- scritto da Riccardo Zerbinati
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Storia delle costruzioni in paglia: dall'origine ad oggi. Con esempi italiani
Nel corso della storia, gli umani hanno costruito i loro rifugi e le loro abitazioni con i materiali più disparati. Pietre, legno, paglia, bambù, terra, sabbia. Gli Stati Uniti, i precursori delle costruzioni con ballette di paglia, si affidarono sempre più a questa tecnologia dopo l’invenzione della macchina imballatrice, utilizzata a partire dal 1890. Anche in Italia iniziano a diffondersi le costruzioni in balle di paglia rispettose dell'ambiente.
In copertina: immagine su gentile concessione di Archètica
RIQUALIFICARE CON LE BALLE DI PAGLIA
Le costruzioni in paglia nella storia
Gli abitanti della zona Nord Occidentale del Nebraska, nelle pianure di Sandhills, si indirizzarono alle costruzioni in paglia per sopperire alla carenza di alberi, nelle aree limitrofe, che avrebbe generato legname da costruzione. Le balle di paglia iniziarono ad essere usate per le case, ma anche per i fabbricati agricoli, per le chiese, le scuole, gli uffici e per i negozi alimentari.
Uno storico del Nebraska, Roger L. Welsch, affermò che, i coloni bianchi che coltivavano grano nelle pianure prive di legno e pietre, mentre aspettavano che il legno arrivasse tramite la ferrovia, improvvisarono, nel periodo primaverile, piccole costruzioni con quello che per loro era un materiale di rifiuto, un sottoprodotto del grano, la paglia imballata.
Le balle di paglia, lunghe tre/quattro piedi, con i loro due piedi quadrati di area, venivano utilizzate direttamente come se fossero blocchi da costruzione giganteschi che allo stesso tempo costituivano la struttura portante dell’edificio (tecnica Nebraska o loadbearing). Queste non venivano posate con un legante; a tenerle saldamente insieme, erano delle aste di legno, o in alcuni casi tondini di ferro, infilati dall’alto verso il basso e ancorati ad una basetta o ad una trave posta sulla sommità delle fondazioni.
La configurazione più comune per la copertura, era un tetto a padiglione; la struttura superiore, era fissata alla balletta più alta della parete tramite le solite aste o i tondini descritti precedentemente, mentre le pareti con bucature predisposte, prima di essere intonacate, rimanevano ad assestarsi per un paio di mesi.
I coloni si resero conto che queste architetture modeste, “spontanee” (non attribuibili a progettisti o ad autori in particolare) e vernacolari (che rispecchiano fortemente il luogo di appartenenza che le ha plasmate), mantenevano il calore durante l’inverno e rimanevano fresche nei periodi estivi. Grazie a quest’esperienza positiva, le case da provvisorie si trasformarono in permanenti. La loro longevità è da attribuirsi soprattutto a una costante presa di conoscenza attuata nel tempo, coltivata con l’esperienza del passato, dalle risorse naturali disponibili e dalle caratteristiche portate dal territorio e dal clima.
Questo metodo di costruzione, prosperò fino agli anni ‘40 del Novecento, quando alcuni fattori come la guerra, l’incremento della popolazione e una cultura sempre più rivolta alla solidità del calcestruzzo armato, lo fecero quasi sparire.
I nuovi pionieri, pur comparando testimonianze molto positive, riscontrarono diversi problemi dovuti all’azione del clima, ai roditori e agli insetti, portati principalmente dalla scarsa manutenzione. Il sistema costruttivo Nebraska iniziò ad essere affinato, e le conoscenze furono trasmesse ad un pubblico di ambientalisti che rimase sbalordito dalle possibilità di un metodo costruttivo tanto elementare quanto attivo e dinamico.
A breve, per migliorare ulteriormente il metodo di costruzione, si svilupparono nuove tecniche e in Arizona nacque la rivista The Last Straw Journal che aveva il compito di diffondere le idee, promuovere la pratica della regola d’arte e fornire un forum che permettesse la comunicazione tra proprietari e costruttori.
Tra il 1970 e il 1980 si produssero una serie discreta di pubblicazioni sul tema della rinascita delle costruzioni in balle di paglia. In Europa, verso la fine degli anni ‘80 del Novecento, si contavano un centinaio di edifici in paglia, sparsi tra Inghilterra, Norvegia e Francia. Nel 2001, in tutta Europa, si contano oltre 400 edifici con predominanza della Francia, nella zona della Bretagna.
La regolamentazione delle costruzioni in paglia
Il successivo ed improvviso boom causato da queste costruzioni, portò alla promulgazione di un regolamento edilizio specifico. Le prime direttive ufficiali degli Stati Uniti furono le linee guida emanate dal Nuovo Messico: “New Mexico Straw-Bale Construction Guidelines” del 1991. Nel 1993 si tenne la prima conferenza internazionale sugli edifici in balle di paglia, portando alla fondazione del National Straw Bale Research Advisory Network. Per far proliferare la cultura degli edifici in paglia, nel frattempo, altre reti nazionali minori costituirono la German Association of Straw Builders. In USA, Canada, Australia, Inghilterra e Austria, molti impresari si trovarono al passo coi tempi, poiché fin dalla fine degli anni ‘90, iniziarono a comprendere i punti di forza e le caratteristiche degli edifici in paglia.
