Il protocollo di Kyoto a un anno dalla sua scadenza, nel 2012

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L’uso razionale dell’energia e la riduzione di emissioni di gas a effetto serra sono diventate una delle attuali priorità dei governi di tutto il mondo. In questo contesto non è facile raggiungere degli accordi che riuniscano la volontà di ridurre l’impatto ambientale con lo sviluppo economico e industriale. Già nel 1992 si svolse a Rio la prima Conferenza Quadro sui cambiamenti climatici con la presa di coscienza dell’emergenza climatica causata

da una sempre maggiore interferenza delle attività umane nei naturali cicli ecologici del pianeta.

La conferenza invitava i governi, con delle raccomandazioni, ad adottare delle politiche nazionali di sviluppo sostenibile. Ma è nel dicembre del 1997, a Kyoto, che si raggiunge il primo vero accordo che prevedeva dei vincoli per i paesi partecipanti. Con questa seconda convenzione si arriva all’intesa che definisce l’obbligo a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 5,2 % rispetto ai livelli del 1990 entro il 2012.

Vengono individuate le prime misure per l’attuazione della Convenzione, ratificata dall’Italia nel ’94, che entra in vigore soltanto nel 2005 e cioè quando con l’ingresso della Russia (17,4% delle emissioni globali) si raggiunge la copertura del 55% delle emissioni del pianeta.

Il primo passo è stato determinare i gas nocivi per l’ambiente ovvero il biossido di carbonio (CO2), prodotto dall’impiego di combustibili fossili, il metano (CH4), emesso dalla zootecnia e dalle discariche, l’ossido di azoto (N2O), derivante dalle produzioni chimiche e dall’agricoltura e gli idrocarburi impiegati nell’industria (HFC, PFC, SF6).

Inoltre le azioni di riduzione da intraprendere dovevano essere basate per il 50% da interventi “domestici” ossia interni al paese sottoscrivente e per il restante 50% da programmi internazionali, mentre veniva data priorità ai progetti basati su energie rinnovabili per il Clean Developement Mechanism, cioè il piano la crescita sostenibile dei paesi in via di sviluppo, penalizzando di fatto l’utilizzo di energia nucleare e idroelettrica.

Dopo la riunione di Bonn del 2001 però questi punti, inizialmente posti come obblighi, divennero solamente indicazioni a causa del dissenso di alcuni tra i più importanti paesi, gli stessi che detenevano le maggiori quote di emissioni di gas serra, tra cui USA, Giappone Canada e Australia.

L’Europa ha adottato il protocollo di Kyoto con la decisione 2002/358/CE con un impegno che consisteva in una riduzione delle emissioni di gas serra di almeno l’8% (6,5% per l’Italia) rispetto al 1990 per il periodo 2008–2012; inoltre viene istituito un sistema di scambio delle quote di emissione all’interno dell’intero territorio dell’Unione precursore del suo analogo a livello internazionale già previsto dal Protocollo.

Ad oggi dopo anni di tortuosissime trattative il Protocollo di Kyoto rimane l’unico accordo vincolante sottoscritto dalla comunità internazionale (ad esclusione degli USA) che quasi sicuramente non verrà rinnovato alla sua scadenza, ormai prossima, nel 2012. Rimaniamo, però, con la speranza che la svolta cinese di Durban riesca a rimettere sul tavolo le trattative.

Fonte | EfficienzaEnergetica.acs.enea.it












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