La chimica verde, green chemistry. Intervista al Premio Nobel Ryoji Noyori

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Ryoji Noyori

(Giappone, 1938) fu insignito con il Premio Nobel nel 2001 per le sue ricerche sulla catalisi. È un fervente propugnatore della chimica sostenibile (green chemistry) ed esorta i ricercatori ad agire politicamente con lo scopo di favorire il suo sviluppo su più fronti. L’abbiamo intervistato durante

la 59ª riunione annuale dei Premi Nobel di Lindau.

Dr. Noyori, qual è il ruolo della scienza per produrre il benessere d’una società e combattere la povertà?
La scienza è, senza dubbio, un elemento importante per risolvere questi problemi, ma non li può risolvere da sola. La comunità scientifica deve collaborare con i Governi.

Ieri, durante la sua conferenza, Lei introdusse un concetto molto interessante, quello della green chemistry. Crede che sia tecnicamente possibile sviluppare un’ industria chimica che non sia contaminante e che possa utilizzare energia rinnovabile? Perché la percezione del pubblico è che l’industria chimica non possa prescindere da esternalità negative come ad esempio l’emissione di gas e liquidi inquinanti...
Dovremmo star già marciando in quella direzione, perché con la green chemistry l’Umanità potrebbe sopravvivere. Ad ogni modo, la green chemistry o in senso più ampio la green technology, presuppone lo sviluppo di collaborazioni intensive tra i vari interessati. La comunità scientifica scoprì i fondamenti dell’industria della chimica verde. In realtà, dovrebbero essere le aziende a incorporare questi principi, e qua la situazione si complica. Infatti, l’obiettivo centrale dell’industria è di massimizzare i profitti e la chimica verde non è economica se confrontata con la tradizionale. Comunque la green chemistry presenta diversi vantaggi: consente di conservare energia e di mantenere pulito l’ecosistema. Le industrie dovrebbero implementare quanto prima la tecnologia verde poiché lo sviluppo da parte della sola comunità scientifica non è sufficiente.

Diceva che è necessario l’appoggio dei Governi, in che modo?
Sì certo. Potrebbero, ad esempio, modificare il sistema di tassazione, ed esentare o ridurre il peso della tassazione a coloro i quali adottino la chimica sostenibile. In questo modo le aziende sarebbero incentivate.
Studiare un sistema fiscale equo e intelligente è molto importante. Attualmente il maggior gettito fiscale viene dal pubblico e pertanto è lecito domandarsi: perché dobbiamo finanziare noi cittadini la chimica sostenibile e le industrie no? Il governo deve guadagnare il consenso del pubblico in generale e convincerlo dell’importanza della scienza associata alla tecnologia. Noi scienziati ci stiamo impegnando a sensibilizzare e coinvolgere la gente sull’importanza della green technology.

Esistono già governi che si trovino pronti per implementare queste tecnologie?
Un po’ alla volta iniziano ad esserci. In Giappone abbiamo cominciato con l’educazione per promuovere l’implementazione di queste tecnologie, di modo che in futuro molti ricercatori saranno coinvolti nella tecnologia sostenibile.

Allora il suo piano è di creare il bisogno della green tecnology nella gente in modo che poi richieda ai Governi di attuare politiche di sostegno all’industria chimica?
Sì se tutto andrà come spero.

Influì la Sua famiglia nella scelta di una carriera scientifica, o fu una questione di vocazione naturale?
Bene, in realtà, fui indirizzato da mio padre il quale era il direttore di ricerca di una Azienda giapponese. Quando ero giovane, il Giappone era molto povero. Dopo la Seconda Guerra Mondiale non avevamo niente e pativamo la fame. Un dí, quando ero uno scolaro, mio padre mi portò ad una serie di conferenze... Rimasi molto impressionato dal potere della chimica, malgrado non sapessi niente di scienza. Oggi ricordo quel giorno come il punto di scientifica. Poi cominciai la ricerca industriale chimica, invece della chimica pura. Ero interessato a ricercare all’interno delle aziende per produrre importanti innovazioni per il benessere della società. Comunque sia, finalmente mi decisi d’iniziare una carriera accademica. Alla fine non entrai mai nel settore della chimica industriale, anche se comunque mi interessa ancora molto. Il motivo è perché la chimica ha un rapporto molto forte con la società, se, ad esempio, analizziamo il caso della Germania (visto che siamo qua): è un Paese molto forte in scienza e anche molto forte industrialmente. Ciò la converte in una nazione moderna ed avanzata, e ciò dimostra che scienza e industria sono interconnesse.

Crede che la Germania sia più in avanzata del Giappone nell’ambito chimico?
In alcune aree è molto più in avanti, in altre più indietro. Ad ogni modo, l’importante è che collaboriamo fra tutti.

A suo avviso: sono sufficienti i fondi destinati alla ricerca? Che ritorno economico dà la ricerca scientifica?
La scienza non è una succursale dell’economia. La scienza è importante come è importante l’arte. Anche la scienza coinvolge, come l’arte, la creatività. Ma il problema è che il pubblico in generale svaluta l’importanza della scienza.

Perché crede che si sottovaluti la scienza?
Non lo so. Però, bisogna convincere la gente che la scienza è fondamentale per la nostra propria sopravvivenza e che deve essere un ingrediente fondamentale della cultura. Gli scienziati molto ingegnosi del passato non avrebbero potuto nemmeno immaginare uno sviluppo come quello della società attuale. Il progresso invece si basa fortemente sugli sviluppi scientifici. Non so con certezza dove andremo però credo che la rotta dipenderà dalla creatività degli scienziati.

Mario Rosato | Sustainable Technologies













Mario Rosato

Mario Rosato Ingegnere

La sua passione sono le soluzioni soft tech per lo sviluppo sostenibile, possibilmente costruite con materiale da riciclaggio. Un progetto per quando andrà in pensione: costruire un'imbarcazione a propulsione eolica capace di andare più veloce del vento in ogni direzione.