La diffusione delle costruzioni in paglia in Europa
La Gran Bretagna, nel 1998, ospitò il primo International Straw Construction Meeting europeo, e nello stesso anno, un altro convegno sugli edifici in balle di paglia fu ospitato in Olanda.
Sempre in quest’anno, Barbara Jones, la maggior esperta di costruzioni in balle di paglia dell’Inghilterra, impegnata a formulare adattamenti per la tecnica Nebraska per le condizioni climatiche del vecchio continente, costruisce la prima abitazione load bearing in balle di paglia a due piani.
Intorno al 1970, le tecniche costruttive migliorate da Barbara Jones, vennero importate dall’Inghilterra agli altri paesi europei, Italia compresa. Qui, il cittadino medio, non è mai stato attratto da materiali come terra, paglia, legno e bambù. Anzi, la consuetudine imponeva di edificare con calcestruzzo armato più per praticità del materiale che per la qualità che questo offriva.
Superati i comprensibili pregiudizi di una comunità forse con il “complesso dei tre porcellini”, le maestranze iniziarono a percepirne le qualità, capendo che sarebbe potuto divenire un ottimo materiale da costruzione, sicuro, economico e conviviale.
In generale, l’aspetto formale e la composizione di un corpo di fabbrica non è una cosa da trascurare; spesso infatti la forma e l’immagine che ci rimane in mente guardando queste case di paglia, sembra richiamare alcuni paesaggi fiabeschi ed elfici. Alcuni piccoli accorgimenti potrebbero però trasformare (almeno all’esterno e all’interno) questi edifici in classiche abitazioni rapportabili a quelle di aspetto classico presenti sul territorio nazionale.
La diffusione delle costruzioni in paglia in Italia
La riprova ce la forniscono le prime villette a schiera in balle di paglia costruite a Fano (Pesaro Urbino) tra il 2014 e il 2015, abitazioni ad alta efficienza energetica, dei Near Zero Energy Building rispettosi dell'ambiente e di chi le abita.
Il progetto ideato da Michele Ricci e Giovanna Nardini dello studio Archética, nasce dall'esigenza di dare a tre famiglie un'abitazione di qualità, sana, a basso impatto ambientale ed economicamente sostenibile. Ogni appartamento è distribuito su due piani fuori terra (150 mq), garage bagno lavanderia e cantina nell'interrato (77 mq), tetto terrazzato (77 mq) e giardino. L'intero complesso si inserisce in un lotto urbano dalla forma romboidale scalena che ne vincolava la progettazione ma che ne ha caratterizzato l'architettura.
La struttura portante è in legno e quindi con un'alta flessibilità e resistenza al sisma. Per le tamponature esterne sono state usate balle di paglia prese dagli agricoltori della zona, intonacate esternamente in calce naturale ed internamente in terra cruda; i tramezzi interni sono in mattoni di calce e canapa. Grazie all'alto isolamento termico ed acustico di queste pareti, le abitazioni raggiungono un alto standard energetico e permettono una completa insonorizzazione tra un appartamento e l'altro. Le grandi finestre a sud accumulano calore durante l'inverno abbattendo i costi di riscaldamento, mentre d'estate i balconi aggettanti permettono l'ombreggiamento mantenendo freschi gli appartamenti; anche il secondo orientamento verso est permette di captare la brezza proveniente dal mare durante l'estate evitando l'utilizzo di impianti di condizionamento. È infatti la progettazione bioclimatica che caratterizza il progetto architettonico e che suggerisce l'aspetto formale. La tecnologia usata per le risorse rinnovabili - i pannelli solari termici e fotovoltaici - viene orgogliosamente esposta in bella vista e sostenuta dal pergolato che ha anche la funzione di ombreggiare il terrazzo, diventando un simbolo iconico visibile da diversi punti del quartiere.
Il risultato sono degli appartamenti sostenibili, di ottima qualità anche negli interni, che uniscono tecniche antiche ed uno stile contemporaneo in un economia davvero sostenibile.
L’ultima parola ora spetta solo a chi le occupa.
Malgrado il numero delle costruzioni in paglia incrementi globalmente di circa mille nuovi edifici/anno e considerate le rassicuranti realizzazioni, c’è un grande bisogno di ricerche e prove dettagliate per progetti soggetti a diverse condizioni climatiche, dalle regioni interne a quelle poste sulle coste oceaniche.
Le imprese edilizie tradizionali dovrebbero comprendere il potenziale della paglia e sviluppare metodi commerciali per costruire un numero sempre maggiore di edifici.
Fonte | House of Straw - Straw Bale Construction Comes of Age, U.S. Department of Energy, Energy Efficiency and Renewable Energy, April 1995