- scritto da Federico Antonelli
- categoria Bambu
La struttura della pianta di bambù
Il bambù è una delle piante del regno vegetale con la crescita più rapida e tra quelle utilizzate in più ambiti. L’obiettivo di questo articolo è di analizzare la struttura della pianta di bambù e chiarire alcune caratteristiche fisiche del bambù, necessarie per comprendere i possibili usi della pianta, considerata da molti una delle soluzioni chiave per favorire la transizione verso un’economia circolare e sostenibile.
Impiegato in Latino-America come materiale da costruzione nelle zone rurali, in Africa per suppellettili e strumenti musicali, portato in tavola in Cina (paese che contribuisce al 65% delle esportazioni mondiali) e in Indonesia utilizzato artigianalmente dai più piccoli complementi d’arredo alla realizzazione di stupende architetture, il bambù, grazie alla sua flessibilità e resistenza, si è guadagnato a buon diritto il titolo di “pianta dai mille usi”.
Il bambù non è un albero
Per comprendere meglio le caratteristiche del bambù è necessario conoscere la struttura della pianta e precisare che il bambù non è un albero, bensì un’erba! Come scoperto per la prima volta dal botanico tedesco Charles Kunth nel 1815, si tratta di un’erba “legnosa”, e queste sono le principali differenze rispetto ad un qualsiasi albero:
- Il culmo, o la cosiddetta “canna”, non è protetto esternamente da una corteccia, bensì da ampie foglie caulinari che crescono in corrispondenza dei nodi e cadono dopo la prima fase di crescita;
- A differenza di un albero, il bambù non cresce in diametro e raggiunge l’altezza adulta in una singola stagione: nelle pareti del culmo non è presente il cambio, uno strato di cellule che negli alberi stimola la crescita del tronco;
- Il bambù non è protetto esternamente da una corteccia
Tassonomia e distribuzione geografica del bambù
Secondo gli studi tassonomici condotti fino ad ora esistono più di circa 1.600 specie di bambù suddivise in 121 generi, di cui 25 erbacei e 96 legnosi. Ad eccezione dell’Europa e dell’Antartico, dove non esistono specie indigene, la pianta di bambù cresce florida nelle zone tropicali, sub-tropicali e temperate, con una distribuzione come segue (fonte: O. Hidalgo Lopez, Bamboo: the gift of the Gods):
- 60% in Asia e Oceania,
- 30% nelle Americhe,
- 3% in Africa.
Alcuni interessanti dati in merito alla diffusione del bambù nel mondo a dimostrazione della sua origine ancestrale e resilienza vengono riportati di seguito (articolo scientifico -in inglese- usato come fonte):
- 14 milioni di ettari sono la superficie terrestre ricoperta dal bambù;
- 600 mila ettari è l’estensione della maggiore foresta naturale di bambù che si sviluppa tra Brasile, Perù e Bolivia;
- 361 ettari di terreno coltivati a bambù nel 2005, secondo uno studio della FAO.
- 4000 m è l’altitudine maggiore registrata a cui il bambù cresce, il livello del mare quella minima;
- Il bambù si sviluppa nelle calde foreste tropicali come nelle foreste temperate, tollera temperature estreme fino ai -20 °C e abbondanti precipitazioni annuali tra gli 800 ed i 1200 mm.
La struttura della pianta di bambù
Parte dei concetti riportati di seguito sono tratti dal corso online offerto da BambooU, ente attivo a Bali e nel mondo, finalizzato alla diffusione del bambù come materiale da costruzione naturale e potenzialmente rivoluzionario.
Per poter comprendere le caratteristiche del bambù e le potenzialità di impiego della pianta è necessario comprendere la struttura della pianta bambù e approfondire il suo sistema biologico, combinazione di singoli elementi che crescono dalla terra e raggiungono in alcune specie l’altezza massima di 30 metri in un periodo compreso tra i 6 ed i 9 mesi.
I principali componenti morfologici della pianta di A comporre la morfologia della pianta di bambù sono:
- Rizoma - la struttura sotterranea di sostegno della pianta;
- Culmo - stelo aereo che si sviluppa dal rizoma, costituito da collo, nodi ed internodi;
- Rami - complemento che cresce sopra le linee nodali, di sostegno al fogliame
- Fogliame- responsabile dei processi fisiologici della pianta
- Foglie caulinari - protegge la crescita del culmo durante i primi 6-7 mesi
- Epidermide e area fibro-vascolare - compongono la struttura resistente del culmo.
