Campagne anti-biogas e botulismo. Facciamo chiarezza

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Nonostante l’urgente necessità di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, e per quanto sia ormai dimostrata l’efficacia della digestione anaerobica nella stabilizzazione e sfruttamento dei residui organici agroalimentari, assistiamo sempre più spesso ad un crescendo di campagne anti–biogas da parte di gruppi politici e “comitati spontanei” di cittadini. Sono molte le accuse, più o meno infondate, mosse contro ilbiogas, per cui in questo articolo cercheremo di fare chiarezza su una fra le più dibattute: i presunti rischi di botulismocausati dai digestati (la sostanza rimanente alla fine del processo di digestione anaerobica negli impianti di biogas).

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LE TESI SUL RAPPORTO FRA BOTULISMO E BIOGAS

Gli argomenti più ricorrenti sbandierati dai blog dei “no biogas” a supporto della teoria del botulismo da digestato sono: la moria di 50 mucche a Trebaseleghe (PD), oggetto di una interrogazione al Parlamento Europeo del deputato Andrea Zanoni, le dichiarazioni alla radio e le pubblicazioni del dott. Helge Böhnel, un ricercatore dell’Università di Göttingen.

Nel primo caso, secondo i sostenitori della tesi del digestato killer, le mucche sarebbero morte di botulismo perché “l’allevamento è situato in una zona dove ci sono 4 impianti di biogas nel raggio di 3–4 km”.
La UE risponde che, non essendo il botulismo una malattia contagiosa, è competenza dei singoli Stati membri prendere gli opportuni provvedimenti, caso per caso, ed inoltre che è in corso un dibattito sulla presunta, seppur non dimostrata, relazione causale fra la malattia ed il digestato”.

Il ricercatore tedesco invece, avrebbe dichiarato alla Radio Wissen: “Il fatto è che abbiamo esaminato relativamente pochi campioni di digestato, ma solo in circa un terzo dei casi abbiamo trovato la presenza di Clostridium botulinum. Inoltre, bisogna dire che non abbiamo ricevuto campioni dall’industria del biogas, in quanto (gli industriali) non ci amano. Perciò si tratta di campioni che abbiamo ottenuto in forma anonima da parte di persone che ci hanno detto di indagare, ma che però non hanno voluto riferirci la provenienza per non correre pericolo entrando in conflitto con la lobby del biogas ” (traduzione letterale dal tedesco, N.d.R.).

FATTI OBIETTIVI SUL BOTULISMO

Per poter capire se la tesi del digestato tossico abbia una base scientifica o meno, passiamo in rassegna una breve selezione di verità obiettive sul C. botulinum, che possiamo trovare in due articoli di Wikipedia , in una pubblicazione della Società Italiana di Medicina Generale ed in alcuni papers pubblicati in riviste scientifiche di consultazione gratuita:

  • Esistono 7 ceppi di C. botulinum, i quali producono diversi tipi di tossine, ritenute fra le più potenti conosciute. Si chiamano A, B, C, D, E, F e G. La specie umana è resistente alle tossine dei tipi C e D. Inoltre, diverse specie di animali domestici e selvatici hanno sensibilità diverse ai vari tipi di tossine.

Fotografia al microscopio elettronico del C. botulinum, tratta da National Enteric Disease Surveillance: Botulism Surveillance Overview, pubblicato dal National Center for Emerging and Zoonotic Infectious Diseases –Division of Foodborne, Waterborne, and Environmental DiseasesFotografia al microscopio elettronico del C. botulinum, tratta da National Enteric Disease Surveillance: Botulism Surveillance Overview, pubblicato dal National Center for Emerging and Zoonotic Infectious Diseases –Division of Foodborne, Waterborne, and Environmental Diseases

