La Ressourcerie: il negozio delle risorse. Un modello imprenditoriale basato sul recupero

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Oggi si parla tanto di necessità di trasformazione economica e di nuove dinamiche sociali da inserire nel mercato del lavoro, e allora perché non elogiare un’iniziativa imprenditoriale che sembra essere la giusta risposta anche al problema ecologico? Vogliamo qui parlare della diffusione in Francia, e soprattutto a Parigi, di un nuovo tipo di negozio: la “ressourcerie”. La traduzione letterale del termine “negozio delle risorse”, e, malgrado

l’affinità del suono con termini quali boulangerie o patisserie ci colleghi a deliziosi prodotti alimentari, quello che questo luogo rappresenta è invece qualcosa che si avvicina molto al centro di raccolta dell’usato. Paragonarlo però al classico mercatino delle pulci o ad organizzazioni come “Salvation Army” potrebbe essere molto riduttivo, perché gli oggetti che qui si raccolgono, seppur attraverso donazioni, vengono per la maggior parte reinventati e riproposti in nuovi tipi di assemblaggio e con prezzi accessibili. I risultati finali sono a volte strabilianti e apprezzabili soprattutto se la stravaganza rientra nel gusto del cliente: nel guardare le vetrine è molto probabile imbattersi in lampade da tavolo fatte di bottiglie di plastica, oppure porta–ritratto realizzati con palle da tennis, o anche cornici per specchi fatti da pneumatici riciclati.

Se pensate che si tratti di un fenomeno isolato e temporaneo vi sbagliate di grosso, perché nella sola capitale francese sono programmate nuove aperture fino al 2014.

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Tale fenomeno, analizzato maggiormente nel suo aspetto organizzativo, e mettendo da parte le considerazioni sulla qualità dei prodotti finali, potrebbe diventare un interessante modello imprenditoriale slegato dalle logiche di mercato tradizionale, perché in questo caso il ciclo produttivo si alimenta con il contributo dello stesso consumatore, secondo un processo continuo ed inesauribile, in cui tutti i soggetti coinvolti traggono vantaggi, e che elimina a priori il problema logistico della distribuzione. Inoltre, non è da sottovalutare l’effetto educativo sulla formazione eco–responsabile del cittadino e la sua attiva partecipazione alla salvaguardia dell’ambiente. Trasferire tale modello anche sulla produzione di oggetti di maggior valore e necessità non è nemmeno un’utopia anzi, in alcuni casi, è già realtà. Un esempio è fornito proprio dalla “Interloque Ressourcerie”, che raccoglie tra le varie cose anche computer datati, per poi ripararli e creare uno strumento molto più economicamente abordabile qualora se ne richieda un uso semplificato.

Immagino che alcuni lettori possano trovare da ridire sulla effettiva paternità di tale inizativa dal momento che non suona del tutto nuova. In realtà Parigi offre un esempio di buona organizzazione, ma possiamo affermare con orgoglio e entusiasmo che anche in Italia esistono realtà di questo tipo: esse hanno però l’handicap di non avere ancora una “vetrina” sul mondo. Si tratta di progetti imprenditoriali ancora in fase di preincubazione, a volte ancora basati su una attività di propaganda minima se non inesistente, ma che noi ci auguriamo possano al più presto consolidarsi ed ottenere un maggiore successo e visibilità.

À bientôt!












Giuseppina Ascione

Giuseppina Ascione Architetto

Dopo aver cambiato case e paesi per 10 anni, si stabilizza definitivamente a Rovereto. Qui inizia a concepire l'architettura come un mezzo per  investigare ed influenzare il nostro benessere psicofisico. Da allora sogna e promuove un’architettura sostenibile non concepita tanto nell'accezione ecologica del termine, quanto mirata a creare una esperienza rigenerativa per chi la vive.