Green Drop Award: i vincitori del premio per i film più sostenibili dell'anno

La Green Cross Italia è un’organizzazione non governativa che incoraggia, tramite la “Carta della Terra”, lo sviluppo sostenibile e il rapporto responsabile tra Uomo e Natura, attraverso il cambiamento degli stili di vita e dei valori umani, la diminuzione dell’uso eccessivo delle risorse naturali e l’aiuto alle popolazioni colpite da disastri ambientali e dalle guerre. Nel 2012, la Green Cross Italia ha creato all'interno della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il premio “Green Drop Award” (Premio Goccia verde) da consegnare al film dell'anno ritenuto il “più sostenibile” tra i candidati. Il film “più sostenibile” è considerato quello che, oltre ad una trama incentrata sul rapporto uomo-ambiente, promuove i valori dell’ecologia, la conservazione della terra, la protezione tra popoli e la salvaguardia dell’ecosistema.

Il premio “Green Drop Award”, consegnato al vincitore, è un trofeo di vetro di Murano a forma di goccia verde contenente un po’ di terra proveniente da un qualsiasi paese del mondo: ogni anno la terra racchiusa nel contenitore-trofeo viene prelevata da un paese diverso. Un premio simbolico ed esplicito che racchiude in sé i due elementi primari necessari per il mondo: l’acqua e la terra.

La giuria, incaricata di valutare i film in gara tra quelli che nell'ultimo anno hanno trattato temi legati alla sostenibilità, è composta da esponenti dello spettacolo, del volontariato, dell’istituzione, della cultura e della scienza, che si sono contraddistinti per il loro impegno ecologista e sociale.

I vincitori delle passate edizioni del Green Drop Award

I vincitori dell'edizione 2016 del Green Drop Award

Film Vincitori (ex aequo): Spira Mirabilis, Voyage of Time.

Provenienza della terra del Green Drop Award: Assisi.

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  • Spira Mirabilis, di Massimo d’Anolfi e Martina Parenti

Il nome del film deriva dalla spirale logaritmica equiangolare oppure di crescita che è una curva particolare che si avvolge su se stessa, generata da un raggio che cresce ruotando. È detta anche “spirale meravigliosa” ed è una forma perfetta che si ritrova spesso in natura. Spira Mirabilis è un documentario che narra 5 storie diverse legate ai 5 elementi naturali: l’acqua, la terra, l’aria, il fuoco e l’etere. Una piccola comunità lakota cerca di guadagnarsi la libertà combattendo una società che li vuole annientare. Lo scienziato cantante giapponese Shin Kubota, a Tokyo, studia la piccola medusa Turritopsis, creatura immortale capace di rigenerarsi e di cambiare la sua conformazione infinite volte. Una coppia svizzera, appassionata di musica, crea con pazienza strumenti-scultura musicali. Un gruppo di restauratori cerca di rigenerare di continuo le statue del duomo di Milano. Un’attrice, in un teatro vuoto, recita passi legati al concetto dell’Immortale. La curva a spirale esplicita la tensione e la contrattura del fare umano, alla ricerca costante della perfezione e dell’infinito. Il film si presenta come un viaggio intorno al mondo alla ricerca continua delle parti migliori dell’uomo: è un inno all'immortalità e alla voglia di migliorare se stessi. È un film silenzioso: nessuna voce, nessun dialogo. Chi guarda deve farsi rapire dalle riprese statiche delle scene, dai colori dei luoghi, dai suoni delle musiche e interpretare come vuole ciò che vede, senza che toni e parole distraggano. Lo spettatore è solo con la sua introspezione.

  • Voyage of Time, di Terrence Malick.

Questo documentario narra la storia della terra a partire dal Bing Bang, attraverso immagini spettacolari, colorate e molto realistiche. Il film non è solo un riassunto scientifico sulla nascita del mondo, ma un qualcosa che stupisce lo spettatore, come se stesse guardando un fenomeno dal vivo, per la prima volta: bocca aperta con quella sensazione in pancia propria di chi si sta innamorando. Malick cerca, in un’ora e mezzo, di dare un senso alla bellezza e alla perfezione della natura, in contrasto con la piccola dimensione turbata dell’uomo. La concentrazione che si ha durante la visione è resa ancor più forte da due voci narranti forti e suggestive: Cate Blanchett e Brad Pitt. La prima è la voce di sottofondo di Voyage of Time: Life’s journey, versione completa del documentario di 90 minuti, mentre Pitt narra Voyage of Time: the IMAX experience, versione ridotta della durata di 40 minuti.

Il vincitore dell'edizione 2015 del Green Drop Award

Film vincitore: Beixi Moshuo - Behemont, di Zhao Liang.

Provenienza della terra del Green Drop Award: Senegal.

