Il progetto dello scarto: la decrescita attraverso il caso studio di Taranto

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Le ricerche in corso sulle cosiddette Shrinking Cities presentano due affinità con quelle che sono le teorie economiche della decrescita, di cui rappresentano, sotto certi aspetti, una delle prime applicazioni in campo urbano. Va innanzi tutto detto che con il termine “decrescita” non si vuole indicare una situazione d’impoverimento né tanto meno una diminuzione di beni e servizi fruiti dalla popolazione, ma una situazione di disorganizzazione della produzione e del consumo che favorisce l’autoproduzione, il riciclo e lo sviluppo sostenibile.
Esiste – e lo si rimarca nel testo – una confusione fra i termini spesso usati in maniera impropria per indicare determinate situazioni in essere, quali quella di Taranto.

È sotto gli occhi del mondo intero la situazione in cui verte la città di Taranto divenuta, da polo industriale di importanza strategica e produttiva negli Anni ’70, una città che oggi ingloba una serie di problemi invalicabili che la stanno facendo implodere poco a poco.
Taranto, per chi la conosce, è una città dalle molte potenzialità ma per chi la scopre per la prima volta, soprattutto oggi, appare un luogo frammentario e frammentato, una sorta di “arcipelago” o meglio un collage di situazioni diverse che non si riescono a congiungere; ed è proprio da queste considerazioni che l’autrice di “Il progetto dello scarto” trae spunto per il suo saggio.

“Il progetto dello scarto” si sviluppa in due parti fondamentali: la prima che va sotto il titolo “Territori in declino”, la seconda “La città dello scarto”, e infine le “Conclusioni in forme di strategie”.
Nel testo vengono analizzati diversi aspetti della città, del territorio, delle vicende politiche e urbanistiche. L’ILVA non è l’unico stigma che affligge la città, ma nelle pagine scoprirete tutta una serie di vicende che da tempo e, quasi senza apparire in primo piano, mettono in difficoltà un territorio vastissimo.
Si evince come il tessuto urbano della città dei due mari non sia continuo ma discontinuo, e ciò pare sia dovuto in primo luogo alla morfologia del territorio sul quale la città si è insediata e sviluppata: infatti le discontinuità dello spazio urbano permettono di leggere chiaramente la forma delle isole di cui è composta la città che coincidono con gli stessi macroquartieri tarantini: Borgo, Città Vecchia, Tamburi e Paolo VI.

La mancanza di una mescolanza sociale ed un peggioramento della situazione occupazionale, ha determinato un vero e proprio spaccamento fra la popolazione e nel contempo fra le parti della città. Tale frammentazione è maggiormente percepibile nelle zone periferiche, dove quello che nel testo ricorre con la connotazione di “scarto” assume la forma di luogo marginale, di spazio morto, di rifiuto.
Quali soluzioni adottare per risanare o quanto meno cercare di contenere i danni, o addirittura imparare a convivere con le situazioni venutesi a creare a Taranto?
Recenti esperienze in ambito di Shrinking Cities stanno riscontrando che ci sono tre modi per reagire ai fenomeni di contaminazione urbana: la demolizione, lo sgombero di edifici e spazi per usi sociali, la possibilità di trovare forme per rinaturalizzare i luoghi. La città di Taranto, praticamente rarefatta (se le si vuole dare un’immagine con un termine), è tuttavia lo spazio ideale per pensare a rigenerare qualcosa di nuovo che non sia necessariamente costruito.
Il paragrafo finale della prima parte del testo intitolata “Geografia dello scarto” comprende la descrizione di quattro sistemi di luoghi, ciascuno corrispondente ad una tipologia di fenomeno di scarto della città di Taranto ed è un introduzione alla seconda parte – il cuore del saggio – in cui si affronta il tema di Taranto e non più quello generale del fenomeno Shrinking City.

Nel libro sono presenti numerose immagini significative e cartografie che servono a comprendere argomenti che da una prima lettura possono apparire piuttosto complessi e di difficile comprensione: in realtà Taranto è molto più “leggibile” dal vivo ma questo testo ci offre comunque – per chi non lo avesse ancora fatto – l’opportunità di scoprire questa città e magari di andare a verificare di persona quanto scritto.
Da una nota dell’autrice si evidenzia che il lavoro di ricerca riportato coincide quasi del tutto con i contenuti ed i tempi della tesi di cui fa parte, per cui si riscontra un’attualità che invoglia ancor più il lettore a verificarne i contenuti con quanto sta accadendo nella città di Taranto.
“Il progetto dello scarto” compie nella parte finale del testo una sorta di esplorazione dei tre quartieri di Città Vecchia, Tamburi e Paolo VI che, dalla lettura del primo capitolo risultano quelli in condizione più critica.
Le conclusioni le lasciamo ai lettori, alla loro interpretazione, alla sensibilità di chi avrà voglia di leggere questo saggio. Nella post–fazione di Fabio Alessandro Fusco, architetto tarantino di nascita e milanese di adozione, si coglie l’essenza del come agire all’interno di una città come quella di Taranto in cui è forse il caso di elaborare strategie che si occupino di “gestire il declino” e non solo di contrastarlo, proponendo un cambio di rotta rispetto a tutti gli intenti di modificare una città che ha già subito ed assorbito, fino a farli propri, i mutamenti. Solo così la parola scarto, anziché individuare un fenomeno residuale, negativo, potrà identificare una città che ha fatto propria una condizione urbana alla quale si è dovuta adeguare per necessità.

Scheda tecnica del libro
Titolo:IL PROGETTO DELLO SCARTO – Taranto Shrinking City
Formato: 15x21illustrato B&N
Editore: Maggioli Editore – collana Politecnica
Pagine: 220
Edizione: Settembre 2012
Autore: Francesca Pignatelli
ISBN:8838761582

L’Autore
Francesca Pignatelli è Architetto e Dottore di ricerca in Composizione Architettonica e Progettazione Urbana. Dal 2005 svolge attività didattica e di ricerca presso la Facoltà di Architettura di Pescara. Ha partecipato a numerosi concorsi di progettazione ottenendo riconoscimenti: Europan 9, Spazi Pubblici (comune di Bisceglie), AbitarECOstruire, abitazioni ecosostenibili a Tricase (Lecce), Housing Sociale a Milano.

Estratto
Le più recenti esperienze che si occupano di Shrinking Cities stanno riscontrando che ci sono fondamentalmente tre modi per reagire ai fenomeni di contrazione urbana: demolire, liberare edifici e spazi per usi sociali, trovare forme di rinaturalizzazione […]

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Foto | Mariangela Martellotta

Mariangela Martellotta

Mariangela Martellotta Architetto

Architetto pugliese. Prima di decidere di affacciarsi al nascente settore dell’Ecosostenibilità lavorava nel settore degli Appalti Pubblici. È expert consultant in bioarchitettura e progettazione partecipata. Opera nel settore della cantieristica. È membro della Federazione Speleologica Pugliese.