La durabilità del legno

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Malgrado la recente e incoraggiante riscoperta delle qualità del legno da parte di molti progettisti, in Italia il termine “legno in edilizia” (parlare “architettura in legno” sarebbe fuorviante e troppo ottimista) significa tetti (quando va bene), parapetti per balconi, portici o capanni per uso agricolo. D’accordo, dirà qualcuno, ci sono anche quei bellissimi parquet lucidati dove puoi specchiarti e quei rivestimenti che costano un occhio della testa ma che fanno così tendenza... ma qui finisce la storia. Ciò si deve a tutta una serie di riserve culturali, o meglio, di antichi pregiudizi e timori ingiustificati che portano a diffidare di quello che in realtà è il materiale, anzi la materia per eccellenza. Pochi lo sanno, ma originariamente la parola latina materia significava infatti “legname da costruzione”, e non è affatto un caso se ancora oggi legno si traduca nel termine spagnolo madera e nel portoghese madeira.

Uno dei pregiudizi principali che gravano sulle costruzioni in legno riguarda la durabilità (intesa come la capacità di conservare le proprie caratteristiche di resistenza nel tempo), poiché considerate precarie e facilmente deperibili nel tempo, malgrado tale credenza sia del tutto infondata. Ma che ci crediate oppure no, sappiate che è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio (Einstein). Io però, incurante del suo ammonimento, intendo provarci lo stesso.

Innanzitutto la durabilità non è affatto un concetto banale come sembrerebbe e ciò perché si costituisce di due differenti tipi: la durabilità naturale e la durabilità effettiva

LA DURABILITA’ NATURALE

La durabilità naturale di un legno è quel fattore che dipende fondamentalmente dalla sua essenza (i legni duri sono più durevoli di quelli dolci), e varia anche in relazione al taglio preso in esame: solitamente è maggiore nel durame(strato più interno, denso e compatto che negli alberi maturi costituisce la maggior parte del volume del fusto) rispetto all’alburno (più esterno, di recente formazione e ricco di sostanze di riserva – principalmente amido – pertanto più facilmente attaccabile dagli organismi xilofagi). La maggior resistenza al biodegradamento del durame è attribuita principalmente ad alcuni estrattivi (composti organici di tipo fenolico come ad es. i tannini), ed è sempre utile ricordare che tale durabilità, essendo la Natura mai del tutto prevedibile, può variare anche nell’ambito di una stessa specie.

LA DURABILITA’ EFFETTIVA

La durabilità effettiva di un manufatto dipende non solo dalla durabilità naturale dei suoi materiali, in questo caso delle specie legnose, ma anche dalla zona climatica, dalla sua classe d’uso e soprattutto dal progetto e dalla messa in opera a regola d’arte che devono essere tali da impedire fenomeni deleteri e pericolosi quali la condensa.

Il legno infatti non marcisce per umidità, ma per condensa: risulta quindi importante la posa di materiali traspiranti che consentano il passaggio del vapore, scongiurando così il rischio di proliferazione di agenti patogeni quali funghi e muffe. Un esempio classico è quello delle case a pannelli prefabbricati in legno, dove tutti questi problemi tecnici sono già risolti in fase di progettazione, con conseguente posa in opera molto più facile.

ESEMPI DELLA DURABILITA’ DEL LEGNO

Sta di fatto che nella maggior parte dei casi, contrariamente al pregiudizio diffuso, il legno è un materiale estremamente durevole. Alcuni esempi? Mobili con intarsi di notevole pregio artistico ritrovati nelle tombe dei Faraoni si sono conservati perfettamente per oltre 4000 anni, e ancora oggi il Giappone vanta ammirevoli architetture in legno perfettamente integre dopo 1300 anni di servizio. Nel clima ancor più rigido e severo della Norvegia, esistono numerosi esempi di meravigliose chiese interamente in legno (Stavkirker) costruite all’incirca 800 anni fa dai migliori carpentieri che siano mai esistiti, i vichinghi, e conservatesi fino ad oggi.

Non vanno dimenticate neppure le nostrane baite alpine vecchie di secoli e tutt’ora abitate, o ancora le vecchie costruzioni ad ossatura lignea, generalmente in rovere, abete o larice, diffuse soprattutto in Nord Europa e Nord America, così come un intero quartiere nel porto di Bergen (Norvegia), le cui case, totalmente in legno, sono vecchie di tre secoli e tuttavia in ottimo stato.

LA DURABILITA’ DELLE FONDAZIONI IN LEGNO

Un ulteriore esempio significativo è quello dei pali da fondazione. Prima del calcestruzzo armato le fondazioni erano realizzate in legname e molte costruzioni di pregio sono tutt’oggi appoggiate su paleria lignea, sia in ambiente secco che umido, vedasi a proposito la maggior parte delle case storiche di Venezia o la Cattedrale di Sant’Isacco a San Pietroburgo, o ancora due fra i più imponenti edifici di Amsterdam, la Stazione Centrale e il Palazzo Reale, che tutt’ora poggiano rispettivamente su 9.000 e 13.659 pali di fondazione in legno.

Oggigiorno anche numerose opere di consolidamento di zone a rischio idrogeologico, di scarpate e di terreni in erosione o a forte pendenza fanno ugualmente appello al legno e alla sua durabilità nei delicati interventi di ingegneria naturalistica.

La qualità di un manufatto, specialmente in architettura, si misura anche in relazione al numero di problemi che la sua manutenzione nel tempo comporta, e quella di un edificio in legno è tra le meno problematiche in assoluto, ad esempio risulta estremamente difficile e poco conveniente sostituire parti compromesse di strutture in calcestruzzo armato o acciaio, viceversa il legno permette una notevole flessibilità, allungando la vita utile dell’edificio. Basti dire che la garanzia rilasciata dal costruttore su un immobile prefabbricato in legno è mediamente di 30 anni, contro i 10 anni di un edificio tradizionale in muratura. La durabilità dei manufatti in legno risulta ancora maggiore se si considera anche la possibilità che offrono oggi alcuni moderni edifici in legno di essere all’occorrenza smontati e ricostruiti altrove con gli stessi materiali, riutilizzandone/recuperandone eventuali scarti. Questa possibilità semplicemente non esiste o sarebbe economicamente e materialmente impraticabile per gli edifici in muratura convenzionale e per le strutture in acciaio o calcestruzzo armato.

Fonti |
Giordano G. Tecnologia del legno – Vol. 1., La materia prima, UTET, Torino, 1981
Dulbecco P., Luro D., L’essentiel sur le bois. CTBA, Parigi, 1998
Berti S., Piazza M., Zanuttini R., Strutture di legno per un’edilizia sostenibile. Materie prime e prodotti. Progettazione e realizzazione. Collana: Manuali dell’edilizia. Strumenti per progettisti e imprese, Il Sole 24ore, 2002

Alberto Grieco

Alberto Grieco Architetto

Frequentando una signora chiamata Storia, ha scoperto che l’architettura bio-eco-ecc. non ha inventato Nulla©, ed è per questo che perde ancora tempo sui libri. Architetto per vocazione; tira con l’arco, gira per boschi, suona e disegna per vivere. Lavora nel tempo libero per sopravvivere.