gonella fu un instancabile sostenitore per la costruzione di rifugi sui principali gruppi

montuosi valdostani, un pioniere della colonizzazione alpinistica e un amante lui stesso delle ascensioni di grande respiro.

La primissima costruzione tuttora esistente, una piccola ma solida baita in legno, porta la data del 1891 a cui si affiancò, nel 1961, un secondo edificio in muratura che, per motivi di precaria solidità geologica del terreno e conseguente instabilità della struttura, si è reso necessario demolire.

Il consolidamento e la messa in sicurezza di tutta l’area sono stati quindi gli interventi prioritari e primari prima di procedere alla nuova, importante e audace realizzazione che prevede pianta rettangolare, tre piani fuori terra e tutta la parete del lato est ad andamento curvilineo e inclinato.

Ma quali sono nel dettaglio le sue peculiarità eco–compatibili? Vediamole. Innanzitutto l’intera struttura in legno lamellare, compresi i tamponamenti esterni e interni, sono prefabbricati allo scopo di ottimizzare i tempi di esecuzione in opera. I solai sono in legno, così come i serramenti esterni con vetrocamera termoacustica e antisfondamento. Le acque meteoriche sono convogliate in appositi serbatoi coibentati posti all’esterno e da qui convogliate al fabbricato dove gli ospiti potranno usufruire di lavabi con comando a fotocellula per limitare i consumi. Particolare attenzione è data all’autonomia energetica assicurata da trenta moduli fotovoltaici inseriti nel rivestimento isolante di lamiera, in grado di produrre circa 4 kWh.

Insomma un edificio dalle linee severe e rigorose come il contesto ambientale che lo circonda, un ecomostro a detta di alcuni oppositori, un inserimento armonico nelle geometrie delle linee di cresta e un’immagine risultante anche da particolari scelte tecnologiche e formali nelle parole del suo progettista, Antonio Ingegneri.

E il rifugio “storico”? La buona notizia è che sarà ristrutturato e mantenuto per essere utilizzato come locale invernale ma, soprattutto, è giusto pensarlo come luogo della memoria, un luogo in cui si conserva l’essenza e la tradizione di un passato che ha il diritto di essere riascoltato attentamente e con grande rispetto.

Fonte | “Lo Scarpone” rivista del Club Alpino Italiano – n°11 novembre 2008, n°2 febbraio 2009 e n°2 febbraio 2011














Elena Bozzola

Elena Bozzola Architetto

Si è laureata quando la parola “sostenibile” la pronunciavano in pochi e lei si ostinava a spedire email sulla tutela ambientale a tutti i suoi amici. L’incontro con Architettura Ecosostenibile è stato un colpo di fulmine. Ama la fatica delle salite in montagna e una buona birra ghiacciata dopo la discesa.