Rizoma
Il rizoma è un complesso di fusti sotterranei che si sviluppa ad una profondità non maggiore di un metro e ha il vitale compito di controllare la riproduzione e la salute del bambù. Tale rete non va confusa con l’apparato radicale della pianta, costituito invece dall’insieme di piccoli filamenti che crescono dai rizomi stessi ed alimentano la pianta assorbendo sostanze nutritive dal terreno.
Esistono tre tipologie di rizomi:
- Leptomorfo, in cui il rizoma si sviluppa orizzontalmente ed i germogli di bambù compaiono ad una distanza fissa l’uno dall’altro, tipico dei climi subtropicali e temperati.
- Pachimorfo, in cui un rizoma si origina da quello precedente, tipico dei climi tropicali e subtropicali;
- Misto, cresce combinando la forma leptomorfa e pachimorfa risultando in un gruppo fitto o una fila distanziata di culmi. Piuttosto raro, il genere Guadua è un esempio notevole con rizoma misto.
Struttura della pianta di bambù: il Culmo
Il culmo è lo stelo della pianta di bambù. A differenza di molte altre specie vegetali, il germoglio di bambù ha un diametro simile a quello del culmo adulto. I culmi, o steli, risultano dalla crescita rapida e costante dei germogli che in un tempo record di massimo un anno raggiungono l’altezza finale. Durante la crescita la sezione del culmo rimane costante, mentre acquista in durezza grazie al processo di lignificazione. Tale processo garantisce stabilità al culmo rendendone le pareti esterne legnose.
Il collo è la parte inferiore dello stelo, unisce il rizoma al culmo garantendo la stabilità della pianta. I nodi contraddistinguono il culmo di bambù e la sua crescita. Esternamente possono essere visti come cicatrici lasciate dalle foglie che proteggono il germoglio durante la fase iniziale della crescita; internamente corrispondono ai punti in cui si sviluppano i diaframmi, dischi che interrompono la lunghezza del culmo irrigidendolo. Gli internodi sono le porzioni di culmo tra un nodo e l’altro, dove si trovano le fibre del bambù. L’osservazione della lunghezza internodale è uno dei criteri che permette di differenziare le specie.
Rami e fogliame
Anche l’osservazione dei rami della pianta aiuta a comprendere le caratteristiche della pianta di bambù: ogni ramo che cresce dal culmo corrisponde ad un anno di vita dello stesso. Inoltre i rami, che spuntano dai nodi e crescono alternativamente in direzioni opposte, se opportunamente trapiantati in terra possono originare una nuova pianta.
Le foglie hanno, come in ogni altra pianta, la funzione di fornire nutrimento tramite il processo della fotosintesi, trasformando l’energia luminosa in energia chimica. Viste le considerevoli altezze ed i fitti gruppi di culmi del bambù adulto, le foglie tendono a concentrarsi nella parte sommitale del culmo, con l’obiettivo di raggiungere quanta più luce possibile. Come protezione dal calore e dagli insetti le foglie impiegano uno spesso strato di silicio.
Foglia caulinare
La foglia caulinare è una delle particolarità che differenzia il bambù da un albero. Ricoperta di peli irsuti, cresce in corrispondenza dei nodi ed irrigidisce il culmo giovane, dopodichè inizia gradualmente a cadere.
Epidermide e area fibro-vascolare
Tagliando orizzontalmente un culmo è possibile osservare come la sezione si differenzi in uno strato esterno, l’epidermide, e uno più interno, l’area fibro-vascolare. La composizione consta di fibre di cellulosa (40%), fibre vascolari (10%) e tessuto parenchimatico (50%) (Fonte: P. van der Lugt, Booming Bamboo).
La parete esterna è composta da un sottile strato di silicio di circa 0,25 mm che protegge lo stelo; all’interno, l’area fibro-vascolare è composta da fibre con una distribuzione maggiore verso l’esterno, dove sono più richieste per l’assorbimento di sollecitazioni esterne.
L’unione di questi due strati ricchi di silicio garantisce la crescita e la sopravvivenza del bambù anche in contesti difficili, permettendo di identificarlo come un vero e proprio materiale composito brillantemente ingegnerizzato da Madre Natura.