- scritto da Elisa Stellacci
- categoria Del Paesaggio
Riqualificazione di Piazza Ferdinando Savoia a Peschiera del Garda
La rilettura dell'assetto urbanistico e la valorizzazione conservativa del patrimonio storico sono i punti cardine del concorso indetto nel 2011 per la riqualificazione della piazza Ferdinando di Savoia nella città scaligera di Peschiera del Garda, in provincia di Verona.
Dopo due millenni di vicissitudini storiche, ora riconosciuta meta turistica, la città mostra le sue peculiarità e una conformazione urbanistica ben definita, chiusa da cinque lati dalle mura turrite, dalla Rocca e dal fiume Mincio.
All'interno del nucleo storico, circondato dalle mura veneziane, la cosiddetta “Fortezza”, imponente opera difensiva riconosciuta nel 2017 patrimonio UNESCO, si estende un ampio spazio concepito per l'addestramento delle truppe militari, da cui il nome “Piazza d'armi”. Con la dismissione delle attività militari e, pian piano, la riduzione del valore economico e sociale, lo spiazzale viene utilizzato lungamente come parcheggio. La dimensione notevole, circa un ettaro, la posizione privilegiata e la vicinanza di edifici dalle molteplici funzioni (religiose, residenziali ed alberghiere) inducono l'amministrazione a bandire un concorso di idee per ridefinire l'area come baricentro urbano e volano per nuove attività.
Tra 153 proposte, viene selezionato il progetto di Circlelab architettura, Federico Signorelli + CLAB architettura, realizzato dal 2014 al 2017. L'intervento di riqualificazione di Piazza Ferdinando Savoia a Peschiera del Garda mira a ristabilire l'equilibrio tra il tessuto residenziale del centro storico, articolando uno spazio collettivo con sedute e fontane, ma anche, più concretamente, prevede 200 posti d'auto per residenti, religiosi e ospiti dell'albergo.
Lo spazio viene elegantemente ridisegnato sul fondale di importanti architetture, la chiesa di San Martino, l'edificato scaligero (con residenze ai piani superiori con esercizi commerciali, al piano terra), la Caserma Rocca e XXX Maggio e, non ultima, l'ex scuola riconvertita ad albergo.
Il concept del progetto è di immediata lettura e grande efficacia: diverse aree sono suddivise grazie allo sviluppo di un bordo di pietra che ricalca l'originale tracciato della darsena risalente al 1614. Una marcatura orizzontale di pietra zovonite trachita, originaria dei colli euganei, pietra più calda e meno resistente del porfido, si sviluppa parallela al fronte urbano, si piega e si alza, dividendo in quota la piazza cittadina e il nuovo parcheggio. Al di là del margine dell'antica darsena, dove si movimentavano le truppe, ora si sviluppa ancora un'area per auto, ma di dimensioni ridotte e qualitativamente superiore alla preesistente.
La linea da intarsio pavimentato diventa seduta ed, in seguito, ringhiera, per poi ritornare a fondersi orizzontalmente con la piazza. Cambi di quota, ridotte aree verdi e una griglia di alberi, ma soprattutto una raffinata pluralità di geometrie e lavorazioni della pietra locale, oltre la posizione studiata degli arredi, sono gli elementi caratteristici dell'intervento, coerente con il passato e saldamente ancorato alle disponibilità economiche ed esigenze contemporanee.
Il segno del vecchio porticciolo definisce ad ovest una zona pedonale coerentemente vicina all'unico fronte urbano, dove si affacciano tutte le attività quotidiane, il sagrato della chiesa, il sito archeologico e il nuovo albergo. Tale zona si presenta come una superficie omogenea e pura grazie all'uso della pietra bianca della Lessinia (o di Prun) ed è chiusa da un alto cordolo, come se quest'area fosse posta su un piedistallo. Tale pietra originaria dei monti a nord di Verona presenta toni tenui che variano dal bianco al rosa.
La superficie lapidea chiara definisce la zona dei tavoli e la passeggiata commerciale, mentre il porfido scuro, in diverse declinazioni, ghiaia di cemento e ciottoli rotondi e quadrati, è per l'area carrabile. L'intera area ora destinata a parcheggio risulta divisa a metà da un attraversamento definito da specchiature rettangolari in pietra di Lessinia, come continuazione dell'edificato scaligero e a testimonianza del reticolo di strade retrostante.
Una fontana a raso dagli alti zampilli e una adiacente rialzata a bacino in pietra, ricordano l'antica presenza dell'acqua. Dalla piazza bianca la strada sale a nord sopra il ponte dei Voltoni e si stempera con una scalinata che termina nel canale. Lineari sedute in legno e cordoli chiari al termine di ogni gradone definiscono un'area quieta e romantica, di contemplazione, dove sullo specchio d'acqua si riflettono le arcate del ponte cinquecentesco. Le cinque arcate in cotto, potente immagine del Peschiera Garda, che portavano a diverse stazioni di pesca di anguille, citate dai testi di Plinio il Vecchio.
Alle spalle, la chiesa di San Martino del 1000, eretta sulle rovine preesistenti del tempio di Giove, mentre a sud della piazza si trova la facciata dell'antico complesso della Rocca, del periodo tardo romano poi fortemente rimaneggiato dagli Scaligeri per esigenze militari.
Una continuità visiva delle varie presenze storiche, una continuità carrabile e pedonale tra il maestoso ponte e la nuova piazza che diventa, grazie all'intervento paesaggistico un importante asse di attraversamento e sosta per la città divisa dal canale.