Ettore Moni racconta il paesaggio montano e allerta: “lo stiamo distruggendo”

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Un racconto fatto di scatti. Un documentario che ritrae con partecipe amarezza il segno dell’uomo sulle scenografie naturali dei paesaggi montani di casa nostra. Un progetto che racconta, con malinconica consapevolezza, un fenomeno inarrestabile quanto inevitabile, quello dell’antropizzazione dei territori montani. Un obiettivo dichiarato: sensibilizzare la gente e renderla consapevole degli effetti della mano dell’uomo sulla natura. Una lettura, quella del fotografo Ettore Moni, disincantata ma non per questo rassegnata.

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“In questa inchiesta fotografica mi prefiggo lo scopo di infastidire chi guarda, come qualunque amante della montagna che alla fine del suo cammino si trova a fare i conti con quello che non avrebbe voluto trovare, allo scopo di sensibilizzare e rendere tutti più consapevoli dell’irreversibile scempio che stanno subendo i nostri più bei panorami”. È ciò che si legge nella presentazione ufficiale del progetto Alps del Documentary Photographer parmigiano Ettore Moni.

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Alps è un progetto fotografico che mira a restituire alla gente quella consapevolezza che spesso le sfugge: l’antropizzazione dei nostri bellissimi paesaggi alpini, sebbene necessaria allo sviluppo del turismo, importante fonte di profitto per le comunità montane, sta lentamente deturpando le bellezze paesaggistiche dei nostri territori montani. Si tratta di segni sul paesaggio che in alcuni casi finiscono per snaturarlo e caratterizzarlo così decisamente, che la domanda se sia giusto o meno che questo accada, nasce spontaneamente.

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Il limite tra l’inevitabilità degli effetti dell’uomo sul territorio e l’evitabilità di “segni costruiti” appare fragile. Palazzoni che emergono dalla natura incontaminata, forme architettoniche estranee al contesto, colori e materiali completamente svincolati dall’intorno, distese di cemento che cavalcano con disinvoltura i suoli verdi , piccoli volumi colorati appoggiati sulla roccia a sfidare la forza di gravità, gru e cavi dell’alta tensione sospesi nel vuoto, sono segni minacciosi che incombono sul territorio. Sono questi i soggetti dell’inchiesta del fotografo che, lungi dal voler denunciare o criticare il fenomeno, è autore di un tentativo di sensibilizzazione comune sulla bellezza dei nostri panorami.

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L’obiettivo è cercare di, quando e se possibile, minimizzare la traccia umana sui paesaggi naturali al fine di preservarne la naturalità.

Barbara Brunetti

Barbara Brunetti Architetto

Architetto e dottoranda in Restauro, viaggia tra la Puglia e la Romagna in bilico tra due passioni: la ricerca accademica e la libera professione. Nel tempo libero si dedica alla lettura, alla grafica 3d, e agli affetti più cari. Il suo sogno nel cassetto è costruire per sé una piccola casa green in cui vivere circondata dalla natura.