  • L’intossicazione avviene per ingestione di alimenti crudi o mal conservati, nei quali sia riuscito a svilupparsi il batterio, che produce appunto la tossina, ma non per la presenza del batterio stesso negli intestini. Comunque è possibile eliminare detta tossina anche da alimenti contaminati riscaldandoli ad una temperatura superiore agli 80ºC per almeno 30 minuti. La bollitura per 10 minuti inattiva completamente la tossina ed è la migliore garanzia.
  • Alla temperatura del corpo dei mammiferi (36 – 37ºC) il C. botulinum non muore ma si vede fortemente inibito (la sua temperatura ideale di crescita è compresa fra 10 e 25 ºC). Inoltre i lattobacilli, batteri presenti nell’intestino, in genere sono metabolicamente più efficienti e riescono a sopraffare il C. botulinum.
  • L’infezione viscerale è stata segnalata in lattanti ma è molto rara e le cause non sono chiare.
  • Il C. botulinum è prevalentemente proteolitico, il che vuol dire che prolifera nelle carcasse di animali andate in putrefazione (a proposito si veda un interessante documentario della BBC sulla moria di dinosauri carnivori causata dal botulismo, a dimostrazione che non è una novità legata alla proliferazione di impianti di biogas). La presenza di piccioni e topi morti negli allevamenti di bestiame non è cosa rara, e l’Autore spesso l’ha riscontrata durante alcuni sopralluoghi, quindi non è da scartare che sia questa la vera causa, di contaminazione del mangime con la tossina.
  • In Italia i digestori agricoli vengono alimentati con insilati, perlopiù di mais. Al margine delle polemiche sull’etica o sostenibilità della pratica, è un fatto obiettivo che il processo d’insilaggio porta il pH a valori compresi fra 5 e 4,5 nella prima fase (fermentazione acetica) e poi fino a 4 durante la fase di fermentazione lattica. Il C. botulinum è incapace di produrre la tossina in un ambiente con pH inferiore a 4,6. Pertanto, per poter proliferare nel digestore secondo la tesi dei “no–biogas”, il materiale in ingresso dovrebbe essere già contaminato, ed inoltre ricco di proteine (quindi resti di macellazione, addirittura in stato di putrefazione). La normativa europea impone la pastorizzazione degli scarti animali provenienti da macello destinati agli impianti anaerobici per cui, a meno che non vi sia un comportamento fraudolento da parte del gestore dell’impianto, appare molto improbabile che il digestato possa contenere tossine o C. botulinum attivi, se il materiale in ingresso ne era già privo.
  • Contro le tesi del dott. Böhnel si schierano diversi ricercatori, pure loro tedeschi, che in un convegno organizzato dalla Regione Turingia nella città di Jena il giorno 11 aprile del 2012 hanno presentato i risultati dei loro studi. In particolare, il dott.. Köhler presentò una statistica basata su 302 campioni prelevati in 80 impianti di diversi tipi (biogas agricolo, biogas da fanghi fognari, compostaggio, ecc.) nell’arco temporale fra 1980 e 2007. Le ricerche del Köhler hanno rilevato la presenza di tracce di tossine botuliniche non identificabili (proprio per la bassa concentrazione) in solo 2 dei 302 campioni analizzati, ma non si trattava di impianti di biogas bensì di compostaggio.
  • In un altro studio, condotto dal dott. Köhler su un totale di 74 impianti di biogas nell’arco temporale 1990–2012, solo 5 dei 74 campioni presentavano tracce di tossina botulinica, e in due dei suddetti cinque casi si trattava di tossine dei ceppi C e D, non pericolose per l’uomo.
  • Contrariamente alle tesi dei no–biogas (e anche di qualche gruppo politico), che sostengono che l’unico modo sicuro di trattare i rifiuti sia producendo compost, troviamo il Böhnel puntare il dito anche contro il compost durante un congresso a Münster nel 2001. Secondo le sue tesi, gli impianti di compostaggio sarebbero colpevoli di un caso di morte repentina di un neonato, indotta da neurotossina botulinica.
    Secondo il un articolo pubblicato sul sito web Kompost.de in quell’occasione il Böhnel fu ammonito dalla comunità scientifica per aver pubblicato come fatti scientifici delle supposizioni non corredate da sufficienti prove.
  • Secondo la tesi dottorale di E. Bagge: Hygiene Aspects of the Biogas Process with Emphasis on Spore–Forming Bacteria, pubblicata in Water Research n. 39 (2005), i C. botulinum e loro spore furono trovati vivi sia prima che dopo la pastorizzazione di letami (ricordiamo che il C. botulinum può vivere nell’intestino degli animali senza causare malattia alcuna), ma non dopo la digestione anaerobica dello stesso letame (fig. 2). In generale, tutte le specie patogene di Clostridium tendono a resistere alla pastorizzazione a 70ºC ma non alla digestione anaerobica. La dott.ssa Bagge ha inoltre riscontrato che alcuni digestati che non contenevano dei patogeni, apparivano contaminati dopo essere trasportati in camion che precedentemente avevano trasportato rifiuti da macellazione, e che evidentemente non erano stati ben disinfettati.

biogas-botulismo-chiarezza-Quantità di batteri del genere Clostridium nel letame, valori medi di due impianti di biogas, misurati prima e dopo la pastorizzazione, e successivamente alla digestione anerobica. Si osserva che i Clostridum patogeni sono assenti nel digestato. (cfu/g = colony forming units, una misura della quantità di cellule vive in un campione).biogas-botulismo-chiarezza-Quantità di batteri del genere Clostridium nel letame, valori medi di due impianti di biogas, misurati prima e dopo la pastorizzazione, e successivamente alla digestione anerobica. Si osserva che i Clostridum patogeni sono assenti nel digestato. (cfu/g = colony forming units, una misura della quantità di cellule vive in un campione).

