Un nuovo materiale biologico che sostituisce il polistirene

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Cercare le soluzioni tecnologiche attraverso lo studio approfondito della natura, il laboratorio scientifico più grande ed affidabile a disposizione, è una attività che esiste da molto tempo e con risultati sempre molto soddisfacenti. Il caso del nuovo prodotto, un materiale assolutamente ecologico, molto simile nella consistenza, nelle proprietà e nell’aspetto al comune polistirolo, ha però una caratteristica che lo contraddistingue dalle altre invenzioni. In questo caso il risultato non deriva dalla mimesi della natura, ma, al contrario, è la natura che sembra imitare la tecnologia, facendo quasi tutto da sola e lasciando all’uomo solo il compito di controllare e facilitare un processo spontaneo.

IL MATERIALE INNOVATIVO CHE SOSTITUISCE IL POLISTIRENE

Questo materiale, al momento brevettato, prodotto e distribuito negli Stati Uniti, è un composto organico di sottoprodotti agricoli, quali steli di piante e bucce di semi, che, una volta attaccati da un fungo, generano in meno di una settimana un composto auto assemblato che non richiede alcun intervento di acqua né di luce né di additivipetrolchimici. Il fungo in questione è il micelio, che agisce come un collante naturale in una settimana, e rende possibile la sua gestione in ambienti interni controllabili.

La forma finale del prodotto è definita dalla forma dei contenitori in cui viene dato inizio il processo chimico di trasformazione, ed è per questo che la destinazione d’uso deve essere stabilita a priori, all’inizio del ciclo produttivo.

E’ importante sottolineare che in questa fattoria verticale si manipola solo il tessuto del fungo, le spore non vengono mai coinvolte: quando si ottiene la forma voluta, un processo di riscaldamento e disidratazione arresta la crescita naturale ed elimina ogni problema allergeno legato alle spore.

GLI UTILIZZI PRATICI

Biologico al 100%, questo materiale può quindi essere impiegato negli imballaggi, negli isolamenti, nei calchi preformati, ecc. Si tratta di una nuova generazione di biocomposti che presentano una ulteriore innovazione rispetto alle altre materie prime bioplastiche: mentre queste richiedono vaste colture e sottraggono spazio alle industrie alimentari, nel nostro caso si fa upcycle di prodotti di scarto che si producono costantemente e spontaneamente. Non c’è più bisogno di collanti cancerogeni contenenti il formaldeide: il nuovo prodotto viene quasi “coltivato” ed il brevetto non riguarda altro che la giusta calibratura di materie prime per garantire diverse qualità tecniche come la densità, la forza, la consistenza e l’aspetto del materiale, in modo da rispondere a diverse richieste prestazionali di una lunga lista di prodotti, quali gli isolanti acustici, le protezioni contro il fuoco, i moduli strutturali, gli imballaggi e i casseformi.

E’ molto apprezzabile lo spirito collaborativo che pervade il team di produzione: non si teme la concorrenza ma, al contrario, c’è apertura per nuove collaborazioni e sperimentazioni esterne. Ultimamente è stato messo in commercio un kit che permette di osservare da vicino il fenomeno e sperimentare la nuova tecnologia autonomamente. Chiunque può creare a casa propria il prodotto nella forma che più desidera, e magari suggerire e brevettare una nuova utile applicazione.

Giuseppina Ascione

Giuseppina Ascione Architetto

Dopo aver cambiato case e paesi per 10 anni, si stabilizza definitivamente a Rovereto. Qui inizia a concepire l'architettura come un mezzo per  investigare ed influenzare il nostro benessere psicofisico. Da allora sogna e promuove un’architettura sostenibile non concepita tanto nell'accezione ecologica del termine, quanto mirata a creare una esperienza rigenerativa per chi la vive.