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Liang, tramite la sofferenza e la miseria di un popolo della Mongolia costretto a lavorare, giorno e notte, in miniere pericolose, sviscera l’evoluzione della società odierna che pone il valore delle cose al di sopra del valore umano. Il film vincitore del Green Drop Award come pellicola più sostenibile del 2015 narra la storia di un gruppo di minatori che lavora incessantemente rischiando la vita tutti i giorni, quando per la pericolosità del mestiere, quando per le malattie che possono contrarre. Quello che appare bello, come la terra e i suoi cambiamenti oppure come la civiltà e la sua evoluzione, è ciò che conduce tutti in un vortice spietato in cui non esistono sentimenti ma solo esigenze, in cui l’amore si sostituisce al controllo e in cui, alla fine, tutti avranno il solito destino. Liang racchiude tutti i mali del mondo nella figura di Behemont che, nel libro di Giobbe, è la creatura invincibile che, per placare la propria ira e il proprio desiderio di onnipotenza, divora le montagne. Behemont è quell'energia maligna che ha portato l’uomo a costruire le industrie, ad abusare delle risorse in suo possesso e a sfruttare il suo simile per accumulare ricchezza, provocare dolore e deturpare la natura. Il film fa sobbalzare lo spettatore prima per i forti suoni, poi per le immagini piene di disperazione e angoscia: prima arriva il bombardamento nelle miniere, poi arriva il volto sporco e senza speranza del lavoratore. Tra un dolore e un silenzio, qualche scena di richiamo alla cultura della Mongolia che cerca di sopravvivere.

Il vincitore dell'edizione 2014 del Green Drop Award

Film vincitore: The Postman’s white nights (Le notti bianche del postino), di Andrei Konchalovsky.

Provenienza della terra del Green Drop Award: Antartide.

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Il film è il reality freddo di una minuscola popolazione di un paesino del nord della Russia, nella regione di Arcangelo. Il paese, immerso in una magnifica distesa verde, si trova sulle sponde del lago di Kenozero, unico collegamento con la prima città urbanizzata. Le poche costruzioni sono fabbricati rurali e in legno, costruite direttamente dai paesani. Le persone che vivono in quel luogo sono tristi e isolate: il diretto contatto con una natura incontaminata e meravigliosa non li rende più felici. L’unico contatto esterno che hanno è il postino Lyokha, lo “straniero” che tutti i giorni attraversa il lago per portare loro la posta o ciò di cui hanno bisogno. Lyokha diventa così il loro occhio sul mondo, assurgendo il ruolo di padre, confidente, medico e psicologo per gli abitanti. Ma il suo equilibrio mentale, malgrado l’apparente serialità e tranquillità delle sue giornate, inizia a vacillare fino ad avere allucinazioni durante la notte. Il lungometraggio spontaneo è stato girato con una piccola videocamera e solo con la luce naturale. I protagonisti provengono più o meno dal luogo delle riprese e di mestiere non fanno gli attori. Un diretto messaggio a tutti i futuri registi: i film possono essere fatti a costo 0.

Il vincitore dell'edizione 2013 del Green Drop Award

Film vincitore: Ana Arabia, di Almos Gitai.

Provenienza della terra del Green Drop Award: Egitto.

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Il film è una registrazione in tempo reale dell’esperienza della giovane giornalista Yael che si reca a Tel Aviv, Israele, per conoscere la storia di Hanna, una donna ebraica, morta da poco, che è scappata da Auschwitz e ha sposato un uomo arabo. Yael si ritrova a girare per il quartiere compreso tra i distretti di Giaffa e Bat Yam, sulle rive del mar Mediterraneo, intervistando la famiglia e gli amici della povera Hanna. Il regista, prendendo spunto da una storia letta su un giornale, cerca di descrivere quel momento storico in cui i rapporti tra ebrei e arabi erano pacifici. Le interviste dei singoli personaggi portano alla luce le divergenze culturali dei due popoli che però, in passato, hanno sempre convissuto tranquillamente. La narrazione è spontanea e naturale, fatta di momenti di pieno dialogo tra i personaggi e tempi silenziosi ma ricchi di informazioni culturali: Yael passeggia per il quartiere e prende coscienza di tutto ciò che ha intorno, dai cambiamenti di paesaggio, agli usi delle persone che incontra, alle loro emozioni.

 

Il vincitore dell'edizione 2012 del Green Drop Award

Film vincitore: La cinquième saison (la quinta stagione), di Jessica woodworth e Peter Bronsens.

Provenienza della terra del Green Drop Award: Brasile.

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Il film drammatico narra le vicende di un villaggio belga nella regione delle Ardenne, che vive prevalentemente di pastorizia e agricoltura. L’evento dell’anno è il passaggio dall'inverno alla primavera, che consente ai paesani di riprendere le proprie attività per la produzione degli alimenti necessari alla loro sopravvivenza. Ogni anno sono soliti fare festa e accendere un falò tutti insieme per salutare lo “zio inverno”. Ma arriva il momento in cui, durante l’ultimo rito, il fuoco non si accende: la popolazione prende coscienza del fatto che la primavera non arriverà come gli anni passati e ciò minerà l’equilibrio psichico degli abitanti del villaggio. Nessuno riuscirà a riprendere la propria vita normalmente, gli animali non produrranno più il latte e le terre non saranno più fertili. La colpa ricadrà sull'ultimo arrivato in paese, un apicoltore con il figlio disabile, che verrà etichettato come lo “iettatore” di turno. In questo contesto catastrofico si ineriscono anche le vicende di alcuni bambini del villaggio che, malgrado la situazione, sembrano gli unici a riuscire a conservare i propri valori umani.

Laura Bertelloni

Laura Bertelloni Architetto

Architetto e grafico, ama viaggiare, scrivere e cucinare. Alterna la sua attività al riciclo creativo. Già da piccola si divertiva a disegnare le case dei sogni per sua mamma, a pitturare il terrazzo dei nonni e a smontare la sua stanza, cambiando di continuo la disposizione dei mobili.