- scritto da Ivana Fasciano
- categoria Energie rinnovabili
Agricoltura + Fotovoltaico = Agrovoltaico
La preoccupante quota di territorio sottratta all’agricoltura per essere destinata alla disposizione di pannelli per la produzione di energia elettrica ha da sempre costituito l’aspetto negativo del fotovoltaico; vi è un gruppo di imprenditori che opera da alcuni anni che, cercando di conciliare queste due istanze, ha individuato una possibile soluzione, ponendo i pannelli ad una certa altezza da terra, in modo da lasciare il terreno libero per le coltivazioni agricole: è così nato l’agrovoltaico.
Approfondimento: che cos’è l’agrovoltaico?
La prima azienda agricola che ha utilizzato questo sistema che unisce agricoltura e fotovoltaico è a Cappelletta, frazione del comune di Virgilio, in provincia di Mantova; altri impianti di agro voltaico sono stati successivamente posizionati nelle province Mantova e di Piacenza. Complessivamente queste aziende coprono un terreno agricolo di 55 ettari e la potenza di picco installata è di circa 10 MW.
I pannelli fotovoltaici sono disposti a circa 5 metri di altezza da terra, in modo da essere in posizione tale da non ombreggiare in maniera eccessiva il terreno; i pali cui i pannelli sono fissati sono denominati “inseguitori solari biassiali”, e comunicano tra loro tramite un sistema di controllo wireless: in base ai dati comunicati, i pannelli cambiano orientamento nello spazio durante le varie fasi della giornata, per seguire le radiazioni solari e massimizzare il rendimento della trasformazione di energia solare in energia elettrica.
I pali sono tra loro distanziati di 12 metri, ancora per evitare un ombreggiamento eccessivo. In caso di intemperie, quali piogge o nevi di notevole intensità, i pannelli possono essere posti in posizione perfettamente verticale, o anche in posizione orizzontale se necessario.
Al di sotto dei pali possono essere compiute tutte le regolari operazioni agricole di rito, grazie all’altezza lasciata al di sotto degli assi dell’impianto fotovoltaico.
Nella prima azienda agricola italiana ad aver utilizzato il sistema agrovoltaico, “L’impianto è stato realizzato nel maggio 2010 ed il primo raccolto, in giugno, è stato una coltura semplice, ossia miglio per foraggio – afferma l’architetto Sara Belladelli, che con l’ingegnere Roberto Prati, ha dato vita a questa attività innovativa – Il terreno era sconnesso a causa dell’installazione, pertanto con il primo raccolto abbiamo rigenerato la terra; dalla stagione successiva abbiamo intrapreso la coltivazione biologica, in particolare insalate, frutti rossi, erbe curative ed aromatiche”.
Un gruppo di lavoro e di studio è stato impegnato per ben 18 mesi nella definizione del progetto, ritenendo potenzialmente vincente questa idea semplice ed originale, sintesi di agricoltura ed efficienza, produzione sostenibile e salvaguardia ambientale, ottimizzando l’uso del territorio, permettendo la produzione agricola ed energetica per l’approvvigionamento necessario all’azienda stessa.
Alcune perplessità sono relative alle possibili coltivazioni: sarebbero preferibili solo colture floreali? I campi elettromagnetici potrebbero interferire con il ciclo produttivo? Maurizio Gritta, presidente della cooperativa agricola biologica Iris, che opera su 40 ettari di terreno nel Parco naturale Oglio sud, vicino Cremona, fornisce risposte efficaci che lasciano comprendere come, al pari di quanto accade in ogni campo, difficilmente una tecnologia riesce a risolvere un problema senza crearne altri.
Egli afferma: “Tecnologicamente tutto si può fare: in Olanda da anni coltivano i pomodori con l’acquacoltura nelle vasche da bagno, ma a livello nutritivo come sono quei pomodori? I campi magnetici non vanno d’accordo con i prodotti biologici e le coltivazioni in genere: nel nostro pastificio abbiamo dislocato assorbitori di campi magnetici per non danneggiare i cereali, perché le rivelazioni hanno dimostrato che le macchine ne producono”.