  • Secondo Eikmeyer et al., nello studio pubblicato su Biotechnology for Biofuels 2013, dopo aver sequenziato il genoma presente in digestati provenienti da 7 impianti anaerobici tedeschi di diverse tipologie costruttive ed operative, sono state trovate sequenze genetiche di batteri dei generi Escherichia e Clostridium, ma nessuna indicava la presenza di specie patogene.

PROVE INDIZIALI

Se i fatti obiettivi esposti prima indicano che non ci sarebbe relazione fra digestato e botulismo, e l’evidenza sperimentale indica che il processo di digestione anaerobica elimina o quantomeno riduce sostanzialmente la presenza di C. botulinum nei digestati, dobbiamo dunque chiederci quale sia l’origine della teoria del botulismo causato dagli impianti di biogas.

Per poter farci un’idea è necessario valutare le evidenze indiziali con lo stile di un detective o di un magistrato. Basta chiedersi, come facevano i magistrati romani: Quo bono? (a chi va il beneficio di un’affermazione?) e poi cercare le prove del beneficio ipotizzato. Anche se non possiamo collocarli allo stesso livello delle verità sperimentali ricavate con metodo scientifico, in questo caso è utile passare in rassegna anche agli indizi:

  1. Nel caso di botulismo riscontrato a Padova, le autorità sanitarie locali segnalano che “probabilmente durante la fase di produzione delle balle di fieno, all’interno di una di queste sia stato inglobato un animale selvatico, un riccio o un topo oppure un fagiano, morto di botulino. Successivamente la balla infetta è stata messa nel miscelatore, dove vengono inseriti tutti gli alimenti concentrati e le farine, e il prodotto è stato distribuito a tutta la mandria” (da Vacche con il botulino, stalla sequestrata, di Giusy Andreoli, “Il Mattino di Padova”, 18 maggio 2013).
  2. I principali sostenitori e diffusori della tesi del botulismo sono il dott. H. Böhnel, la sua équipe di ricercatori ed i suoi tesisti. E’ evidente che il dott. Böhnel sia un esperto nella biologia del C. botulinum, data la lunga lista di pubblicazioni sull’argomento.
    È altrettanto evidente che le sue pubblicazioni non sono condivise da una larga fetta della comunità scientifica e, addirittura, sono in netta contraddizione con le evidenze sperimentali. A questo punto, appare importante questionare sull’imparzialità delle sue pubblicazioni o, quanto meno, sulla loro validità statistica, poiché egli stesso ammette di aver analizzato “relativamente pochi” campioni.
  3. Appare alquanto sospetto che lo scienziato tedesco dichiari pubblicamente alla radio di non sapere da dove provenissero i campioni sui quali poi ha basato le sue ricerche. È credibile che ci sia una lobby del biogas in Germania, come d’altronde ne esistono per il fotovoltaico, il petrolio o qualsiasi altro settore e in qualsiasi paese. Risulta difficile però immaginare che una lobby di un settore industriale come quello del biogas, e tanto meno in un paese sviluppato come la Germania, possa costituire un pericolo per la vita di un testimone e perciò ostacolare la ricerca scientifica, allo stile delle cosche mafiose o dei regimi dittatoriali.
  4. È possibile che lo scopo delle dichiarazioni del Böhnel sia sollevare le paure collettive? Se fosse così, a che pro? Una semplice ricerca in internet ci conduce alla MIPROLAB GmbH, azienda che fornisce servizi di analisi microbiologica (inclusa la determinazione del C. botulinum). Nella pagina web con lo staff dell’azienda appaiono la foto ed il nome dell’esperto in questione, un forte indizio che la ricerca universitaria non rappresenta la sua unica fonte di reddito.
Mario Rosato

Mario Rosato Ingegnere

La sua passione sono le soluzioni soft tech per lo sviluppo sostenibile, possibilmente costruite con materiale da riciclaggio. Un progetto per quando andrà in pensione: costruire un'imbarcazione a propulsione eolica capace di andare più veloce del vento in ogni direzione.