Come riqualificare esteticamente le facciate cieche

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Le imponenti e anonime facciate cieche di palazzi sono pagine bianche a disposizione di giardini verticali, graffitari e pubblicità multinazionali. In genere appaiono intonacate o a faccia–vista, senza aperture e balconi per esigenze normative e funzionali. Si possono affacciare su uno spiazzo, visibili a causa di demolizioni di fabbricati adiacenti o in attesa paziente di nuove costruzioni. Da un lato riqualificare le facciate è un’occasione da perseguire

alla ricerca di un decoro estetico; dall’altro è un ottimo pretesto per crearne quinte per il 3d architectural mapping, per green façadeso per i geniali attacchi di guerrilla urbana. Tali strategie divertenti e originali fanno breccia nelle emozioni, diventando strumenti di attaccamento ed identificazione al territorio per i creatori e destinatari.

Approfondimento: Tecniche per riqualificare con il verde verticale

Perciò se prima i prospetti non finestrati erano sinonimo di degrado e anonimato, ora le facciate cieche suscitano sempre più l’interesse e l’ammirazione della collettività. Vediamo come è possibile riqualificare esteticamente queste superfici.

PITTURA E FOTOGRAFIA

Avere a disposizione una così grande tela sotto gli occhi del pubblico passante è l’imperdibile occasione per artisti e fotografi di mostrarsi pubblicamente con creazioni contestualizzate nel tessuto urbano. Essi partecipano, assieme ai ricchi investitori, speculatori ed urbanisti, alla trasformazione delle città e alla libera espressione di messaggi sociali e politici.

A partire dal Berliner Mauer fino alle grigie pareti dei sottopassi, i graffitari hanno disegnato su tutte le superfici disponibili di Berlino: saracinesche, pareti scoperte dai bombardamenti, lamiere e vecchi furgoni. Nell’enorme lato dell’East Side Hotel a Mühlenstrasse è visibile il gigantesco murales in cui una coppia si abbraccia dando le spalle allo Sprea e all’East Side Gallery (il maggiore tracciato originale del Muro di Berlino completamente ricoperto di graffiti). Appare il celebre motto Berlin is poor, but sexy ripreso da un’intervista al sindaco di Berlino Klaus Wowereit.

Ancora le altissime facciate di mattoni a Kreuzberg sono tele per l’artista bolognese Blu la cui comunicazione visiva e messaggi anticonformisti sono immediati, stimolanti e di fortissimo impatto.

Il collettivo romano Sbagliato privilegia, invece, la tecnica del paste–up, ovvero poster disegnati o sagomati attaccati con colle da parati o artigianali su rocce, pareti grigie e facciate cieche. Finestre con persiane semichiuse e portoni d’ingresso sono simulati come a prefigurare un possibile interno, ripetendo la logica architettonica fatta di bifore, inferiate, ovali e balconcini con fiori, irreali e appunto “sbagliate” ad un occhio che osserva attentamente.

 Sbagliato Project Sbagliato Project

Photograffeur, una combinazione di fotografia e graffiti, è la tecnica con cui l’artista JR riveste fabbricati, tetti e vagoni. Le immagini in bianco/nero a distanza ravvicinata – scattate con la 28 mm – si sovrappongono e dialogano con le architetture, le baracche e agli edifici scampati alla speculazione edilizia. Parlano, respirano e si corrugano grazie agli occhi e ai volti sorridenti dei palestinesi e israeliani, alle donne delle favelas, alle rughe degli anziani a Cartagena (Spagna), a Shanghai e in California.

La riqualificazione estetica delle facciate cieche si ammanta di valenze politiche, ambientali (le mafie locali che hanno seppellito rifiuti tossici nel sud Italia), architettoniche (i poster attaccati sui tetti delle baracche sono impermeabilizzanti), sociali (la condizione di anziani, lavoratori e clochard) e culturali (abbattere gli stereotipi).

LA NATURA COME CONTRAPPUNTO

Infine, l’ultimo e più elogiato modo per riqualificare le pareti cieche, è l’inverdimento con piante più o meno auto–sostenenti. Le facciate così colonizzate fanno da contrappunto ad una certa avarizia di verde diffusa nelle città fortemente urbanizzate.

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Le architetture di sostegno guidano la crescita delle piante rampicanti, supportando l’energia incredibile e vitale della Natura. Cavedi grigi e polverosi possono essere trasformati in cuori verdi e vivi; retro uffici convertiti in terrazzi fioriti grazie a tralicci e portali lignei, cavi e ganci di acciaio su cui corrono e si intrecciano le piante alla ricerca della luce.

Elisa Stellacci

Elisa Stellacci Architetto

Di origine barese e studi ferraresi, si occupa di architettura e grafica a Berlino. Lavora in uno studio di paesaggio, adora le ombre, concertini indie-rock e illustrazioni per bimbi. Volubile e curiosa, si perde nei dettagli e divide non equamente il tempo tra lavoro, amici e passioni.