Il Bosco Verticale: l’architettura sostenibile secondo Boeri

Abitare la città ed essere in mezzo alla natura, un esperimento che molti architetti hanno accolto come sfida progettuale per raggiungere un’architettura che metta al primo posto la qualità dell’abitare e del vivere. In questo senso il “Bosco Verticale” a Porta Nuova Milano è uno dei tentativi più rappresentativi di questo modo di pensare. Realizzato dagli architetti Boeri, Barreca e Lavarra è stato premiato nel 2014 come miglior palazzo multipiano dall’International Highrise Award e nel novembre 2015 è stato dichiarato dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat miglior edificio europeo e mondiale, riuscendo ad emergere da una lista di progetti di fama internazionale.

In copertina: immagine da stefanoboeriarchitetti.net

VERDE VERTICALE: LA TECNICA DELLA GREEN FACADE

Natura e Architettura: il Bosco Verticale di Boeri

Una selezione di quasi 1000 alberi e 15000 tra arbusti, piante perenni e rampicanti studiata appositamente per creare un piccolo mondo sulle grandi terrazze che caratterizzano le due torri verdi. I vantaggi portati dalla vegetazione sono diversi, dalla creazione di un microclima capace di generare un ambiente favorevole allo sviluppo della fauna locale, al controllo climatico che garantisce una minor escursione termica, dall’assorbimento di CO2 che riduce l’inquinamento al riparo dal soleggiamento in estate. Il punto di forza del progetto consiste proprio nel creare un binomio tra natura e architettura che permette all’edificio di avere il controllo sul clima e alla natura di crearsi nuovi spazi all’interno del denso sistema urbano.

 "La facciata - spiega la scheda del CTBUH - è un'interfaccia attiva con l'ambiente circostante. Il progetto è eccezionale perché le piante agiscono come un'estensione dell'involucro esterno dell'edificio. La giuria ha giudicato questo esperimento rivoluzionario".

 diagramma da stefanoboeriarchitetti.net diagramma da stefanoboeriarchitetti.net

La sostenibilità del Bosco Verticale

Alcune critiche sono state mosse soprattutto sull’elevato costo di costruzione e mantenimento che ha messo in dubbio il carattere sostenibile dell’edificio. Ci sono state delle prese di posizione in tal senso che hanno fortemente criticato l’intervento andando a colpire l’idea di progetto di considerare la natura come elemento dell’architettura e non come spazio in cui l’architettura si inserisce. Parlando di architettura però spesso si tende a ricondurre tutto ai fattori ambientali ed economici dimenticandosi che il concetto di sostenibilità va ben oltre e racchiude aspetti della vita sociale e del rapporto tra uomo e città che sono difficili da quantificare e che quindi vengono spesso dimenticati. Sebbene non tutti saranno d’accordo con l’attribuire l’aggettivo sostenibile al “Bosco Verticale”, non si può però negare la forza comunicativa del progetto che apre scenari diversi di vita urbana.

In un momento in cui il sistema città è sempre più in crisi per la sua sete di spazio, pensare di costruire un’architettura che in qualche modo faccia un primo passo verso una società più consapevole, sicuramente è un tentativo lodevole. Appare altrettanto chiaro che l’edificio in sé non ha la forza per dare risposta alle nuove esigenze dell’abitare, ma è l’intero sistema urbano che deve crescere ed adottare tutte le strategie possibili per creare dei luoghi che rispettino a pieno l’uomo ed il pianeta.

 foto da Vimar.com foto da Vimar.com

Raggiungere un concetto di sostenibilità assoluta appare un obiettivo ancora troppo ambizioso, ma nel vastissimo panorama architettonico, il pensiero di Boeri prova a buttarsi in qualcosa che va al di là della sostenibilità. Il merito del “Bosco Verticale” è quello di diventare un punto di riferimento per il contesto urbano e portare un messaggio forte, sia esso giusto o sbagliato, di un modo di intendere la città come sinergia tra natura e architettura. Il nuovo messaggio è che possono esistere dei luoghi dove il rapporto tra natura e architettura non è più conflittuale come un tempo. Ai progettisti resta l’importante e ambizioso compito di capire come questo possa accadere.

Luca Carlin

Luca Carlin Architetto

Nasce a Belluno dove attualmente vive dopo l'esperienza universitaria a Venezia e un piccolo assaggio di vita tedesca. Abbandona temporaneamente il sassofono contralto e lo sport per aprirsi a nuove esperienze e allo studio del tedesco. Nel tempo libero si interessa al design e al bricolage.